mercoledì 4 dicembre 2013

Per una presenza elettorale alternativa alle elezioni amministrative del Comune di Melzo 2013


Per una presenza elettorale alternativa alle elezioni amministrative del Comune di Melzo 2013

 Il sistema sta andando in pezzi. Le differenze economiche e sociali crescono, le disonestà individuali o di gruppi sono diventate corruzione del sistema, la distanza tra stato e società e tra organi rappresentativi e cittadini non è mai stata così elevata. La possibilità di contare e di decidere sulla propria vita e sul proprio futuro è quotidianamente frustrata da decisioni verticistiche e incontrollabili. Così lo stesso desiderio di partecipazione politica si affievolisce, riducendosi a esplosioni di rabbia, alla fuga dal voto o all’adesione a proposte populiste (egualmente presenti dentro e fuori le forze politiche tradizionali). Prevale l’idea che non ci sia più nulla da fare perché ogni scelta è obbligata e «imposta dall'Europa» (cioè dai mercati). Il modello sociale europeo è cancellato dalle compatibilità economico-finanziarie in una concezione dell’economia che non lascia spazio alla politica.

 Questa posizione è stata da tempo abbracciata dal Partito democratico e si è tradotta nell’appoggio senza se e senza ma al governo Monti, nel concorso all’approvazione del cosiddetto patto fiscale e della modifica costituzionale sul pareggio di bilancio, nel contributo alla riduzione delle tutele del lavoro, nel sostegno alle grandi opere, nel frequente aggiramento dell’esito referendario in favore dell’acqua pubblica. È una prospettiva nella quale si è inserito, da ultimo, il gruppo dirigente di Sel con la scelta di partecipare alle primarie, in una alleanza che ne sancisce la subalternità al Partito democratico (a prescindere dallo stesso esito delle primarie). Dall’altra parte c’è la posizione del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che, pur partendo da una condivisibile critica radicale di questa classe politica e di questi partiti, non offre risposte sul piano della democrazia costituzionale e di una diversa uscita dalla crisi in atto.

 

 ● A fronte di ciò non è più possibile stare a guardare o limitarsi alla critica. L’attuale pensiero unico e il conseguente orizzonte politico sono modificabili. Esiste un'alternativa forte, sobria e convincente alla politica liberista che, in tutta Europa, sta distruggendo il tessuto sociale senza dare soluzione a una crisi che non accenna a diminuire nonostante le rassicurazioni di facciata.

 È un’alternativa che si fonda sulle promesse di civiltà contenute nella nostra Carta fondamentale: la Costituzione stabilisce che tutti i cittadini hanno diritto al lavoro e, in quanto lavoratori, a una retribuzione sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa: noi vogliamo che questi principi siano attuati e posti a base delle politiche economiche e sociali. È un’alternativa che esprime una cultura politica nuova, che si prende cura degli altri e rifiuta il leaderismo, che parla il linguaggio della vita della persone e non quello degli apparati, che include nelle discussioni e decisioni pubbliche la cittadinanza attiva. Un’alternativa capace di fare emergere, con l’impegno collettivo, una nuova rappresentanza politica preparata, capace, disinteressata al tornaconto personale e realmente al servizio della comunità. Un’alternativa in grado di produrre antidoti a quel sistema clientelare che ha generato corruzione e inquinamento mafioso e di trasformare lo stato rendendolo trasparente, de-centralizzato ed efficiente. Un’alternativa, quindi, che guarda a un mondo diverso, in cui si rispetti l’ambiente, siano valorizzati i beni comuni, si pratichi l’accoglienza, si assicuri a tutte e tutti la possibilità di una vita degna di essere vissuta anche se si è vecchi, malati o senza lavoro o se si è arrivati nel nostro paese per viverci e lavorare. Non è un’illusione, ma il compito di una politica lungimirante: il welfare, lungi dall’essere un lusso dei periodi di prosperità, è la strada che ha portato alla soluzione delle grandi crisi economiche del secolo scorso. E non c’è solo una prospettiva di tempi lunghi. Ci sono azioni positive da realizzare e scelte sbagliate da contrastare. Subito.

 L’elenco è semplice e riguarda sia gli interventi indispensabili che le modalità per recuperare le risorse necessarie. Da un lato, la rinegoziazione delle normative europee che impongono politiche economiche recessive; un progetto di riconversione di ampi settori dell’economia in grado di rilanciare rapidamente l’occupazione con migliaia di piccole opere di evidente e immediata utilità collettiva; un piano di riassetto del territorio nazionale e dei suoi usi mirante a garantire la sicurezza dei cittadini e la riduzione del consumo di suoli agricoli; un’imposizione fiscale equa ed efficace (estesa ai patrimoni e alle rendite finanziarie nonché alle proprietà ecclesiastiche); il potenziamento degli interventi a sostegno delle fasce più deboli e dei presidi dello stato sociale; il ripristino delle tutele fondamentali del lavoro e dei lavoratori; la sperimentazione di modalità di creazione diretta di occupazione, anche in ambito locale, affiancata dall’introduzione di un reddito di cittadinanza; l’attuazione di forme di sostegno e promozione delle esperienze di economie di cooperazione e solidarietà; l'investimento a favore della scuola e dell'università pubblica, a sostegno della formazione, della cultura, della ricerca e dell’innovazione; il rispetto pieno e immediato dei referendum 2011 sui beni comuni e contro la vendita ai privati dei servizi pubblici locali; un’effettiva riforma del sistema dell’informazione e del conflitto di interessi; il pieno riconoscimento dei diritti civili degli individui e delle coppie a prescindere dal genere e l’accesso alla cittadinanza per tutti i nati in Italia. Dall’altro: una reale azione di contrasto dell’evasione fiscale e della corruzione; il ritiro da tutte le operazioni di guerra e l’abbattimento delle spese militari; la definitiva rinuncia alle grandi opere (a cominciare dalla linea Tav Torino-Lione e dal ponte sullo Stretto); l’abrogazione delle leggi ad personam (che sanciscono la disuguaglianza anche formale tra i cittadini); la previsione di un tetto massimo per i compensi pubblici e privati e l’azzeramento delle indennità aggiuntive della retribuzione per ogni titolare di funzioni pubbliche.

 

 ● I fatti richiedono un’iniziativa politica nuova e intransigente, per non restare muti di fronte a opzioni che non ci corrispondono e per rompere con la logica paralizzante delle compatibilità. Un’iniziativa politica nuova e non la raccolta dei cocci di esperienze fallite, dei vecchi ceti politici, delle sigle di partito, della protesta populista. Un’iniziativa che porti alla costituzione di un polo alternativo agli attuali schieramenti, con uno sbocco immediato anche a livello elettorale. Un’iniziativa che parta dalle centinaia di migliaia di persone che nell’ultimo decennio si sono mobilitate in mille occasioni, dalla pace ai referendum, e che aggreghi movimenti, associazioni, singoli, amministratori di piccole e grandi città, lavoratrici e lavoratori, precari, disoccupati, studenti, insegnanti, intellettuali, pensionati, migranti in un progetto di rinnovamento delle modalità della rappresentanza che veda, tra l’altro, una effettiva parità dei sessi.

È tempo di unire passione, intelligenze, capacità ed entusiasmo per costruire una proposta elettorale coerente con questa prospettiva, in cui non ci siano ospiti e ospitanti, leader e gregari ma un popolo interessato a praticare e proporre cambiamento

 Luigi Brambillaschi
 

praticare e promuovere cambiamento. praticare e promuovere cambiamento. praticare e promuovere cambiamento.

LA CRISI IN MARTESANA SI FA SENTIRE


LA CRISI DEL LAVORO IN MARTESANA SI FA SENTIRE [1]

 

Sul piano puramente numerico, nel 2012 sembrerebbe registrarsi una tenuta del tessuto delle imprese della zona.

 
Area
anni
variazioni
 
2011
2012
n.
%
Est Milano
20.272
20.335
63
0,3
Milano città
164.433
164.475
42
0,0
Nord Milano
20.570
20.631
61
0,3
Nord-Ovest Milano
22.760
22.810
50
0,2
Ovest Milano
30.892
30.890
-2
0,0
Sud Milano
27.643
27.749
106
0,4

 
Imprese attive nelle varie aree della provincia di Milano. Periodo: anni 2011-2012. Fonte: CCIAA di Milano.

 


In realtà continua l'arretramento dell'artigianato e delle piccole imprese proseguendo il trend negativo che dura ormai da 5 anni.

 
 
anni
variazioni
 
2008
2009
2010
2011
2012
n.
%
Imprese artigiane attive
6.947
6.679
6.664
6.653
6.623
-324
-4,7
Imprese non artigiane attive
13.483
13.460
13.510
13.619
13.712
229
1,7
Totale
20.430
20.139
20.174
20.272
20.335
-95
0,5

 

Imprese attive nell'Est Milano per modello produttivo. Periodo: anni 2008-2012. Fonte: CCIAA di Milano.

 
Ancor più preoccupante il saldo negativo delle imprese manifatturiere, di quelle del settore edilizio e nei trasporti.

La parziale tenuta, riferita al numero di imprese attive, è però realizzata a discapito del livello di attività delle imprese che cala dovunque: contrazione degli ordinativi, della produzione, del volume d'affari e del fatturato hanno come conseguenza la diminuzione delle ore lavorate e l'aumento degli esuberi.

 

Tutto ciò ha prodotto conseguenze fortemente negative sui livelli occupazionali. Infatti le aziende attive sotto un profilo occupazionale sono scese ai minimi storici, attestandosi su livelli perfino inferiori rispetto a quelli rilevati durante il periodo di maggiore intensità della crisi. Contemporaneamente è diminuito anche il numero medio di movimentazioni per azienda, il che significa che non solo vi sono state meno imprese ad alimentare l’occupazione ma anche un minor numero di assunzioni.

 

Basti pensare che nel 2009 le imprese attive sul piano delle assunzioni erano 5131, nel 2012 sono state solo 5064; siamo sotto il livello di 5 anni fa!

 

La conseguenza di tutto ciò è un progressivo aumento delle fasce di manodopera alla ricerca di occupazione, mentre si registrano saldi nettamente negativi tra gli avviamenti al lavoro e le cessazioni. Nel 2012 il saldo negativo è stato del -12% ; peggio del 2011 chiuso con un saldo negativo del - 9 %.

 

Da cui la situazione di grande sofferenza in cui il flusso delle assunzioni è incapace di far fronte ad un’offerta di lavoro alimentata in maniera massiccia dagli esuberi di personale e dai licenziamenti. L’aspetto che preoccupa maggiormente è rappresentato dal fatto che il calo dell’occupazione perdura senza tregua ormai dal 2009.

 

A rendere ancora più grave il quadro concorre l'osservazione delle dinamiche del mercato del lavoro dal punto di vista della stabilità lavorativa. Infatti all'interno di un calo generalizzato delle assunzioni si registra una diminuzione maggiore quanto più il lavoro è stabile. Così le assunzioni a tempo indeterminato diminuiscono del 16%, quelle a tempo determinato del 12%, l'apprendistato del 12%.

 

Descrizione
Avviamenti
Cessazioni
Saldi
 
Valori assoluti (2012)
Var. % annue
Valori assoluti (2012)
Var. % annue
Apprendistato
1.137
-3,9%
1.296
-15,1%
-12,3%
Contratto di inserimento lav.
194
-31,2%
318
-2,5%
-39,0%
Interinale (somministraz.)
7.218
-0,6%
7.281
-4,3%
-0,9%
Lavoro intermittente
1.568
59,0%
1.426
58,8%
10,0%
Lavoro tempo determinato
13.923
-5,5%
15.980
-5,9%
-12,9%
Lavoro tempo indeterminato
10.323
-11,3%
12.355
-4,2%
-16,4%
Parasubordinati
3.509
-15,3%
4.441
3,3%
-21,0%
Totale
37.875
-5,8%
43.099
-3,2%
-12,1%

 

Avviamenti al lavoro, cessazioni e relativi saldi nell'Est Milano per tipologia contrattuale. Fonte: OML - Provincia di Milano.

 
Per concludere dobbiamo purtroppo aggiungere la ripresa dell'aumento dei nuovi ingressi in lista di mobilità in crescita nel 2013 rispetto al 2012 quando erano già cresciuti rispetto al 2011.

 
Effetti ancora più gravi ha avuto la crisi sull'occupazione giovanile.

 
Le assunzioni di giovani hanno subito un calo progressivo quasi continuo dal 2008 al 2012 e in misura maggiore delle altri classi di età. Quasi la metà della contrazione complessiva del numero dei lavoratori avviati sul territorio, registrata tra il 2011 ed il 2012 (-2.487 avviati), si spiega con le dinamiche che hanno coinvolto proprio i 15-29enni (-1.211 avviati).

 

Indicatore
Anni
2008
2009
2010
2011
2012
 
Giovani (15-29 anni)
Avviamenti
 
 
 
 
 
Valori assoluti
20.431
15.537
16.544
15.877
14.461
Variazioni annue
 
-24,0%
6,5%
-4,0%
-8,9%
Lavoratori avviati
 
 
 
 
 
Valori assoluti
12.671
10.712
11.437
10.944
9.733
Variazioni annue
 
15,5%
- 6,8%
-4,3%
-11,1%
 
Totale
Avviamenti
 
 
 
 
 
Valori assoluti
48.954
39.189
41.370
40.221
37.875
Variazioni annue
 
-19,9%
5,6%
-2,8%
-5,8%
Lavoratori avviati
 
 
 
 
 
Valori assoluti
38.167
31.013
32.610
32.296
29.809
Variazioni annue
 
-18,7%
5,1%
-1,0%
-7,7%

 

Avviamenti e lavoratori avviati per classi di età. Area: Est Milano. Fonte: OML - Provincia di Milano.

 
È conseguenza di ciò l'aumento straordinario delle richieste da parte di giovani dell'attestato di status di non lavoro. Se, infatti, nel 2011 si contavano 1.705 richieste di attestazione dello status di non lavoro, un anno più tardi ve ne sono state 2.349, vale a dire il 37,8% in più (+644 pratiche). Benché anche a livello generale si possa comunque osservare, nel 2012, una crescita particolarmente sostenuta di queste casistiche (+28,3%), l’incremento che ha interessato i 15-29enni ha seguito un trend di gran lunga più vistoso, superiore, per ordine di grandezza, di quasi dieci punti percentuali.

 
LE CRISI AZIENDALI IN MARTESANA:
I CASI NOKIA SIEMENS NETWORK E JABIL

 

 

In Martesana i principali casi di crisi sono quelli dalla Nokia Siemens Network e della Jabil. Insieme ad Alcatel, siamo infatti di fronte al nucleo fondamentale nel campo dell’informatica e delle telecomunicazioni (ITC) in Lombardia. Negli ultimi 10 anni, il polo di Cassina de’Pecchi ha subito una perdita posti di lavoro intorno alle 2000/2500 unità.

 

Questo ha significato una perdita di capacità per l’Italia di essere sul mercato nel campo delle telecomunicazioni, con pesanti effetti nel campo della ricerca e dello sviluppo. Mentre negli USA si discute da dieci anni di telecomunicazioni e banda larga, la base per la ripresa produttiva, in Italia si procede al contrario, dismettendo o lasciando fuggire all’estero le imprese del settore. A riguardo il caso molto emblematico di Telecom. Tutto ciò è la conseguenza della mancanza di un piano nazionale di rilancio del settore ITC, che preveda  anche un piano di investimenti generale.

 

Nokia e Italtel hanno detto che se ne vanno. L’hanno dimostrato licenziando e mantenendo in Italia solo una risicata base commerciale. Non sono casi isolati, è ciò che accade ovunque. Le multinazionali se ne vanno e non si rimpiazzano con niente. E il Governo?

 

Anche in Regione Lombardia non c’è nessuna discussione. Da mesi è stato richiesto un tavolo sulle telecomunicazioni, ma non viene convocato. Con questo non si vuole affermare che la convocazione di un tavolo sia risolutiva, ma la mancata convocazione è sintomo di un disinteresse o di un’incapacità di affrontare il nodo delle politiche produttive. Al loro posto esistono e proliferano invece le sole attività di accompagnamento: tanti soldi alla formazione per i lavoratori licenziati, che non troveranno lavoro, perché non si realizzano le condizioni per favorire la creazione di posti di lavoro. La percentuale di reimpiego dopo la formazione è da sola emblematica: intorno al 4%!

 

Manca un’agenzia regionale che intervenga per impedire le chiusure delle aziende e non su come accompagnarle dopo la chiusura, come rilanciarle su nuove produzioni anche differenti da quelle di provenienza. Non servono solo soldi, ma strategia. Nessuno sta ragionando su questo terreno. La prima proposta da avanzare alla Regione è di creare strutture vere che facciano questo lavoro di studio e ricerca per impedire la chiusura e favorire il rilancio delle aziende in crisi, concentrandosi su livelli strategici.

 

Sarebbe importante l’utilizzo di strumenti come i contratti di solidarietà, che impediscano la chiusura e garantiscano il mantenimento dei livelli occupazionali e delle attività produttive. Il 18 dicembre è prevista la discussione in Consiglio regionale del finanziamento dei contratti di solidarietà. Confidiamo sui Sindaci e le amministrazioni della nostra zona perché facciano sentire la pressione per procedere celermente all’approvazione.  

 

Anche i Comuni è necessario si mobilitino, perché la chiusura di un’azienda rappresenta in primo luogo un problema di ordine sociale, una perdita di conoscenze e competenze, anche di altissimo livello, e porta con sé una vera e propria desertificazione del territorio, con aree industriali a rischio di speculazione finanziaria e immobiliare.

 

È necessaria quindi un’alleanza tra Comuni, prima di tutto per esercitare una pressione su Regione e Governo, tramite Prefetto, per favorire la ricerca di soluzioni che impediscano la chiusura delle aziende o il rilancio di alcune produzioni. Nei confronti della Regione questa spinta dal basso può essere orientata anche alla ricerca di finanziamenti per progetti d’area, condivi dalle amministrazioni locali.

 

È necessario un impegno a tutti i livelli, da quello nazionale, a quello regionale, fino a quello comunale:

1.    convocazione di un tavolo regionale sulle telecomunicazioni, sino ad oggi richiesto dalle OO.SS. e non ancora convocato;

2.    costituzione di un’agenzia regionale per le politiche industriali, che metta in campo strategie e risorse per impedire la chiusura delle aziende e favorire la riapertura;

3.    forte impegno politico dei comuni e collaborazione per impedire la desertificazione dei territori e favorire la ripresa di alcune produzioni, sia con azioni di pressione su Governo e Regione, sia con progetti sperimentali a “filiera corta”, come, ad esempio, il recupero e riciclo di macchinari in disuso, la realizzazione di un progetto di Wi-Fi libero per tutta l’area, interventi per l’efficientamento energetico, in collaborazione con le università milanesi e con gli stessi tecnici delle aziende in crisi.

 

[1] Fonte: Tavolo permanente di coordinamento sullo sviluppo delle politiche attive del lavoro est Milano. Rapporti a cura di Andrea Oldrini (http://www.agenziaestmilano.it/page.php?lang=&csc=11&c=302):
-          Gli andamenti economici dell’Est Milano e le performances del mercato del lavoro locale (ottobre 2011);
-          Rapporto di ricerca n. 8. Rassegna dei principali andamenti economici dell’Est Milano nel corso del 2012 (marzo 2013);
-          Rapporto di ricerca n. 9. I percorsi occupazionali dei giovani residenti nell’Est Milano (aprile 2013).