sabato 21 luglio 2012

ALBA Lombardia: Incontro di approfondimento politico.

Milano, 21.7.2012 - C.A.M. Zona 1 Comune di Milano - Corso Garibaldi
27

Lombardia: Incontro di approfondimento politico.

Partecipano aderenti ad Alba di diverse Province e il Comitato contro
lo stoccaggio del Gas nella
Provincia di Lodi: Cornegliano Laudense.

Melzo/Martesana
Lodi
Milano – Siena
Brescia
Mantova

Temi del confronto: esperienze locali in sede regionale,
approfondimenti sugli elaborati di Parma, proposte di lavoro politico.

Sintesi degli interventi
Luigi Brambillaschi, del nodo di Melzo/Martesana, introduce l’ordine
del giorno e si dà avvio agli interventi.

Agatino, di Milano, rileva che il G8 ha registrato due aspetti
preoccupanti: la sospensione della democrazia e l’inesistenza della
risposta da parte degli intellettuali. Tutto ciò deve farci
riflettere. La lentezza che si manifesta in Alba sotto il profilo
operativo è positiva se commisurata allo sforzo di costruire qualcosa
di nuovo e d’interessante. I temi di Parma andranno approfonditi
considerando non necessaria la partecipazione politica di Alba alle
scadenze elettorali prossime se i suoi presupposti fondativi non sono
ancora maturi. Critica l’inerzia sindacale e sottolinea l’impegno,
talvolta inascoltato, dei sindacati di base. Dalla vertenza Nokia c’è
da imparare sui temi del lavoro e propone che Franz Foti e Alessandro
Patella elaborino un testo articolato per sottoporlo ad
approfondimento, confronto e arricchimento per poi pervenire a una
stesura definitiva dalla quale farne derivare iniziativa politica.

Alessandro, Melzo/Martesana, sostiene l’importanza d’incontrarsi e
muoversi in posizione di discontinuità e originalità nel panorama
sociopolitico. Ritiene che a Parma si sia traguardato molto attraverso
le scadenze elettorali privilegiando gli aspetti statutari piuttosto
che l’articolazione dei contenuti che devono connotare una forza
politica nascente. Occorre maggiore attenzione agli aspetti di analisi
e interpretazione dei fenomeni per poter meglio mirare l’azione
politica. Considera quella di Alba una risposta spontanea e di
sinistra che privilegia l’organizzazione escludendo così dalla
partecipazione la maggior parte dei cittadini rispetto alle loro
esigenze reali. I contenuti dell’elaborazione non dovranno scaturire
soltanto da un gruppo d’intellettuali ma possono nascere dalle realtà
locali e comunque devono rispondere ai principi della partecipazione e
della condivisione. Sui beni comuni chiede maggiori approfondimenti
per chiarire le varie interpretazioni perché differenti potranno
essere le strategie di difesa. Sottolinea tre aspetti: definizione dei
contenuti, autorganizzarsi dal basso e una chiara metodologia di
lavoro.

Luciano, Milano, considera molto positivamente l’incontro lombardo
perché genera confronto utile ed elaborazione necessaria e puntuale.
Ritiene che Alba debba munirsi di strutture leggere dentro cui non
essere inviluppati nella logica delle procedure che frenano l’azione
politica. Sui temi del lavoro conviene sulla necessità di produrre una
nostra elaborazione purché i contenuti siano frutto del contributo dei
singoli e di chi ha maturato esperienze e competenze sulla materia.
Necessita considerare i cambiamenti che la natura del lavoro ha subito
unitamente ai mutamenti della realtà sociale, economica e culturale.

Dino, Melzo/Martesana, mette in evidenza sue esperienze politiche
precedenti, dove si è mostrata del tutto carente la democrazia interna
e il senso della responsabilità condivisa. Avverte che la dispersione
politica di un movimento, se agisce a vuoto, può portare alla vittoria
la conservazione e richiama il caso della sconfitta di Al Gore. Le
regole sono fondamentali a garantire i contenuti perché questi ultimi,
altrimenti, possono favorire gli opportunisti e gli scalatori.
Sollecita il varo dello statuto rifiutando l’eventuale presenza
politica diretta di Alba alle prossime elezioni. Occorre dare priorità
al lavoro sul territorio. Nel caso di assemblee con numerosi
partecipanti suggerisce, per facilitare la partecipazione e la
decisione, di presentarsi con delle mozioni predisposte e,
possibilmente, rese pubbliche. Suggerisce di approfondire i temi della
“decrescita”.

Daniela, Milano/Siena, Alba può segnare originalità se realizza
effettivamente ciò che ha stabilito nell’impianto del Manifesto.
Necessita un rigoroso studio della realtà e dei bisogni locali perché
consente a confrontarsi e a conoscersi meglio. E’ opportuno che le
piccole realtà politiche di Alba si misurino su aspetti territoriali e
regionali per evitare dispersione. Parma ha espresso politicamente il
massimo che poteva mettere in campo.

Franz, Milano, esprime l’esigenza di munirsi di nuove chiavi di
lettura sociale, economia e politica delle realtà locali, nazionale e
internazionale, perché si corre il rischio d'essere costretti dalla
crisi perdurante a ripetere azioni politiche di testimonianza, magari
molto utili in altre epoche ma non adatte a un nuovo progetto di
società. Mette l’accento sulla crisi del ceto medio come cuore del
sistema italiano per ipotizzare un raggruppamento coeso politicamente
dove si possano intrecciare gli interessi dei lavoratori dipendenti,
dei pensionati e dei lavoratori autonomi, promuovendo un nuovo
progetto politico maggioritario orientato sulle nuove generazioni. I
cardini di questo progetto potrebbero essere : un piano per il lavoro
che intersechi ambiente e ripopolazione dell’agricoltura, comprese le
politiche energetiche; la giustizia fiscale come senso del
riequilibrio sociale; la riprogettazione della Pubblica
Amministrazione per un nuovo assetto della democrazia e della
partecipazione e per il suo inserimento negli impulsi positivi del
sistema paese; l’impatto generazionale teso a vincolare i progetti
pubblici ai riflessi positivi sulle nuove generazioni sia in termini
occupazionali sia di qualità dell’esistenza; il rafforzamento dei
caratteri industriali e artigianali del sistema produttivo italiano
che coniughi produttività, competizione cooperante, ricerca,
formazione e istruzione.

Luigi, Melzo/Martesana, afferma l’esigenza della comprensibilità del
linguaggio su ogni tema che viene trattato. Per ciascun aspetto
occorre condurre precise analisi e altrettante risposte.
L’affidabilità di una forza politica si misura soprattutto su questo.
Parma va rielaborata nei contenuti con risposte chiare e precise. Sul
tema del lavoro insiste sul protagonismo dei lavoratori. Il
protagonismo delle persone deve rappresentare una priorità. Alba deve
essere uno strumento politico vicino, solidale e di supporto ai
lavoratori. Circa alcune perplessità espresse in relazione
all’autonoma di Alba, ha chiarito che Parma, secondo i documenti
emersi, colloca il movimento dentro un quadro di autonomia e non
prevede alcun ruolo di surroga nei confronti delle forze di sinistra o
d’intercettazione di voti nello stesso ambito.

Gabriele, MelzoMartesana, ritiene che occorra difendere con forza i
beni agricoli e ambientali a partire dai fontanili che rappresentano
una ricchezza del territorio. E’ d’accordo sulla necessità della
semplicità e comprensibilità dei linguaggi e cita il quotidiano "il
Manifesto" che in alcune occasioni si esprime incomprensibilmente e
parla solo agli esperti della materia. Occorre raccordare meglio gli
interventi fra i vari territori a livello regionale giacché il lavoro
sui temi locali è ancora circoscritto a poche realtà. Mette l’accento
sulla crisi dei trasporti e delle infrastrutture locali dove le
ferrovie hanno privilegiato il trasporto d’èlite a discapito di quello
pendolare.

Alberto, Brescia, definisce molto utile l’incontro di oggi e rimarca
l’esigenza che i contenuti politici di Alba debbano attraversare
l’attenzione delle comunità pertanto la comprensibilità e
l’articolazione dei contenuti medesimi devono rappresentare una
priorità politica e un mutamento di atteggiamento per potersi meglio
rapportare con i singoli e con la gente. Sottolinea la crisi della
regione Lombardia e mette in luce la premura nel definire un nostro
punto di vista sull’argomento perché non si può escludere una crisi
entro l’anno prossimo.

Eloisa, Mantova, illustra la fase di costruzione del nodo di Mantova e
puntualizza che Alba deve essere una forza politica che si rivolge a
tutte le componenti sociali e che, conseguentemente, contenuti e
linguaggi devono essere altrettanto articolati e visibili. Sostiene
l’idea di un coordinamento regionale pur privilegiando al momento le
esigenze del territorio di appartenenza. Esprime l’esigenza di
costruire dal basso i fondamentali politici e organizzativi di Alba
ponendo molta attenzione alle interconnessioni territoriali.
Esaurita questa parte, gli approfondimenti proseguono con l’audizione
del Comitato per lo stoccaggio del Gas nell’area del Lodigiano.

Roberto, Cornegliano Laudese, illustra i contenuti del problema
mettendo in evidenza la politica della mistificazione e della
mediocrità delle forze politiche che hanno trattato l’argomento e
dell’arroganza delle società industriali interessate all’affare
stoccaggio. Roberto ha altresì illustrato il percorso caparbio e
consapevole del Comitato nel confutare dati e azioni istituzionali e
imprenditoriali e le forme di lotta e mobilitazione popolare che si
stanno coagulando intorno al Comitato. I presenti hanno ringraziato
il Comitato e hanno manifestato solidarietà e possibilità d’impegno
sull’argomento sia in sede locale sia in sede nazionale.

I materiali del Comitato sono reperibili sul sito http://www.corneglianogas.org/

La seduta si chiude con un documento finale che sarà portato a
conoscenza in sede locale e nazionale e con l’impegno della produzione
di una bozza di progetto sul lavoro affidata a Franz Foti e Alessandro
Patella.

mercoledì 18 luglio 2012

Statuto ed organizzazione, il percorso


Alleanza Lavoro Beni Comune Ambiente (Alba)

Documenti  discussi all'assembla programmatica di Parma

Statuto ed organizzazione, il percorso

La discussione sull’organizzazione si è focalizzata su alcuni punti caldi affrontati nella bozza di Statuto e messi in evidenza nella scheda 4, che ha costituito il documento di partenza per l’ultima parte del lavoro ai tavoli. Successivamente si è riunito un gruppo di sei persone individuate in base alla loro disponibilità e alla loro competenza nella gestione di eventi partecipati, che hanno raccolto i report dei 17 tavoli e prodotto il Documento del tavolo di sartoria su Organizzazione e Statuto (punti caldi e percorso partecipato).
Questo documento è stato presentato in assemblea plenaria la mattina di domenica 1° luglio, illustrato e discusso punto per punto, per arrivare a decidere sulle proposte, in qualche caso alternative, in esso contenute.
Riportiamo discussione e votazioni, seguendo l’elenco dei punti caldi.

Adesione a A.L.B.A.

1)Tesseramento ad A.L.B.A.
Contro chi ritiene inutile una tessera, chi ritiene necessario prima di parlare di tessera, chiarire che cosa è A.L.B.A. (unassociazione un partito…)
A favore chi attribuisce alla tessera un valore simbolico di riconoscimento reciproco, chi si pone il problema di coloro che non accedono a Internet e che devono avere un modo per sentirsi collegate ai nodi.
Approvata a larga maggioranza la decisione di avere una tessera.
Codice di accesso
Mozione d’ordine per rinviare la decisione in materia con la motivazione di approfondire meglio i casi di utilizzo.
Approvata a larga maggioranza la mozione d’ordine, quindi rinviata la decisione sul codice di accesso.
2) Dai tavoli è emerso un larghissimo consenso sul principio, contenuto sia nel Manifesto che nella bozza di Statuto, che le persone aderenti ad A.L.B.A. possano avere una pluralità di appartenenze, ovviamente non in contraddizione con i principi, lo Statuto, il Codice etico di A.L.B.A.
Non viene quindi effettuata una votazione, in quanto la decisione si considera assunta per largo consenso.
3) Possibilità di aderire direttamente ad ALBA, in caso di mancanza di un nodo raggiungibile. La decisione su questo punto viene rinviata, in quanto i tavoli non hanno sufficientemente discusso l’argomento.
4) Quota di adesione: approvata a larga maggioranza la definizione della quota in cifra minima fissa, e non in percentuale del reddito.
Approvata a larga maggioranza la determinazione della cifra in parte a livello di nodo, in parte a livello di coordinamento nazionale.
5) Data di avvio della campagna di adesioni: in alternativa alla proposta del tavolo di sartoria che prevedeva l’avvio della campagna di adesioni dalla data dell’approvazione dello Statuto del Codice etico e del regolamento, è stata avanzata la proposta di fissare subito una data. A maggioranza (con 4 voti di scarto) è stata approvata la proposta del tavolo di sartoria: quindi la campagna di adesioni penderà l’avvio alla data dell’approvazione dello Statuto, del Codice etico e del regolamento. La presidenza dell’Assemblea sottolinea che l’esigenza di accelerare l’avvio della campagna di adesioni, chiaramente espressa con questo voto e non sottovalutata anche da chi ha votato per la proposta che ancora tale avvio all’approvazione dello Statuto, deve rappresentare uno stimolo a concludere prima possibile il percorso partecipato ad esso relativo.
6) Possibilità di adesione di soggetti collettivi
La discussione è stata complicata dal fatto che gli estensori della bozza di Statuto avevano inviato un emendamento che modificava la proposta contenuta nella bozza, in modo tale che essa non si presentava più come effettivamente alternativa alle altre, perché non si parlava più di adesione da parte di soggetti collettivi, ma per essi era prevista solo la possibilità di cooperare con A.L.B.A.. Inoltre il lavoro ai tavoli aveva eliminato alcune delle proposte previste nella Scheda 4. Si è deciso di fare una prima votazione sulla prima parte della prima alternativa, considerando tale decisione dirimente rispetto alle altre alternative. Si è quindi votato sulla frase: L’adesione è solo individuale. Approvata a larga maggioranza.
Si sottolinea che tutti i tavoli hanno affrontato con impegno e competenza il tema e il dibattito , anche nella plenaria, è stato ricco ed articolato.
La decisione di consentire solo le adesioni individuali al ALBA, ha però evidenziato la necessità di individuare i modi attraverso cui costituire relazioni stabili con liste civiche, associazioni o gruppi espressione dei movimenti. Su questo tema è stato deciso di continuare la riflessione, individuando, nella versione definitiva dello Statuto, che sarà frutto della scrittura partecipata, la collocazione e la formulazione più utile per il percorso di ALBA.

Organizzazione di A.L.B.A.

Non essendo emerse proposte nuove dai tavoli, sono in votazione le due alternative contenute nella scheda 4. Approvata a larga maggioranza la possibilità di adesione ad A.L.B.A. solo attraverso i nodi territoriali e non attraverso i nodi tematici. Resta valido il rinvio ad un approfondimento della decisione sulla possibilità di aderire direttamente alla rete, in caso di mancanza di un nodo raggiungibile.
Rappresentanza dei nodi al Coordinamento nazionale: approvata a larga maggioranza la rappresentanza ponderata comunque in numero pari, per garantire la presenza paritaria di uomini e donne, rimandando al percorso successivo la definizione dei criteri di ponderazione.
Controllo e garanzia
La decisione viene rinviata al successivo percorso partecipato, perché la discussione ai tavoli è stata insufficiente

Dopo Parma: il percorso partecipato continua

A partire dalle decisioni assunte l1 luglio 2012 a Parma, si avvia un percorso di definizione dello Statuto e del Codice Etico da parte di un Gruppo di lavoro, costituito da circa 15 persone, che resterà in carica fino alla convocazione dell’Assemblea nazionale che varerà in via definitiva Statuto e Codice Etico.
Il Gruppo di lavoro darà conto sul Forum, ogni 15 giorni, della nuova formulazione, redatta sulla base delle indicazioni pervenute.
Tutti i Nodi sono chiamati a indirizzare al Gruppo di lavoro le osservazioni e proposte condivise e frutto della discussione interna al Nodo, entro il 20 settembre 2012
Nei limiti del possibile il Gruppo di lavoro terrà conto anche delle proposte provenienti da singoli sottoscrittori del Manifesto e postate sulla apposita sezione del Forum
Il testo della proposta definitiva di Statuto e Codice Etico verrà presentata nel Forum e inviata ai nodi Territoriali entro la prima settimana di ottobre
I nodi dovranno discutere e votare al loro interno la proposta di Statuto prima della convocazione dell’Assemblea nazionale previsto per ottobre 2012
La convocazione dell’Assemblea Nazionale, che dovrà approvare in via definitiva Statuto e Codice Etico e dar vita agli Organismi previsti, avverrà entro ottobre 2012
Approvato all’unanimità con 2 astensioni
documento di partenza giunto ai tavoli il sabato mattina [ndr quindi senza la successiva modifica sulla parte delle adesioni menzionata nel resoconto sovrastante]

Riconversione – lavoro - beni comuni




Alleanza Lavoro Beni Comune Ambiente (Alba)

Documenti  discussi all'assembla programmatica di Parma

REPORT LAVORO PARTECIPATO E DISCUSSIONE IN PLENARIA
Sui primi due temi, il reddito di Cittadinanza e la proposta Gallino, che lo stato operi come
datore di lavoro di ultima istanza, sia grazie ad un dibattito pubblico già più maturo, sia
grazie al loro carattere più immediatamente propositivo, l'assemblea si è espressa in modo
chiaro anche se, e va sottolineato con estrema forza per comprendere il metodo,
posizioni assunte dall'assemblea non sono proposte di legge già formulate, ma degli
indirizzi programmatici che vanno approfonditi
In questo senso la decisione, tramite voto, fra opzioni non sovrapponibili indica una
direzione prioritaria di approfondimento e di orientamento ma, com'è ovvio, per svilupparla
si dovrà poi continuare a metterla a confronto con le altre pozioni in campo, che non saranno
escluse a priori nel successivo dibattito.
le.
Reddito di Cittadinanza
attuale è che tutte le persone ne abbiano diritto indipendentemente da altri fattori
(primo fra tutti la condizione lavorativa) ma, nell'ottica di trovare le risorse finanziarie,
si può pensare che vi sia una modulazione della sua entità in base a dei criteri che
individuino le situazioni più critiche in modo da poterle sostenere per prime.
: la proposta è stata condivisa ampiamente, l'orientamento
Sono emersi molti punti su cui non si è deciso in assemblea ma su cui si chiede una
particolare attenzione nell'elaborazione successiva (a titolo di esempio: reddito di
cittadinanza come reddito di esistenza e quindi il problema della conciliazione con il tema
dei/le migranti; indicazione di legare ad un "reddito minimo" un “reddito massimo”
scopo di reperire risorse).
anche allo
Proposta Gallino
istanza.
La proposta è stata molto discussa ai tavoli e ne sono state proposte importanti
modifiche ed integrazioni. Il punto fondamentale è lo spostamento della gestione
dallo stato centrale agli enti locali, intesi come strettamente legati al territorio, una
gestione che non deve essere solo trasparente e con regole chiare, ma soprattutto
partecipata dalla cittadinanza.
indirizzi di funzionamento sono stati dati molti spunti ed alcune opzioni ma l'assemblea ha
preferito non pronunciarsi col voto, dando delle direzioni generali da seguire, come quella di
ancorare questo tipo di azione alla riconversione ecologica dell'economia e della cura del
territorio
2
su come lo stato debba operare come datore di lavoro di ultimaDal punto di vista del reperimento delle risorse e di altri.
Su molti altri argomenti sono stati proposte riflessioni ed approfondimenti,
sopratutto per quanto riguarda la riconversione ecologica e l'ambiente, ma, a causa
dei tempi stretti ed anche della complessità degli argomenti, nei tavoli non sono state
fatte proposte abbastanza ampiamente condivise da poterle considerare assumibili
dall'assemblea.
Tutta questa elaborazione comunque viene resa disponibile, in modo che entri nel percorso
programmatico e di formazione collettiva successivo a Parma, sia nei territori che a livello
nazionale.
REPORT
I
l Report sottostante non riporta integralmente il testo del documento di partenza (Scheda 2)
ma direttamente le decisioni ed i contributi per come sono usciti dall'assemblea, in modo
che chi vuole fruirne non debba navigare attraverso un mare di testo poco comprensibile.
Si riportano soltanto i titoletti delle parti a cui ci si riferisce nella scheda 2.
Tema: REDDITO DI CITTADINANZA
Proposta largamente condivisa (con dettagli che ne approfondiscono il significato):
vogliamo il reddito di “cittadinanza”, come forma di welfare basata sul diritto della singola persona ad
avere un reddito per l'esistenza, invece che un reddito solo come salario in cambio di lavoro, non un
intervento assistenzialistico che copra solo alcune categorie escludendone altre, che abbia il fine di
garantire una vita dignitosa a tutti.
condizioni di titolarità
Tutte le persone, indipendentemente da qualsiasi fattore: infatti chiedere a chi percepisce il
reddito di cittadinanza di fare dei lavori socialmente utili è come distruggere del lavoro
"buono" e quindi bisogna riflettere su questa possibilità.
Il R.C. va modulato, se ciò si rendesse necessario a causa delle scarsità delle risorse
finanziare, individuando prima di tutto le situazioni più critiche da sostenere (anche nel
rispetto delle situazioni determinate dalle differenze anagrafiche e di genere).
eventuale modulazione:
Indirizzi di approfondimento emersi ai tavoli su cui è necessario entrare in dettaglio.
sostenibilità economica
ı
risorse
legare un reddito minimo ad un reddito massimo anche per il reperimento delle
ı
sociale.
Senza che siano intaccate le risorse già destinate al welfare e alla previdenza
ı
Spunti/difficoltà:
I fondi dovrebbero essere presi da quelli utilizzati per gli ammortizzatori sociali.
anche molto diversi dal nostro sotto molteplici aspetti.
guardare ai paesi del nord Europa ma tenendo in conto che i sistemi di welfare sono
con un diverso modo di concepire il diritto alla cittadinanza.
se è un diritto legato “all'esistenza” come conciliarlo con il tema dei migranti? Relazione
TEMA: RUOLO DELL’INTERVENTO PUBBLICO PER DIFENDERE E CREARE POSTI DI
LAVORO
3
A proposito del punto:
direttamente il maggior numero di persone” – proposta di Luciano Gallino
Lo Stato operi come “datore di lavoro di ultima istanza, assumendo
La proposta è stata presa in considerazione da molti tavoli e discussa in assemblea che decide
quanto segue:
un'agenzia, ma l'ente locale (nel senso di legato strettamente ad un territorio).
Per evitare i problemi che da tempo affliggono alcune strutture statali l'assemblea decide che la
gestione dei fondi, ed in generale il funzionamento di questa agenzia locale, o lo svolgimento di
queste funzioni da parte dell'ente locale, deve avvenire secondo una modalità di gestione
partecipata da parte della cittadinanza. Questo sia per innescare dei meccanismi virtuosi di controllo
sugli affidatari dei progetti di lavoro (per evitare possibili gestioni clientelari che infiltrazioni criminali),
sia per scegliere gli indirizzi di intervento.
Sulla materia del finanziamento, se il carico debba essere spostato più verso l'ente locale o sullo
stato centrale, l'assemblea ha deciso di non pronunciarsi ritenendo l'argomento materia di
approfondimento successivo.
Il soggetto primariamente responsabile non dovrebbe essere lo stato, seppure tramite
Spunti di indirizzo per la successiva elaborazione:
-- legare la creazione di posti di lavoro alla riconversione ecologica
Altre idee relative al tema:
attraverso leve fiscali. Ciò non deve avvenire solo con interventi normativi che individuino
i criteri di salvaguardia del bene collettivo nell'ambito dei processi di produzione: l'ente
pubblico deve rendere evidenti i costi ambientali dei processi produttivi.
Ruolo dell'intervento pubblico per dare visibilità alle nuove pratiche e incentivarle
consigli di amministrazione e/o utilizzano risorse locali, ecc.
Proposta alternativa: finanziare imprese "etiche" cioè quelle in cui i lavoratori sono nei
Di seguito i temi di cui, per mancanza di tempo in assemblea, o per mancanza di opzioni
pervenute dai tavoli l'assemblea non si è espressa in modo esplicito, rimandando gli indirizzi
o gli spunti programmatici emersi al percorso successivo
TEMA: RIDUZIONE DELL’ORARIO DI LAVORO
C'è accordo sulla proposta per i tavoli che si sono espressi, con alcune declinazioni:
Riduzione a parità di stipendio
utilizzo riduzione orario lavorativo per
ı
formazione professionale per migliorare la qualità del lavoro
ı
un ragionamento sui tempi di lavoro e di vita, “riabilitazione esistenziale”
cosa fare nel tempo libero, come eliminare il consumo dai vuoti esistenziali, avviare
TEMA: Svolta ecologica in campo economico - conversione dei processi economici
ı
qualità di vita definita con metodi partecipativi dalla comunità
il modello di riconversione non deve saggiare parametri ideologici ma riferirsi alla
ı
questo non deve essere motivo di monetizzazione dell’inquinamento e di
distruzione ambientale, ma ripensare il ciclo riproduttivo biocompatibile (beni
durevoli).
I costi dello sfruttamento della natura devono essere pagati da chi li procura…

Costruiamo politiche alternative all’Europa neoliberista e al montismo


Riconversione – lavoro - beni comuni


PREMESSA
Riguardo alla scheda 2 "Riconversione - Lavoro - Beni comuni" il dibattito è stato
molto ricco e proficuo anche se in forme e con approfondimenti diversi a seconda
del tema specifico affrontato.
E’ stata condivisa l’impostazione di fondo proposta dalle nostre parole chiave, in
un’ottica che collega strettamente la riconversione ecologica del sistema produttivo
con quella dell’intero modo di vivere.
In assemblea plenaria (prima parte) si è discusso, seguendo il metodo, solo degli
argomenti più chiaramente definibili e definiti dalla discussione ai tavoli.

PROPOSTE PER UN’ALTRA ITALIA-PREMESSA


Alleanza Lavoro Beni Comune Ambiente (Alba)

Documenti  discussi all'assembla programmatica di Parma

Costruiamo politiche alternative all’Europa neoliberista e al montism


PROPOSTE UN’ALTRA ITALIA-PREMESSA

Il primo compito è trovare le forme per praticare il conflitto e ottenere la cancellazione di queste "riforme" che rischiano di cambiare prima la costituzione materiale e poi quella formale del nostro paese. Anzi mirano ormai a ottenere insieme entrambi i risultati.
azioni e pratiche collettive in grado di difendere e allargare diritti, affermando la dignità del lavoro, la sua appartenenza alle radici della polis.
ALCUNE PROPOSTE
cancellare sia l'articolo 8 della "manovra di agosto" 2011, che rende privi di valore i contratti nazionali e li sottrae perfino ai vincoli della legge e della Costituzione, sia la riforma Fornero del mercato del lavoro, che svuota totalmente l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, negando la possibilità effettiva del reintegro e di fatto rendendo impossibile per lavoratori e lavoratrici far sentire la propria voce in azienda, organizzare la propria presenza e rappresentanza sindacale. Riaffermare così totalmente l'art. 18 ed estenderlo anzi tutti i lavoratori. 1
d) Privatizzazione e Grandi Opere: un anno fa c’è stato il referendum sui beni comuni. In questi 12 mesi sono stati messe in atto una serie di leggi che ne annullano l’esito e che spingono alle privatizzazioni dei beni comuni. Non solo, ora nell’annunciato decreto sviluppo è prevista la (s)vendita dei beni demaniali e delle partecipazioni pubbliche.
E ovviamente c’è il tema della contrarietà alla Grandi Opere Infrastrutturali, quali il TAV in Val di Susa, il ponte sullo Stretto di Messina, il tunnel TAV sotto la città di Firenze. In luogo di grandi e costose infrastrutture che non si giustificano né in termini finanziari né in termini economici, opere progettate male, opere con gravi impatti sul territorio e l’ambiente, opere rischiose. Si promuoveranno in alternativa opere e servizi diffusi di interesse collettivo come reti idriche e acquedotti efficienti, interventi diffusi di riassetto idrogeologico e prevenzione di dissesti, interventi per la messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici a cominciare dalle scuole e dagli edifici di pregio storico, interventi per la gestione razionale dei rifiuti e il riciclo, trasporti ferroviari regionali e nazionali su standard europei, trasporti pubblici urbani e servizi di mobilità sostenibile in rapporto alle esigenze dei cittadini, servizi di trasporto atti a cucire le relazioni in aree contigue come nel caso delle relazioni marittime con le isole lasciate dallo Stato in mano a imprese private che agiscono in pratica in condizioni di monopolio come nel caso dello Stretto di Messina, imponendo tariffe esose.
e) Non possiamo permettere che la democrazia, che non sta bene nemmeno fuori, si fermi ai cancelli delle fabbriche. Le aziende non possono pensare di scegliere loro il sindacato che preferiscono. Quello che firma gli accordi che vengono proposti dall'azienda con la formula così democratica del "o così o ce ne andiamo e sarete disoccupati: scegliete liberamente".
È necessaria una legge vera sulla rappresentanza sindacale che non privilegi nessuno, ma dia spazio e libertà d'azione a quelle sigle e forme di rappresentanza che i lavoratori e le lavoratrici vorranno scegliersi. Analogamente si deve garantire il loro diritto a votare sugli accordi e i contratti che vengono proposti e che incideranno pesantemente sulle loro vite.
La sinistra delega alla FIOM la rappresentanza di questioni profondamente strutturali democratiche, ma quanto durerà la FIOM? La sinistra non può non farsi carico di questa questione. La FIOM non può non avere un interlocutore politico che potrebbe essere anche ALBA.
2
Occorre passare attraverso una modifica culturale per arrivare ad un’economia a difesa dell’uomo. La forza rivoluzionaria che c’è in Costituzione è stata snaturata. Non ci sono più gli strumenti per attuare la Costituzione. La partecipazione dei cittadini è svilita. Occorre che la democrazia rappresentativa trovi assolutamente gli strumenti, affinché la Costituzione trovi rispettate regole che già ci sono. Occorrono interventi legislativi.
f) Gli ammortizzatori sociali devono essere allargati e potenziati, non ridotti. Il reddito deve essere ripensato nel suo rapporto con il lavoro. Il reddito di cittadinanza è un principio affermato in Europa che il nostro paese non ha mai recepito e che può garantire il diritto allo studio riducendo il ricatto sul salario.
Ci devono essere dei limiti al livello delle pensioni e degli stipendi, dei tetti, altrimenti si arriva alla mercificazione.
g) Insieme al reddito di cittadinanza, la riduzione dell'orario di lavoro può ridefinire il rapporto fra lavoro e vita, tempi della produzione e della riproduzione, ruoli e relazioni fra i generi, appartenenza al tessuto sociale e prestazioni lavorative.
È una misura indispensabile per contrastare gli effetti devastanti della precarizzazione del lavoro. Precarizzazione che sta segnando la condizione esistenziale di una intera generazione, che occorre contrastare e ridurre radicalmente.
Non è vero che la competitività si basa sui costi del lavoro; ce lo dimostra la Germania che è competitiva. Quindi occorre tornare alla civiltà nella competività. Ma la competitività esclude, crea esclusione ed emarginazione. La dignità di chi ha lavorato una vita e ha creato; pagato il 30% di contributi, si ritrova, in una situazione di degrado ed esclusione nel momento in cui si lavora solo pensando alla competitività. Non è ricompensato.
La questione della riduzione dell’orario di lavoro si lega alla ridistribuzione del lavoro: per esempio lavorare meno per lavorare tutti (esempio contratti di solidarietà).
Occorre ripensare l’attuale organizzazione del lavoro, novecentesca, fordista, fondata sul lavoratore maschio che usa la femminilizzazione del lavoro inglobando il femminile, senza riconoscere la specificità delle donne, la maternità e la paternità, umiliando anche gli uomini rispetto alle funzioni di difesa e cura della vita.
Lavoro intellettuale e lavoro manuale
UNA PROPOSTA: Costruire un Gruppo di lavoro di Alba che esprima una proposta di iniziativa nazionale su Fincantieri, ENI, Enel nella quale esporre proposte per coniugare i diritti del lavoro, della natura e della democrazia partecipata e comunitaria e una grande conferenza su Politica industriale, energetica ed agricola e alimentare del Paese.
: siamo ricchi di giovani laureati disoccupati, il lavoro manuale che importanza ha per noi? Dovremmo rispondere a questa domanda.
h) E infine c’è il tema di una politica fiscale radicalmente diversa, che contrasti la crescita spaventosa delle disuguaglianze, e dica dove e da chi recuperare le risorse (patrimoniale, tassazione delle rendite finanziarie… ).
La questione fiscale è centrale ed andrebbe detto da ALBA che in Italia c’è una specie
3
di guerra civile fredda, gerarchicamente questa questione ha più importanza di quanto non appaia dal documento.
i) si propone una legge a tutela del territorio per evitare che le multinazionali restino nel ns Paese il tempo necessario per sfruttare le risorse e poi se ne vadano a produrre dove costa meno.
Come agire collettivamente il conflitto con queste misure devastanti, che peggiorano radicalmente condizioni materiali e qualità della vita delle persone?
Quali proposte avanziamo?
- Si propone di allegare alla scheda 3 la carta di Teano "L’Italia che sogniamo e che vogliamo costruire"
Costruire un’Italia Equa e Solidale, un’Italia nuova, agendo secondo lo spirito e i 10 principi della Carta di Teano (v. all.1)
-
Occorre perseguire azioni forti di riequilibrio: tra le classi sociali (ridistribuzione del reddito), tra uomo e donna nel lavoro e nelle responsabilità dirigenziali e politiche, tra Nord e Sud del paese (Questione Meridionale), tra città e campagna, tra aree interne ed aree costiere, tra servizi di alta qualità per nicchie di privilegiati e servizi modesti per la grande maggioranza della popolazione (trasporti equo-sostenibili diffusi in luogo di grandi opere concentrate, ferrovie regionali e trasporti pubblici locali in luogo di costosi TAV, servizi sanitari su standard adeguati, servizi di riciclo produttivo dei rifiuti, scuole e università pubbliche, di qualità e non discriminanti, servizi sociali e di solidarietà per i più deboli).
-Lotta culturale alla "mafiosità"
Crediamo che la 'ndrangheta e tutte le mafie rappresentino la negazione dell'umano, che siano l'esaltazione dell'odio e del potere in questo preciso ordine, di contro alla solidarietà, alla sorellanza e fratellanza.
Assumere come obiettivo primario la lotta alle mafie, alla criminalità, alla corruzione, alle connivenze, a qualsiasi livello dell'amministrazione politica e del sistema produttivo si presentino, per seguire percorsi di legalità e sviluppo civile; combattendo la "mafiosità" (intesa anche come familismo amorale, come atteggiamento che permea pensare e agire, ecc..)
-Coltivare la cultura della responsabilità individuale e collettiva
- Coltivare la cultura e il radicamento del senso di appartenenza e della cura del proprio territorio
4 - Aderire alla campagna RifiutiZero.
-Azioni di visibilità mediatica su uno o più (anche qualsiasi dei punti precedenti)con SLOGAN comuni "LADRI di DEMOCRAZIA, il nostro voto va rispettato" con
azioni sincronizzate e coordinate
- All’interno delle scuole, sin dalle elementari, creare interessi e discussioni sulla Costituzione e sui valori ivi espressi, anche perché in tali età sono particolarmente ricettivi. Rinforzare lo studio della storia contemporanea e della Costituzione nella scuola in genere.
Si possono usare strumenti come quelli del referendum o del disegno di legge di iniziativa popolare?
Sul Referendum: possono essere armi a doppio taglio, bisogna avere obiettivi molto chiari ed accessibili (come quello dell’acqua) per creare una vera mobilitazione generale. Non si può fare comunque un referendum contro una norma costituzionale (art. 81), quindi sarebbe un’arma "spuntata" in questa direzione.
Ma si può promuovere una legge di iniziativa popolare.
Il referendum come le leggi ad iniziativa popolare, sono stati tuttavia svuotati. Sono strumenti da utilizzare, ma vanno rinforzati. Forse vanno trovati altri strumenti di democrazia diretta (consultazioni anche a livello territoriale sui progetti locali).
UNA PROPOSTA: per rendere efficace l’iniziativa popolare, basterebbe un regolamento affinchè alla Camera, vi sia l’obbligo di discutere entro 30 giorni una proposta di legge di iniz. Popolare (una garanzia già presente ad es. nello Statuto della Regione Toscana).
Un altro punto da trattare è la questione dei diritti civili (un es: coppie di fatto).
Tema dei rapporti internazionali dell’Italia e tema del modello di sviluppo: come vengono spesi i soldi per lo sviluppo? per noi non va bene spenderli per costruire la TAV (che furbamente chiamano progetto low cost). Il modello di sviluppo imposto dagli USA (esempio: poli chimici vicini alle città) non ci va bene. Perché non valorizziamo il patrimonio culturale e paesaggistico ed investiamo lì? Il problema è che a tutt’oggi stiamo facendo ciò che decidono gli USA che hanno le loro basi militari sul nostro territorio, quindi dobbiamo sempre fare i conti con questa "presenza". Parlare di modello di sviluppo vuol dire partire dal liberarci di queste costrizioni. L’Austria si è dichiarata neutrale, non ha missili, armi o altro… noi? Inoltre i privilegi della presenza della chiesa cattolica in Italia,
Problema della svendita dei beni demaniali: si lega al punto precedente, con il rischio di far crollare il mercato immobiliare. Sono beni che potrebbero essere usati con fini sociali e occupazionali. Dovremmo trovare delle forme REALMENTE cooperative perché oggi le cooperative sono aziende private mascherate, perché le maestranze non possono gestire aziende che stanno per chiudere? Nascerebbero associazioni
che segue la stessa logica di ricatto.5
coperativistiche vere. E non dimentichiamo il rapporto che dobbiamo avere con l' immigrazione regolare e non. Va chiesta esplicitamente la cancellazione della legge Bossi-Fini. Va altresì affrontata la questione dell’inclusione e dell’integrazione, a tal riguardo è necessario occuparsi di diritti umani (attualmente costantemente conculcati). Ci sono nel nostro Paese etnie come quella dei Rom per le quali sovente la discriminazione e il razzismo sono elementi "trasversali", pensiamo agli sgomberi operati in tutte le città, dal centro destra e dal centro sinistra.
Temi da approfondire
- Occupazioni per la trasformazione dei luoghi del potere
-Insubordinazione – disobbedienza civile
-la questione della RAPPRESENTANZA
COSTRUIRE PARTECIPAZIONE NEI TERRITORI:
Il nodo di MATERA
Lo strumento dei laboratori è molto importante, fa parte della democrazia partecipativa e deve essere molto rafforzato. OCCORRE CONTARE ANCHE NELLE DECISIONI, OLTRE A FUNZIONARE DA ANTENNA DEI PROBLEMI DEL TERRITORIO.
Sul territorio è importante infatti: 1) la comprensione per tutti sui problemi di cosa si sta parlando 2) territorio e comunità vanno a braccetto : occorre il dialogo nella realizzazione dei progetti. Il consenso col solo voto non basta; il consenso occorre anche nei progetti
sul piano della mobilitazione sociale sono:
, ad esempio, ha fatto una mappatura a Matera della situazione lavorativa, quartiere per quartiere, e poi è partita con una campagna di sensibilizzazione. Su questi temi occorre fare campagne di sensibilizzazione, quartiere per quartiere, laboratori. (MAPPATURA – LABORATORI, parlare, dare la possibilità alla gente di incontrarsi e confrontarsi ). .
COMPLESSIVAMENTE questo documento rispecchia
le proposte della FIOM. Essa è ben cosciente del fatto che è molto difficile risolvere il problema senza agire collettivamente con più soggetti. Occorre riuscire a mettere insieme ceti medi con reparti più coscienti delle classi operaie; creare quindi grandi alleanze di coscienza. Per riuscire a entrare e a cambiare le cose, laddove sono annidati poteri forti, occorre collaborazione, dialogo cooperazione e alleanze tra associazioni e rappresentanze della società civile e dei lavoratori. 6
All.1 - Carta di Teano, 24 Ottobre 2010
L'ITALIA CHE SOGNIAMO e che vogliamo costruire
1.E’ Italia che garantisce a tutti suoi abitanti un minimo vitale, un reddito di cittadinanza, che valorizza il lavoro e la produzione di beni socialmente utili e compatibili con l’ambiente, a partire dai valori e diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione.
 
2.E’ l’Italia che accoglie il profugo, lo straniero perseguitato, disperato, costretto all’emigrazione da guerre e disastri ambientali, da un’economia globale escludente e punitiva con i più deboli. Un paese aperto al mondo, accogliente, multiculturale.
 
3.E’ l’Italia che protegge, cura e preserva, per le generazioni future, il suo straordinario patrimonio culturale, storico, architettonico. E’ il paese dei paesaggi armoniosi, costruiti attraverso un secolare e paziente interscambio tra uomo e natura. E’ L’Italia della Co-Creazione , tra l’attività umana e questa Terra che ci è stata prestata.
 
4.E’ l’Italia che riduce i consumi, lo spreco, e valorizza il riciclaggio degli scarti di lavorazione, mentre combatte il riciclaggio del denaro "sporco". E ‘ il paese delle energie rinnovabili, del risparmio energetico, della sovranità energetica ed alimentare.
 
5.E’ l’Italia dei mille prodotti tipici, della biodiversità agricola, gastronomica, culturale. E’ il paese dalle mille reti solidali tra produttori e consumatori, che costruiscono ogni giorno un altro mercato, equo e solidale, con il lavoro e l’ambiente.
 
6.E’ l’Italia che si fa amare in tutto il mondo nel campo dell’arte, della cultura , della scienza, dello sport. Il paese del Bello e/è Buono, della ricerca scientifica finalizzata al miglioramento della qualità della vita, della Cultura come Bene Comune accessibile a tutti. L’Italia che evita la fuga dei giovani all’estero. L’Italia Unita come punto di riferimento della più vasta Comunità Euro-Mediterranea da costruire nel prossimo futuro.
 
7.E’ l’Italia della pari dignità tra uomo e donna, della condivisione delle responsabilità pubbliche e private, tra il femminile ed il maschile che ha reso così ricca ed affascinante la vita su questo pianeta. E’ il paese del legame forte e solidale tra vecchie e nuove generazioni, che vede nell’anziano una risorsa di saperi e utilità sociali e nei giovani una pianta che ha diritto a crescere in un terreno fertile e ricco d’acqua.
7
8.E’ l’Italia della pace e della solidarietà e cooperazione, che si batte a livello internazionale perché la guerra sia messa al bando, il disarmo reale liberi risorse umane e finanziarie per sostenere le popolazioni più deboli, per ripristinare l’habitat degradato. E’ il paese che lotta affinché sia abolita in tutto il mondo la pena di morte (USA e Cina inclusi), perché la tortura sia messa al bando, perché le carceri siano un luogo di recupero e non un girone dell’inferno.
 
9.E’ l’Italia che rispetta la memoria delle sue vittime, che pretende la verità e la trasparenza nella gestione della Res Pubblica. E’ l’Italia dei mille Comuni, dove si pratica una democrazia partecipata, dove i cittadini sono soggetti attivi e responsabili, dove la Scuola ha un valore fondamentale ed al prezioso lavoro dei suoi operatori è riconosciuta la giusta mercede e dignità.
 
10.E’ l’Italia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di Don Diana e Peppino Impastato, di Giuseppe Valarioti e Rocco Gatto, e di migliaia di cittadini e servitori dello Stato che hanno perso la vita per non cedere al ricatto dei poteri mafiosi e di quelli occulti. E’ il paese all’avanguardia nella lotta contro la nuova borghesia criminale che sta conquistando il pianeta con i suoi capitali insanguinati che sono arrivati a dominare interi Stati ed istituzioni locali e internazionali.
Riequilibrio: in Italia ci sono troppi squilibri: TERRITORIALE tra Nord e Sud, tra i GENERI, aree interne e aree urbanizzate, nella gestione delle risorse (grandi opere rispetto a piccole opere utili, ecc..)
La proposta si collega all’iniziativa nazionale sul Lavoro a Torno a fine settembre.

a) Occorre

Il secondo compito è – oltre alla resistenza e per darle senso e forza – saper progettare e proporre


Questa scheda è rivolta e stimola il confronto su proposte puntuali che sono già presenti in molti documenti. Si tratta di un confronto su uno schema volutamente contenuto.
Siamo nel pieno di una sorta di fase costituente del capitale, che sta tentando di riscrivere tutte le regole del rapporto di lavoro, cancellando in nome dell'emergenza e del "ce lo chiede l'Europa", i diritti e le garanzie sociali che hanno costituito il patrimonio del Novecento italiano e definito il modello europeo di società. Sui luoghi di lavoro la democrazia sembra un lusso che non ci si può più permettere: i diritti di cittadinanza si fermano ai cancelli delle fabbriche e dei call-center; la dignità del lavoro scompare nella riduzione della prestazione lavorativa a merce, mera funzione della competitività aziendale...
C'è ormai tutta una serie di norme, che si sono affermate nella ipocrita unità nazionale che ha sostenuto il governo Monti, che hanno costruito gerarchie e privilegi, nel deserto di diritti e riconoscimento anche simbolico del valore del lavoro.


b) Occorre rivedere radicalmente la riforma delle pensioni. Non è un obiettivo velleitario o estremista, un altro lusso dei tempi passati durante i quali abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi – come fossero i ceti popolari italiani ed europei i responsabili della crisi, di cui adesso pagherebbero giustamente le conseguenze. Una riforma delle pensioni in senso di

maggiore tutela l'ha già decisa in Francia Hollande. Bisogna riconoscere che il lavoro non è tutto uguale, che certe prestazioni incidono sul corpo e sui ritmi della vita in maniera devastante.
c) Un altro elemento essenziale dell'ordine simbolico del "montismo" è la riforma costituzionale che ha fatto entrare – nel silenzio generale del paese - il pareggio di bilancio in Costituzione. Di nuovo la democrazia, la sovranità popolare, appare come la minaccia da imprigionare, se non addirittura il nemico da abbattere.

 

Occorre dire che i contenuti dei nostri punti stanno tutti in Costituzione. Si deve riaffermare il valore di un movimento per la difesa della Costituzione. Occorre risalire ai principi di civiltà in essa contenuti, che sono stati svenduti dalla logica dell’impresa dell’abbattimento dei costi.
La Costituzione si difende anche con l’introduzione di etica in tutti i settori, e codici disciplinari (la politica non può essere sottomessa alla finanza). La produzione deve avere l’etica della difesa dell’uomo.

Costruiamo politiche alternative all’Europa neoliberista e al montismo

Alleanza Lavoro Beni Comune Ambiente (Alba)

Documenti  discussi all'assembla programmatica di Parma

Costruiamo politiche alternative all’Europa neoliberista e al montismo

Per un’Europa delle Donne, degli Uomini e dei Popoli

Premessa

l nostro appuntamento si svolge a poche ore dalla fine del vertice dei capi di stato e di
governo europei a Bruxelles e dall'approvazione degli atti devastanti (ddl Fornero e non solo)
che la comunità internazionale, ci dicono, pretende.
Per questo non si può non partire nella discussione ai tavoli che dal tema di “quale Europa
vogliamo”, a partire dai contributi pubblicati e dai documenti prodotti dai Nodi di ALBA.
Siamo anche a pochi giorni dal fallimento della conferenza Rio+20.
Vogliamo costruire un paradigma alternativo a livello Europeo
“Le tre parole chiave del nostro programma (lavoro, beni comuni e ambiente) possono
essere connesse tra loro in processi reali che insieme concorrono a costruire una
prospettiva alternativa alla globalizzazione liberista. Ma per renderle concrete occorre
collocarle all’interno del quadro delineato dalla crisi ambientale ed economica che sta
investendo l’intero pianeta e, in particolare, di quella istituzionale e del debito che in questa
fase colpisce soprattutto l’Europa. Abbiamo la necessità di pensare un paradigma
alternativo a quello che domina oggi in modo totalitario – con il “totalitarismo finanziario” che
caratterizza l’epoca - l’orizzonte europeo. Non l’alternativa triviale tra stare dentro o uscire
dall’Europa – che è il modo con cui i nuovi totalitari ci impongono la loro immagine del
mondo come l’unica concepibile – ma in “quale Europa” vogliamo stare. In questa situazione
la dialettica austerità - crescita è illusoria perché sia la stretta che la cosiddetta crescita si
nutrono dei medesimi elementi e cioè la destrutturazione del lavoro come soggetto e la
privatizzazione totale del grande accumulo pubblico che c'è in Europa.”
Punto 1 - Vogliamo rompere con la logica dei Memorandum, effettivi o minacciati.
Smontare il pensiero unico che ha trasformato la crisi della finanza in crisi del debito
degli Stati
Molti atti sono in corso per rafforzare l’attuale Europa dominata dalle esigenze della finanza:
pareggio di bilancio in costituzione (modifica art.81), Fiscal Compact (portare la % Pil in 20
anni al 60% (trattato di Maastricht), ratifica del trattato del MES (Meccanismo Europeo di
Stabilità), il nascente direttorio finanziario europeo che cancellerà ogni traccia residua di
sovranità politica nazionale e condannerà gli Stati aderenti a un indebitamento forzoso
senza limiti.
La crisi finanziaria che sta squassando l’Europa e mettendo in forse l’intero edificio
dell’Unione Europea è la conseguenza più o meno diretta dell’abdicazione degli Stati
2
membri dalle responsabilità e dagli oneri del governo dell’economia, a favore dei cosiddetti
“mercati”, cioè della finanza internazionale: un pugno di grandi banche, di assicurazioni,
fondi speculativi e “fondi sovrani” di Stati con forti attivi nella bilancia dei pagamenti. Questa
traslazione dei poteri, che ha avuto la sua prima manifestazione nell’indipendenza delle
banche centrali dal controllo dei governi, ha le sue basi nei meccanismi che presiedono alla
globalizzazione dell’economia; ma è al tempo stesso il frutto di un calcolo politico miope,
che mirava a porre una argine alle rivendicazioni salariali delle classi lavoratrici e
all’espansione degli istituti del welfare e della conseguente spesa pubblica, sottraendo
queste dinamiche alla decisione politica per rimetterle nelle mani di un meccanismo
anonimo e imperscrutabile.
La politica al momento è totalmente subalterna ai potentati economici. Le strategie di
contenimento del debito e di austerity applicate in Europa sono molto simili a quelle
che il FMI applicò nei paesi del Sudamerica dopo la crisi petrolifera del ’73, con
risultati disastrosi. In merito al metodo decisionale, il Parlamento Europeo non ha
ora potere di proporre un disegno di legge, ma solo di co-decidere su disegni di
legge proposte dalla Commissione e dal Consiglio, organi formati dai delegati dei
vari partiti nazionali.
In Italia il concetto di Europa è stato utilizzato dalle parti politiche in senso neutro,
nel senso dello sposare tesi nate in blocchi contrapposti a livello internazionale. Tale
prassi è continuata negli ultimi decenni con l’affidamento di cariche di livello
europeo a personalità che slittavano facilmente dalla sfera della politica a quello
della tecnica.
I
l modello sociale di welfare europeo mostra tutti i suoi limiti nel momento in cui
manca una unione politica a livello continentale. Questo ha provocato e continua a
provocare disuguaglianze e disparità a livello lavorativo. In tal senso è importante
che ALBA si faccia portatrice di istanze rilevanti quali elezione paneuropea del
Parlamento attraverso la presentazione di liste continentali e non più su base
nazionale, riassetto istituzionale in chiave federale democratica (Confederazione di
Stati), ruolo attivo della Commissione europea anche sul piano sociale e non solo
economico-finanziario, cittadinanza attiva europea, nella direzione di una nuova
Costituzione europea, sintesi delle parti migliori delle Costituzioni dei paesi europei,
e che abbia al centro un demos sociale e non più economico.
La nuova Europa dovrà rivedere le proprie politiche sulla scena internazionale su
temi quali migrazioni, forze ed azioni militari, commercio, cultura e ambiente,
perseguendo il fine di una identità europea delle donne, degli uomini e dei popoli,
improntata alla mitezza, all’accoglienza, alla non violenza, alla pace come “bene
comune”, al rispetto e alla salvaguardia delle diversità, della natura, della vita. La
nuova Europa dovrà agire come una forza unitaria credibile e ferma sullo scenario
internazionale evitando lacerazioni interne o subalternità ad organismi internazionali
terzi, rinunciando a politiche neo-colonialiste, adottando un modello di difesa unico,
imperniato su valori di pace, svincolato dalla Nato.
Pensiamo che questi punti possano essere alla base della nostra azione:
· Vogliamo costruire un modello sociale europeo avanzato fondato su una
relazione nuova tra giustizia e sostenibilità, su una nuova definizione dei diritti
sociali da affermare attraverso metodi partecipativi per la loro definizione e
gestione, un modello estraneo a logiche di mercato e vincoli finanziari; è
3
necessario superare l’attuale Unione Europea, controllata delle elite
economico-finanziarie, e perseguire un equilibrio tra una visione europeista, di
un’Europa dei popoli, e una visione internazionalista, aperta al rapporto con
altri popoli a cominciare da quelli del Mediterraneo, un’Europa che interagisca
sulla base di principi di cooperazione e non di competizione. Lo scenario
globale evidenzia che il modello capitalistico della crescita infinita del prodotto
interno lordo e della produzione illimitata di merci è entrato in crisi irreversibile
di compatibilità con l’equilibrio ecologico del pianeta e con la stessa
sopravvivenza della specie umana. Pertanto il modello sociale europeo va
ridefinito all’interno di una più ampia riprogettazione del sistema
socio-economico e di una revisione dei modelli culturali, con l’obiettivo di
realizzare una società dall’economia ecologicamente compatibile e tesa al
miglioramento reale e generalizzato della qualità della vita.
· La coesione europea deve ripartire dalle donne e dagli uomini, dai loro territori e
dai loro beni comuni, e dai loro specifici diritti di cittadinanza, per il rilancio di
un’Europa basata sul lavoro, sulla solidarietà e sulla giustizia ambientale e
sociale. Appare fondamentale ripartire dai territori, integrando la diffusione del
potere decisionale alle diverse scale territoriali, salvaguardando le sovranità
nazionali, assicurando la partecipazione popolare sia nelle scelte politiche che
nelle azioni di governo economico-fiscale.
· Vogliamo rompere con la logica dei Memorandum, effettivi o minacciati,
trasformare l’attuale modo di produzione la cui finanziarizzazione ha generato
l’attuale crisi sistemica, smontare il pensiero unico capitalistico-patriarcale che
ha trasformato la crisi della finanza in crisi del debito degli stati e organizzare una
iniziativa incisiva contro il Meccanismo Europeo di Stabilità. Occorre perseguire
una politica di controllo delle banche in alternativa alla subalternità attuale,
assumendo indirizzi nuovi come il controllo pubblico per le banche salvate con
fondi pubblici, la separazione delle banche commerciali da quelle di investimento,
il sostegno alle Banche Etiche e di credito cooperativo.
· Occorre agire nella prospettiva della costruzione sociale e politica di una
Unione Euro-Mediterranea, in grado di confrontarsi con i colossi dell'economia
mondiale, dando ad ALBA un ruolo di soggetto politico transnazionale.
· Occorre promuovere forme di partecipazione attiva dei cittadini, attivando a
scala europea forme di mobilitazione con altri soggetti e movimenti, iniziative
anche a livello istituzionale, su questioni come salari e cittadinanza europea,
reddito di cittadinanza e reddito massimo, riforma del welfare, difesa,
omogeneizzazione ed estensione dei diritti dei lavoratori come nel caso
dell’art.18, nuovi paradigmi nei sistemi formativi, passando dalla conoscenza
alle competenze.
Domande e spunti
Quali azioni possiamo mettere in campo sia a livello italiano che a livello europeo, anche allo
scopo di costruire alleanze e lotte sempre più ampie?
1) Lotta contro le privatizzazioni dei servizi fondamentali e dei beni primari,
cercando convergenze con altri movimenti a scala europea e partendo dai
4
territori;
2) Reimmaginare la struttura del potere, i termini della rappresentanza e le
modalità di gestione della cosa pubblica;
3) Iniziative di comunicazione, informazione e cultura; ad esempio manifestazioni
articolate di vari/di tutti i nodi territoriali per rivendicare il voto referendarie,
promozione di un sentimento europeista, anche attraverso forme di
divulgazione delle culture d’Europa, promozione di politiche di riconversione
in senso ecologico delle infrastrutture produttive (Green New Deal),
ridefinizione di una cultura politica e sua divulgazione in seno alla società,
campagne informative, di denuncia e di lotta a livello europeo contro i poteri
finanziari e le banche, coinvolgimento degli intellettuali chiedendone
un'esposizione diretta e concreta, attivazione di un Tribunale Europeo dei
popoli che renda visibili fenomeni nascosti dai media quali le ragioni della
formazione del debito degli Stati, gli errori e le bolle finanziarie delle banche, le
azioni repressive di stampo militare contro le popolazioni come nel caso del
G8 di Genova;
4) Sessione formativa di ALBA su reddito-salario e cittadinanza; non ci sono
distinzioni tra soggetti economici che lavorano, occorre tenere in mente sia il
salario che il reddito minimo di cittadinanza, ripensare alla cittadinanza
slegata dal possesso di un lavoro e non considerare un diritto (lavoro) come
un privilegio;
5) Promozione di azioni volte a sostenere un audit sul debito pubblico, istituire
vincolanti certificazioni europee sociali e ambientali per i prodotti, far adottare
politiche fiscali per incentivare la “buona economia” e scoraggiare quella
speculativa.
In quale maniera si crea una proposta che possa coinvolgere i paesi dell’Europa del Sud e
più in generale un nuovo quadro europeo?
1) Organizzare un meeting nazionale sul tema "Europa e Mediterraneo";
2) Creare legami di solidarietà tra paesi della comunità;
3) Rivedere le politiche di immigrazione tra gli stati membri.
Punto 2 - L’euro, il debito, la Bce, tagliare le ali alla finanza e alla speculazione
Preambolo
I
l processo di spoliazione dei poteri sovrani ha avuto nella creazione dell’euro la sua
espressione più compiuta e sta trascinando l’intero continente non in direzione di una
crescente integrazione politica attraverso la crescita di una partecipazione democratica alla
governance dell’Unione europea, ma alla sua disgregazione, travolgendo nella sua
dissoluzione occupazione, redditi e diritti del lavoro, condizioni di vita e persino di
sussistenza di interi popoli. Tutti abbiamo presente il falsificante messaggio dai media
italiani nelle ultime ore di campagna elettorale greca (hanno detto che l’alternativa era tra
l’Euro e la dracma).
Cosa vogliamo?
Vogliamo discutere dell’euro, che così non funziona, non dell’alternativa ingannevole tra la
difesa dell’euro e il ritorno alla lira, ma al contrario in quale moneta europea stare, come
5
renderla compatibile con la difesa del sistema di garanzie sociali congruenti con un’idea
accettabile di “società giusta”, come ripensarla, dal momento che “questo euro” (che non è
l’unico euro concepibile) non funziona.
· Ristrutturazione del debito, che colpisca i protagonisti della speculazione
(l’haircut per le banche private, il taglio degli interessi usurai ottenuti),
rinegoziandone le forme di pagamento a valle di un audit articolato; attivazone di
un Fondo di redenzione per i debiti del passato superiori al 60% finanziato con la
tassazione delle transazioni finanziarie (TTF) e/o gli eurobonds;
· Politica di controllo delle banche, assumendo indirizzi nuovi come il controllo
pubblico per le banche salvate con fondi pubblici, la separazione delle banche
commerciali da quelle di investimento, il sostegno alle Banche Etiche e di credito
cooperativo, la trasformazione della Banca Centrale Europea in prestatore di
ultima istanza dell’Unione (dandole i poteri necessari per far fronte alle manovre
della speculazione finanziaria, ma sottoposta ad un controllo e un indirizzo
politico da parte del Parlamento Europeo), tassazione delle transazioni
finanziarie ed interventi di repressione dei meccanismi speculativi;
· Affermazione di principi di solidarietà e mutualità tra i paesi europei rispetto al
debito;
· Promozione di pratiche virtuose quali la creazione di monete locali, non
convertibili e con una circolazione parallela a quella della valuta ufficiale, per
sostenere le attività economiche e sociali di prossimità, ma anche la
riconversione ecologica dei territori e il sostegno alla ripresa delle imprese sane
ma in crisi. Si tratta di attribuire funzione e valore sociale alla moneta
(intermediario negli scambi), riducendone il suo uso come “capitale” e quindi
come strumento di dominio ed accumulazione di potere.
P
unto 3 - Emergenza democratica: proposte sul Parlamento europeo
Preambolo
I
n un quadro generale di soppressione della sovranità popolare e della possibilità di
decidere, esiste un aspetto anche formale che riguarda il Parlamento europeo su cui
proponiamo di aprire un confronto.
Le istituzioni europee, anche quelle di rappresentanza come il Parlamento, sono prive di
due requisiti fondamentali come la loro elezione su base europea e non nazionale e
l'attribuzione del potere cardine di un parlamento e cioè quello legislativo. Interviene cioè
una rottura con lo stesso principio liberale del "no taxation without representation" e infatti si
sta ora pensando di procedere, dopo l'integrazione monetaria, a quella bancaria e fiscale
non prevedendo né politica economica né mandato da parte della rappresentanza.
Confrontiamoci su questi spunti e proposte:
La creazione di un Parlamento europeo, eletto con base europea, e con l’attribuzione del
potere legislativo può essere una proposta forte da avanzare?
S
i, purchè in chiave federale e accompagnato da altre misure di riorganizzazione
istituzionale quali una “Costituzione europea” e forme di partecipazione attive della
6
cittadinanza; un Parlamento Europeo democraticamente eletto, tenendo ferma
l'esigenza di radicare nel territorio l'attività di decisione.
Che rischi comporta questa scelta, in termini di sovranità??
La costruzione dei soggetti democratici è imprescindibile. Richiede un lavoro permanente di
formazione di coalizioni che permettano di far vivere quel demos europeo che altrimenti non
esiste. Vanno in questa direzione anche le ICE, iniziative dei cittadini europei (stanno per
partire quella sui BENI COMUNI e reddito di cittadinanza).
Allegati. Altre idee da sviluppare emerse dai tavoli
All.1 – debito, deficit e politiche economiche
Il problema del debito è reale o pretestuoso? Potrebbe apparire un’invenzione dei
mercati, dei governi. Uno dei problemi sta nell’informazione che deve diventare più
comprensibile, il primo passo è comunicare che cos’è il debito per capire che cosa
possiamo e vogliamo realmente fare.
Facciamo il punto sul debito pubblico: per qualcuno non esiste dal punto di vista
teorico, esiste quello privato ma quello degli Stati è diverso prima di tutto perchè i
creditori sono i singoli cittadini. Il debito pubblico italiano è detenuto al 65% in Italia
ed il 35% all’estero (dato positivo perché possiamo disporre del nostro debito).
Normalmente dal debito si rientra tramite l’inflazione. Non è vero che abbiamo avuto
un welfare che non potevamo permetterci, infatti dal 1985 la spesa pubblica è stata
abbastanza virtuosa e legata sempre al tasso di interesse. Quindi il debito pubblico
non è nato per “follia”, ma per crescita del tasso di interesse.
E’ il caso di lottare contro la modifica dell’art. 81( l’obbligo del pareggio di bilancio)?
La gente non sa che è stata fatta la modifica, ma anche quelli che lo sanno non lo
trovano sbagliato (“che male c’è”?). In Italia c’è poca cultura economica e
l’informazione magari c’è, ma pochi la capiscono. In questo senso “welfare” sembra
qualcosa di “lusso” che ci permettiamo nei momenti buoni, invece è alla base della
democrazia. Il punto è che l’economia è una scienza e come tale va approcciata.
Che il debito non sia qualcosa di perverso in economia siamo d’accordo, ma non è
detto che qualsiasi livello di debito sia corretto, se esiste un livello massimo di
debito (oltre al quale si ha una situazione patologica) allora dobbiamo affrontare per
esempio il tema dei tagli agli sprechi, soprattutto in Italia.
La proposta di scorporare le banche di investimento da quelle commerciali, può
essere valida? Anche la pubblica amministrazione si approvvigiona sul mercato
(problema dei derivati), il che peggiora la situazione.
Proposta di lotta decisa allo spreco. La spesa pubblica italiana forse non è eccessiva
ma sperperata il che fa differenza. Viene fatto uno stanziamento? Vediamo la sua
tracciabilità! Imponiamo questo a tutte le spese degli enti pubblici (tutti dal piccolo
comune al grande ministero), c’è una legge che dice che ci vuole un codice per ogni
titolo di spesa ma questo non avviene sempre (facciamola rispettare).
Possiamo aggiungere che i sacrifici devono farli tutti perché noi singolarmente ci
stiamo ma per esempio mettere un tetto alle pensioni d’oro (ed anche ai redditi d’oro
pubblici).
I welfare degli altri Paesi funzionano, mentre in Europa gli Stati che non hanno un
salario paracadute per chi perde il lavoro sono Ungheria, Italia e Grecia. In Italia non
siamo difesi dallo stato se succede qualcosa, quindi il denaro pubblico è stato
sperperato. Entrare in Europa sembrava confrontarci con politiche da cui prendere
7
spunto per affrontare il problema. Dovremmo spostare il focus dal debito al deficit
(pareggio di bilancio), e chiedersi se è giusto o no fare deficit, perché solo così
parliamo di sviluppo o no. Fare deficit è opportuno per finanziare la crescita, se
accettiamo una logica monetarista diciamo che non si può fare deficit e quindi
andiamo in crash. E’ importante chiarire che è un dogma monetarista e non una
legge economica, quindi successivamente lo possiamo affrontare contrastandolo.
Sia a livello nazionale che locale (patto di stabilità). Sui prestiti statali alle aziende,
non diamoli in denaro ma in esenzione fiscale (cioè legata alla produzione)
scadenzato negli anni
Che collegamento c’è tra l’Europa che vogliamo ed il resto del mondo? In un
movimento politico nuovo sarebbe opportuno affrontare anche il problema dei
rapporti tra Paesi che soffrono la fame ed altri che si son permessi di sprecare. Non
corriamo il rischio di difendere egoisticamente il nostro interesse dimenticandoci di
raccordarci con il resto del mondo? Non perdiamo questo punto di vista. Il welfare si
è finanziato con lo sviluppo diseguale del mondo (la Cina e lo sfruttamento dei
lavoratori). Noi non siamo più competitivi e quindi ci stiamo muovendo verso il loro
modello e non viceversa. La globalizzazione in questo senso ci crea problemi
oggettivi
Se noi eliminiamo alla moneta la possibilità di essere cumulabile e la usiamo solo per
lo scambio materiale, otteniamo che non è più essa stessa materiale di scambio (cioè
capitale). Così interrompiamo il meccanismo della speculazione. L’idea di mettere
tante monete locali non è chiara ai più del tavolo 3 e a primo acchito non è condivisa.
Qual è l’utilità? Pare in contrasto con la logica di globalizzazione dei mercati.
Partiamo da questa osservazione: la ristrutturazione del debito è un’ipotesi
praticabile. La trasformazione della BCE la stiamo chiedendo in tanti Paesi.
Solidarietà e mutualità sono implicite nel sistema europeo.
La BCE non è prestatore di ultima istanza e non batte moneta (aspetti essenziali che
andrebbero attuati, ci vorrebbe un Ministero del tesoro europeo e un Ministero
dell’economia europeo che risponda politicamente); manca comunque un’autorità
politica che presieda a queste attività; o si crea un’Europa politica o con la sola
Europa economica continueremo a vivere nella dittatura dei mercati che guidano le
scelte politiche, invece che ottenere il contrario. Le banche non fanno altro che
perseguire i propri interessi che non c’entrano con quelli collettivi perché questi
interessi non coincidono tra loro (in Inghilterra quando hanno dato aiuti alle banche,
sono entrati nei consigli di amministrazione). Non è possibile che una banca abbia
responsabilità solo nei confronti dei suoi azionisti perché la funzione delle banche è
essenzialmente sociale, ma questa funzione non viene perseguita.
Non è un caso che il problema del debito pubblico sia emerso dopo la crisi
finanziaria. Esiste un problema dell’informazione, perché queste persone hanno
nome e cognome e sono le stesse persone che hanno messo Monti dove sta adesso.
Se è vero che a livello europeo non esiste un’autorità su questi elementi, non
nascondiamoci comunque che le decisioni economiche spesso sono prese
comunque da autorità politiche: oltre al problema democratico dell’Europa c’è un
secondo problema perché potremmo rischiare di avere un governo europeo eletto
che segue logiche e scelte di destra, la destra avrebbe un’egemonia culturale che
non farebbe che lavorare con le stesse logiche dei mercati. Nel gioco politico è insito
questo rischio ed essendoci molti governi europei di destra il rischio è certamente
alto. Fa parte del gioco. Questa consapevolezza nasce nei Paesi quando si tocca il
fondo (caso Argentina), quando ci arriveremo è chiaro che il bilancio politico
cambierà (vedi lotta TAV in Piemonte che ha chiarito le idee a molte persone).
Problema della tassazione alle rendite finanziarie: non è passato anche questa volta
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nel vertice. Le transazioni finanziarie internazionali andrebbero tassate.
Altro punto è creare un’agenzia di rating europea pubblica, perché oggi il giocatore
ed l’arbitro coincidono. Anche se questo potrebbe essere un’arma a doppio taglio
perché corre il rischio di far passare come logiche di oggettività “super partes” ciò
che in realtà non lo è.
Tema della finanza: di per sé non produce nulla ed anche in questo c’è un grosso
deficit di comunicazione. Il concetto stesso di produttività è deviato da questa logica.
All.2 – Note sull’Europa dei popoli
Occorre considerare cittadino europeo chiunque viva e lavori in Europa; vogliamo
una Europa inclusiva rispetto a tutti i migranti, comunitari e non. E’ necessario
superare la “Legge Dublino” (obbligo di richiesta asilo nel Paese di approdo)
permettendo al migrante di raggiungere il luogo dove vuole vivere. Servono leggi che
non spingano all’illegalità e che cerchino invece di includere realmente i migranti
nella politiche lavorative e sociali europee, facendoli diventare realmente cittadini.