mercoledì 24 ottobre 2012

Incontro per la costruzione di una rete di sostegno attiva Jabil



Care/i per la costruzione di una rete di sostegno attiva Jabil ex Nokia
Siemens. Abbiamo indetto un primo incontro per Martedì 30 Ottobre dalle ore
20.30 alle 23.00 presso la sede di Sinistra per Cernusco, all'interno della
sede della Coop. Edificatrice Cernuschese in via Fatebenefratelli,9 Cernusco
sul Naviglio
...

Saranno presenti le rappresentanze sindacali e i lavoratori della Jabil. Vi
invito a estendere l'incontro nei modi che ritenete opportuni. Per chi si è
iscritto alla mail-list ma impossibilitato a partecipare in quanto la
lontananza non lo permette sarà sempre aggiornato tramite documenti che
verranno prodotti e tramite l'indirizzo di posta elettronica retejabil@libero.
it potrà mandare i propri contributi.


Ordine del giorno

Introduzione Perchè una rete sul lavoro e le nuove modalità di Lotta. di Luigi
Brambillaschi
Intervento delle rappresentanze sindacali e dei lavoratori della Jabil per un
aggiornamento della situazione attuale e per fare proposte alla rete
Iniziative in atto.
Interventi dei partecipanti.
Individuazione dei referenti della rete.


Vi aspettiamo, un abbraccio
Annalisa Minutillo

Luigi Brambillaschi





http://www.facebook.com/#!/events/395984270473231/?fref=ts

lunedì 15 ottobre 2012

COMUNICATO ALLA RETE DI SOSTEGNO ATTIVA JABIL EX NOKIA SIEMENS

Sosteniamo il presidio delle operaie e degli operai della Jabil di Cassina de' Pecchi (Mi).

Care/i
Vi scriviamo queste righe per spiegarvi l'importanza di sostenere in questo momento le lotte del Presidio Jabil.
Sono stati ottenuti risultati importanti:

1) Riconoscimento sancito dal protocollo ufficiale, da parte di tutte le istituzioni con il Ministero della Sviluppo in testa, che l'area Nokia Siemens rimane industriale anche in futuro.
2) Impegno ufficiale del Ministero dello Sviluppo, a presentare un piano per la continuità produttiva della ex Jabil e dello storico sito industriale, oggi di proprietà Nokia Siemens.
3) La determinazione a lottare degli operai Jabil, ha visto stringersi intorno, la solidarietà attiva della Comunità, di altre fabbriche e di tanti sostenitori che, in momenti difficili come venerdì 27 luglio, ci hanno permesso di sventare l'attacco sferrato da Jabil, venuto alla carica con l'aiuto delle forze dell'ordine, con la pretesa di smantellare gli impianti.
Per far rispettare questi impegni serve un fronte di persone attive che si organizzano in modo capillare e sostengano la lotta.
"Una lotta esemplare che continua senza tentennamenti e continuerà, vigilando, con le appropriate iniziative e mobilitazioni, affinchè ogni decisione e ogni impegno preso al tavolo delle trattative, siano seguiti dai fatti, fino alla ripresa a pieni giri dello storico sito industriale."
Facciamo tre proposte:
a) Creare una mail-list di tutti i sostenitori attivi affinchè possiamo formare una rete inclusiva e partecipativa. Per adesioni inviare mail a: lbrambillaschi@libero.it 
b) Proporre iniziative per far emergere la nuova modalita di lotta ..."l'occupazione della fabbrica e il presidio", se si estende l'informazione e la conoscenza più si resiste.
Per proposte inviare mail a lisa.66@libero.it,
c) Creare un Sito Web della rete di sostegno. Chi può farlo contatti il seguente indirizzo mail lbrambillaschi@libero.it
Aspettiamo le vostre risposte.
Anna Lisa Minutillo
Luigi Brambillaschi

   

sabato 13 ottobre 2012

Presidio Permanente Martesana BARRICATE CONTRO GLI ESPRORI, SGOMBERO E ASSEMBLEA GENERALE

BARRICATE CONTRO GLI ESPRORI, SGOMBERO E ASSEMBLEA GENERALE

Ci scusiamo per aver atteso così tanto tempo a divulgare il comunicato riguardante l'esproprio sventato di giovedì 11 ottobre 2012.
Situazioni difficili richiedono momenti di riflessione più lunghi.

La giornata di giovedì è stata, per il Presidio Martesana, una piccola vittoria. Ringraziamo tutti coloro che sono accorsi in nostro aiuto.

La società TEM, con la complicità della pluri-indagata regione lombardia e del consiglio provinciale, speravano di prendere possesso dei terreni dove sorge il Presidio, speravano appunto.
Il tam-tam telefonico e su internet ha fatto accorrere, nel giro di poche ore, centinaia di persone; l'obiettivo della giornata era impedire all'ufficiale giudiziario di accedere (funziona così: anche se l'espropriato si rifiuta, l'ufficiale giudiziario può prendere possesso del terreno mettendo un piede nella proprietà alla presenza di due testimoni) al terreno da espropriare, l'unico modo risultava quindi bloccare le due strade che portano al Presidio.
Il blocco stradale, iniziato intorno alle 16.00, è proseguito oltre la mezzanotte, limite legale dell'ufficiale giudiziario per effettuare l'esproprio.
Siamo in attesa di un'altra lettera che comunichi l'appuntamento del prossimo esproprio, che sarà pubblicizzato con tutto l'anticipo possibile, la resistenza sarà quindi ancora più grande.
Non ci facciamo neanche intimidire dalle voci di un possibile sgombero, siamo in un terreno privato e legalmente non possono sgomberarci, ma si sa di questi tempi...Chiunque voglia dormire in Presidio è benvenuto, stiamo attrezzando una stanza con letti per tutti.
L'allerta durerà tutta la settimana, in caso di sgombero faremo una chiamata generale, rimane confermato il corteo, con partenza dalla piazza antistante la stazione di Gorgonzola MM2 alle 18.30 del giorno stesso.

Il prossimo appuntamento è l'assemblea generale del movimento NO TEM domenica 21 ottobre 2012 alle ore 15.00 al Presidio Martesana. La nostra intenzione è rilanciare le attività del presidio e riflettere sulla partecipazione e sul ruolo che le varie realtà esterne possono avere rispetto alla lotta NO TEM.

DE CHI SE PASA NO!

Presidio Martesana

venerdì 12 ottobre 2012

VERBALE IL LAVORO E IL PRESIDIO JABIL UN ESPERIENZA DI LOTTA IN CONTINUA EVOLUZIONE.”

“IL LAVORO E IL PRESIDIO JABIL UN ESPERIENZA DI LOTTA IN CONTINUA EVOLUZIONE.”
 INCONTRO-ASSEMBLEA PROMOSSO DAL PRESIDO JABIL EX NOKIA SIEMENS DI CASSINA DE PECCHI CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI CASSANO D’ADDA – 14 SETTEMBRE 2012
Verbale redatto da Guido Viale e condivo dalle rappresentanze sindacali, lavoratori, rete di sostegno della Jabil.
L’assemblea del 14 settembre scorso organizzata dal Presidio  Jabil ex Nokia Siemens con il Patrocinio del Comune di Cassano D’Adda (MI) sul tema:”Il lavoro e il presidio Jabil  un esperienza di lotta in continua evoluzione” è stata aperta da un saluto del Sindaco di Cassano che ha ricordato che i Comuni non hanno competenze nel campo della politica economica ma  possono intervenire con la pianificazione urbanistica, mettendo al centro il lavoro e dando quindi l’opportunità di creare imprese. Ha sottolineato che a tal fine gli amministratori locali dovrebbero coordinarsi.   
Luigi Brambillaschi, che ha presieduto la riunione, ha ricordato che al tavolo della presidenza, oltre a Roberto Malanca della Rsu Jabil e Ramona Bartoloni lavoratrice e “resistente” , sedevano Gabriele Tadini, da sempre sostenitore del Presidio e delle loro lotte, che ha contribuito con un grosso sforzo all’organizzazione dell’ incontro e Stefania Cavallo, sociologa che da tempo segue le lotte della zona e , insieme a Luigi Brambillaschi, ha dato un contributo significativo  sia a questo che ai due incontri precedenti a sostegno della Jabil , di Melzo e Inzago . Ha poi ricordato che grazie al presidio Jabil sono state raccolte molte adesioni di collettivi di altre fabbriche, di partiti e associazioni, sono stati organizzati incontri con lavoratori delle fabbriche in crisi, scambiando idee sul modo di organizzare le lotte per il lavoro.
Ai sindaci della zona, che è un territorio dove è presente un elevato numero di aziende legate al settore delle telecomunicazioni, è stata inviata una lettera concordata con il presidio Jabil, per invitarli a unirsi e a prendere delle iniziative in comune.
Roberto Malanca, del presidio Jabil e RSU della Fiom ha ricordato che la loro lotta dura ormai da 14 mesi e che proprio a partire dalla loro lotta è stato possibile sviluppare il confronto con altre realtà della zona. Unire tutte le lotte a un unico filo conduttore dà forza a tutti e permette di non ripetere gli errori compiuti. Per loro della Jabil lo spartiacque è stata la lotta dell’Innse. Hanno organizzato il presidio e occupato la fabbrica, scoprendo che è possibile imporre una soluzione diversa a una crisi industriale; non accettando niente se non la permanenza della loro fabbrica. E’ passato poi a riassumere le vicende principali della loro lotta: molti confondono la Jabil con la Nokia-Siemens. Loro infatti fino al 2007 erano dipendenti della Nokia-Siemens, Poi questa ha ceduto il ramo d’azienda con 350 lavoratori alla Jabil (multinazionale americana) la quale ha chiuso uno stabilimento a Mapello e ha trasferito tutte le sue attività negli stabilimenti di Cassina de’ Pecchi e Marcianise (Caserta) a cui Nokia-Siemens aveva garantito lavoro per quattro anni. In pratica era già stata concordata la data per il fallimento di Jabil che nel frattempo aveva ceduto gratuitamente gli impianti a un fondo finanziario statunitense. Due giorni prima di entrare in amministrazione controllata, Jabil ricompra le fabbriche, che gli aveva ceduto gratuitamente, dal fondo accollandosi circa settanta milioni di debiti e aggiunge altri 20 milioni per riprendere l’attività. In pratica sborsa quasi 100 milioni per riprendersi quello che aveva ceduto gratuitamente (c’è evidentemente anche una frode fiscale, su cui sta indagando la magistratura, in questi passaggi). Dopo sei mesi dichiara che la fabbrica verrà chiusa. I lavoratori organizzano il presidio per evitare che vengano portati via i macchinari. Infatti in fabbrica c’è ancora tutto e ogni tanto i lavoratori li riattivano per assicurarsi che non si blocchino. La fabbrica potrebbe ripartire domani, anche perché avrebbe anche i clienti, sia vecchi che nuovi. Jabil ha rifiutato dei nuovi clienti cinesi perché è decisa a chiudere.
Loro conducono una battaglia a largo spettro, sia con il presidio che con denunce civili e penali. Ma la cosa più importante è la battaglia sul campo fuori e dentro la fabbrica (qualcuno ci dorme sempre dentro). Vogliono salvare il  sito industriale e non permettere che un settore,fiore all’occhiello del territorio, che ha dato vita a tanti nuovi progetti e brevetti venga smantellato e che il know-how acquisito in 50 anni di storia venga perso.
Per questo si fanno questi incontri. Per loro è molto importante vedere che c’è solidarietà. A volte sono demoralizzati, ma questa solidarietà permette loro di riprendersi dando nuova linfa alla loro lotta.
Ramona, lavoratrice in lotta della Jabil in azienda da 15 anni, sposata a un lavoratore Jabil in azienda da 20, con un figlio di 4 anni racconta che entrambi si sentono catapultati a calci nel sedere fuori dal mondo del lavoro. Frequentano il presidio tutti i giorni per difendere un sito che ha 50 anni di storia e che un fiore all’occhiello per le sue competenze. Il presidio è stato un modo per reagire alla disperazione. E’ partito dalla tettoia del posteggio delle biciclette. Adesso è una specie di casa con cucina e salotto in cui fin dalla mattina si fa il caffè per i ragazzi che hanno passato la notte in fabbrica. Poi le donne preparano il menù, fanno la spesa, cucinano creando un ambiente familiare. E’ cambiato tutto: una volta ci si incontrava con i colleghi nei corridoi, ciascuno nel suo camice, che spersonalizza, e senza un vero rapporto. Ora nel presidio le loro vite si sono intrecciate.  Nonostante sia passato tanto tempo, colpisce l’iniziativa delle donne, che sono le prime a difendere la fabbrica dai tentativi di portare via i macchinari. La Jabil li ha trattati in modo meschino, arrogante e inaffidabile. Non ha mai accettato il dialogo, ma questo gli dà la carica per andare avanti. Hanno iniziato il presidio come un gesto di reazione, ma col tempo capiscono che sacrifici e occupazione cambiano la vita. Non è una cosa fine a se stessa; vogliono che le istituzioni facciano la loro parte per dare un futuro di lavoro a loro e alle nuove generazioni. La Martesana sta diventando un cimitero di fabbriche, anche se la TV non fa vedere quello che sta succedendo e che cosa significhi non sentirsi ascoltati.
I presenti vengono invitati a dare il loro numero di cellulare per essere convocati al presidio nel caso di minaccia di un secondo tentativo di sgombero.
Stefania Cavallo dichiara di essere lì per lanciare una proposta, ma prima intende sottolineare l’importanza della comunicazione, che crea sensibilizzazione e promuove una rete di contatti portando a modello di riferimento la lotta pacifica delle  lavoratrici e dei lavoratori della Jabil. Il senso di questi incontri è uscire dall’isolamento, perché di fronte alla perdita del posto di lavoro ci si sente dei falliti, crolla l’autostima. La comunicazione si fa col web, con i media, con le istituzioni, con le associazioni, con la politica (per colmare il vuoto della politica). Le immagini del blocco del 27 luglio (alle 4,30 della notte) che ha impedito lo sgombero dello stabilimento sono molto importanti. Portare via i macchinari e come portar via un pezzo di vita, non resta più niente. Per questo è importante condividere con altre persone e fabbriche. Restare connessi. Persino il sindacato, che è debolissimo, è costretto a rinnovarsi. Poi viene fatto l’esempio di modi di comunicare sbagliati. Uno è del ministro Fornero, per niente rassicurante; l’altro è della blogger Angela Marelli, che aiuta ad accettare i cambiamenti come processi lenti. Il web, la musica e la poesia possono aiutare. Lo si è visto nella vicenda del binario 21.
Di mancanza di lavoro ci si può anche ammalare; nella multinazionali statunitense si va avanti a psicofarmaci. Per questo propone di crear dei gruppi di auto mutuo aiuto, per superare le difficoltà psicologiche e creare un clima favorevole per superare il vuoto e creare fiducia (l’importante è aprirsi). In questi gruppi ci può anche essere un facilitatore. Si fanno a costo zero. L’importante è che i sindaci offrano degli spazi dove tenerli. Infine agli stessi amministratori presenti in sala  rilancia l’Appello, già lanciato nei mesi prima in rete e poi via mail,   di essere più presenti sui propri  territori e garanti delle fabbriche , delle aziende , del lavoro , delle  lavoratrici e dei lavoratori senza più lavoro. Fondamentale che questo settore  delle Telecomunicazioni   riparta    e si riesca  a portare Nokia ad un tavolo  negoziale  in cui dica cosa vuole fare di quest’area . Questi siti sono parte attiva e di importanza culturale  e sono un patrimonio della società italiana. Per questo  la Cavallo  chiede    di aderire a questo appello e di  fare seguire fatti  attraverso  atti ,  interpellanze , petizioni  e tutta la solidarietà possibile per  questi  nostri  lavoratori  .

Marco Bassani, delegato FIOM della Rsu Nokia-Siemens, comunica che molti colleghi, lui compresi, sono ormai prossimi al licenziamento. Gli esuberi sono 580 (più del 50 per cento del personale). Questo significa distruggere professionalità e prepararsi a uscire dall’Italia. In 135 hanno accettato il licenziamento con un piano di incentivazione all’esodo per i restanti 445 è stata aperta la procedura di mobilità. Nokia-Siemens non ha nessuna intenzione di trattare marciando verso il licenziamento collettivo. Tutto è cominciato nel 2007 con la cessione dei reparti produttivi a Jabil, ed in questi anni sono passati da 3000 a 1000 dipendenti. A settembre saranno 500. Poi 0. Non hanno futuro. Eppure sono quasi tutti ricercatori che hanno messo a punto prodotti apprezzati in tutto il mondo. Ma sono passati da un fatturato di 700 milioni a uno di 150: un vero disastro professionale e occupazionale. Nessuno è intervenuto per arrestare questo processo quando c’è stata la cessione della fabbrica a Jabil e l’azienda è stata privata dello sviluppo del prodotto, che adesso viene fatto in Germania. Anche il sindacato ha avuto una visione corta. In 3-4 anni la Nokia-Siemens ha ceduto altri rami d’azienda: R&S a Cinisello; logistica, collaborazioni con l’Università. E’ stato disperso un patrimonio incalcolabile. Ora l’azienda si dimezza, ma anche chi resta non ha futuro. Non hanno avuto solidarietà con quelli della Jabil, nonostante che li vedessero in lotta tutti i giorni, ma a Nokia tutto avverrà ora in 75 giorni, contro i 4 anni che ci ha messo la Jabil per scomparire. Nokia ha cercato di disfarsi del reparto R&S (250 addetti) cedendolo a una piccola società canadese molto indebitata, che ha acquistato il prodotto ma non gli addetti (questi lavorano nell’azienda, ma non per l’azienda!), cioè si porta via il know-how. Gli dispiace anche molto che la loro situazione (a 15 km da Cassano) sia così poco conosciuta.
Franz Foti, docente di scienza della comunicazione a Varese esprime la sua solidarietà umana. Loro il 26 sera, a sventare lo sgombero, c’erano e lui ha discusso un’ora con Annalisa (una presidiante). Qui stanno saltando migliaia di posti di lavoro, di persone e di famiglie. Un grazie al sindaco di Cassano, ma è proprio vero che i comuni non possono smuovere nulla? Bisogna fare un piano nazionale delle TLC e della microelettronica. Deve contenere dei progetti, che per ora non ci sono. Si è creata una grande sofferenza produttiva, industriale e personale, che toglie la dignità alle persone. Stanno saltando interi pezzi di territorio. Certo i sindaci non hanno competenze, ma possono intervenire per mantenere la destinazione d’uso degli insediamenti industriali prevenendo possibili speculazioni edilizie, come si è ottenuto a Cassina de’ Pecchi.
L’Assessore di Cernusco sul Naviglio ha espresso la sua solidarietà con i lavoratori in lotta. La crisi si prevedeva già fin dal 2008. Loro hanno stanziato 240mila euro per andare incontro alle persone in difficoltà. Ma con quali prospettive? Bisogna unire tutte le forze intorno a un tavolo per le politiche attive del lavoro (associazioni, imprenditori, amministrazioni). Le amministrazioni possono presidiare il territorio e avere un ruolo propulsivo nei confronti di Provincia, Regione e Governo perché vengano trovate le soluzioni. Il welfare non basta; bisogna rompere l’approccio assistenzialista. La Regione Lombardia ha speso milioni di euro per corsi e doti in cui nessuno ha poi trovato un posto. Non è questa la strada da seguire.
Antonello Patta di Rifondazione sottolinea due problemi: 1) sono troppo frequenti i confronti con lavoratori che non hanno alcuna conseguenza e lasciano un senso di impotenza. Nella Martesana ci sono migliaia di lotte che lui ha seguito una per una, ma non c’è il soggetto che le trasformi in un grande movimento unitario; 2) se i sindaci si uniscono possono ottenere molto. In 4 anni la zona ha perso il 25 per cento del manifatturiero; la cosa è stata sottovalutata. Si pensava di sostituirlo con il terziario e la logistica, ma non è stato così e il territorio ha subito una vera devastazione. Di fronte alle delocalizzazione (per il costo del lavoro e la fiscalità) la forza dei lavoratori si dilegua; subisce una concorrenza spietata. Ci vuole più unità nel territorio; si è fatto ancora poco; bisogna rivolgere un appello a tutto il territorio.
Matteo Frigerio, coordinatore di Alternativa comunista di Milano esprime la sua solidarietà di classe ai lavoratori della Jabil: nel 900 non c’erano solo le ideologie; c’erano anche le lotte dei lavoratori. Ci vuole un intervento politico perché la lotta è sempre economica e politica insieme; occorre esplicitarne lo sbocco politico. A un loro convegno hanno avuto importanti adesioni di operai e di leader delle lotte, oltre che delegazioni dalla Spagna e dal Portogallo, dove c’è una grande mobilitazione popolare contro i diktat della Trojka, cosa che dobbiamo costruire anche in Italia, passo per passo. Partendo dalle singole lotte bisogna creare una rete; mettere in discussione la proprietà privata dei mezzi di produzione. Se il capitale non fa profitti, scarica i lavoratori. Bisogna ricorrere all’esproprio, perché la proprietà non ha più interesse a mantenere certe aziende. Non è vero che la lotta della Jabil è pacifica. Ci sono stati anche momenti di contrapposizione alle forze dell’ordine. Monti ha dichiarato che ha depresso il paese apposta; per questo bisogna rivalutare il socialismo e la lotta su basi internazionali.
Luciano Muhlbauer, già consigliere regionale di Rifondazione rende grazie al presidio Jabil. Occorre intensificare la solidarietà con urgenza. Il 27 luglio avrebbero potuto ritrovarsi un capannone vuoto. Hanno cercato di sgomberare la fabbrica in piena estate, come all’Innse. In autunno torneranno alla carica. Occorre costringere il ministro a prendere impegni precisi per riavviare la produzione. Quell’impegno (già preso) occorre ora tradurlo in fatti. I sindaci devono schierarsi, esprimere una forza politica che condizioni i livelli superiori (Regione e Governo). La Regione ha attivato degli ammortizzatori (con i fondi UE), ma non ha mai nemmeno cercato di salvaguardare la produzione. Qui c’è uno spazio enorme per la politica e per le istituzioni. Dobbiamo provarci, anche a costo di sviluppare una lotta dura per trovare un nuovo padrone: questo apre uno spazio enorme per la politica e per le istituzioni. In secondo luogo dobbiamo sviluppare la solidarietà e le iniziative per impedire un secondo tentativo di sgombero.
Il Sindaco di Vimodrone dichiara di essersi sentito chiamato in causa da questi appelli. Piena solidarietà a chi soffre. Ormai, ogni settimana, riceve 2 o tre persone che vengono da lui perché hanno perso il lavoro. Il sindaco può ascoltarli (ed è importante) e poi offrir loro un accompagnamento ai servizi, perché le persone non sono pacchetti. Lui è sindaco da soli 4 mesi e ha già dato una delega all’emergenza e ai problemi sociali. Ha incaricato un consigliere delegato di studiare le politiche attive del lavoro sul territorio. Poi ha adottato una riduzione dei compensi per sé e per assessori e consiglieri. E’ molto importante unire le forze e invita tutti gli altri sindaci ad aderire per fare insieme delle politiche attive del lavoro con una delibera concordata per sostenere la situazione. C’è la possibilità di offrite degli spazi per i gruppi di ascolto per quelli che perdono il lavoro, ma il problema è come alimentarli. Alla Thales Alenia  – che ha produzioni simili a quelle della Jabil - nel 2004 sono intervenuti per impedire che dall’azienda venisse portata via la ricerca, chiedendo l’intervento di Finmeccanica, che controlla l’azienda. Ma hanno solo rimandato il problema.
Luis, operaio e licenziato politico e a lungo dipendente di un consorzio di cooperative in lotta da un anno per riprendersi il posto di lavoro segnala un articolo di Annalisa di Jabil su Alternativa Comunista. Anche loro sono in lotta da un anno. Tutti parlano di lotte, ma che lotte? Perché ci sia lotta ci devono essere due avversari. Da una parte ci sono i lavoratori, ma chi sono gli altri? Qual è il loro identikit? E’ tutto il sistema economico internazionale. Per rendere competitiva l’Italia hanno eliminato l’art.18, ridotto gli stipendi: per loro da 7,90 euro l’ora a 3,60 con l’introduzione del sesto livello junior. La CGIL lo ha approvato. Così quelli che stanno a pensare pensano, mentre i figli di chi lavora muoiono di fame. Poi finisce la Cassa Integrazione (per loro di soli 3 mesi, 500 ore): resta solo un assegno- Il loro padrone Caprotti ha avuto un fatturato di 14 miliardi nel 2010. Ma i lavoratori chi li protegge? La burocrazia mostra solo indifferenza. Ci vuole la lotta di classe contro la burocrazia. E’ stato il sindaco  a firmare lo sgombero del loro presidio all’Esselunga.
L’assessore di Inzago Giacinta Coriale porta i saluti del sindaco Calvi, che si sente vicino ai lavoratori della Jabil. Bisogna difendere la dignità delle persone e le istituzioni possono aiutare. Nella crisi i sindaci riescono ad ascoltare le famiglia. A Inzago hanno istituito un fondo per chi è rimasto senza lavoro insieme a Caritas e alla Consulta, ma ci vogliono più risorse. A Inzago ci sono due situazioni di crisi aziendali di imprese più piccole di Jabil (una è la Mavil). Loro hanno portato in Provincia il percorso della trattativa sui licenziamenti, che in parte sono rientrati. E’ già stato istituito da qualche anno un tavolo, un coordinamento, della Martesana. E’ lì che bisogna portare il caso Jabil, tutti insieme, per affrontarlo a livello provinciale e regionale.
Massimo Gatti, consigliere provinciale di Rifondazione sostiene che si deve affrontare congiuntamente il problema delle telecomunicazioni (TLC) come patrimonio del territorio. Non va sottovalutato il risultato che si è ottenuto con l’impegno del ministero (protocollo Jabil) , anche se per ora è solo sulla carta. Bisogna prendere delle iniziative a tutela  della vocazione del territorio e dei siti industriali. Bisogna sfidare la controparte a mantenere il lavoro, altrimenti si crea un vero deserto. Occorre prendere iniziative contro la speculazione e il consumo del suolo (autostrade, cave costruzioni), ma nei prossimi 60 giorni occorre che ci sia un’iniziativa di tutti i comuni per esigere l’attuazione del protocollo. Qui c’è un vero smantellamento: l’Italtel è stata ridimensionata; Eutelia è stata smantellata ecc.. Non sottovalutiamo il possibile ruolo delle istituzioni. Il 12 luglio tutto il Consiglio provinciale ha votato perché non venisse chiamata la polizia, che va usata contro la mafia e non contro i lavoratori. Occorre dare degli esempi concreti di cose nuove. Opporsi alla tendenza a privatizzare tutto, compreso il collocamento.
Il rappresentante della RSU della Alcatel Lucent che fa parte del Comitato dei lavoratori uniti per cercare vie nuove di protesta ha spiegato che L’Alcatel era leader nelle TLC a fibra ottica. In Italia contava su 2000 dipendenti, operai e molti ingegneri che coprivano tutto il ciclo, dalla base al prodotto finito. Bisogna combattere la globalizzazione che porta a comandare con logiche prese altrove. Portano via il lavoro non perché loro non sappiano lavorare (in un anno hanno prodotto 15 brevetti sui 36 approvati in tutto il mondo), ma seguendo altre logiche. Prima era un’azienda di avanguardia, la Telettra, poi sono arrivati i francesi di Alcatel. Alcatel ha comprato l’americana Lucent, ma adesso comandano gli americani. Nel 2006 i francesi hanno cominciato a depauperare il territorio; adesso Lucent, che era la metà di Alcatel ma ha vinto, si porta via tutto il lavoro. Occorre un coordinamento contro la globalizzazione e fare come quelli della Jabil. La politica, la Regione, i sindacati gestiscono solo i prepensionamenti. Bisogna ascoltare i lavoratori e creare un coordinamento di tutte queste realtà. Occorre usare quei fondi che non siano a perdere ma vengano dati ai lavoratori, che hanno molte competenze, per creare nuovo lavoro.
Orazio Reolon delle Acli di Cassano d’Adda ricorda che negli anni ’90 era stato creato il distretto industriale 14 per promuovere politiche attive del lavoro, che poi è stato “spento” dalla Regione. Nel 2004-2006 si sono fatti dei contratti d’area per creare il Parco della Martesana (una grande opportunità di lavoro in agricoltura), un’agenzia di sviluppo, che però ha operato poco insieme all’Afal sulla formazione. Bisogna intervenire dal basso sul tema del lavoro. Propone che i 28 sindaci della zona, attualmente dispersi, si uniscano e operino insieme. Per ora sono in cinque a fare un pool. Se i sindaci si mettono insieme i cittadini li seguono. Se i lavoratori della Jabil vincono, è una svolta importante. E il segno che un processo nuovo sta avanzando.
Il sindaco di Liscate , che tre anni fa ha partecipato alla marcia della pace con Brambillaschi ritiene che questa riunione rappresenti un importante arricchimento. La politica deve essere più presente. Anche i sindaci subiscono le ricadute della mancanza di lavoro. Occorre studiare la malattia e trovare la terapia con la partecipazione del paziente (i lavoratori).E fondamentale la difesa dei macchinari. Bisogna chiedersi se si può procedere all’esproprio. Non è vero che c’è disinteresse per il bene pubblico. Tutti capiscono che bisogna mantenere i siti industriali. Poi c’è anche un parco agricolo da difendere. Occorre fare atti deliberativi in un pool di sindaci, fare sentire ai lavoratori la loro vicinanza. Sono tante le piccole aziende che chiudono. Occorre convocare anche loro a questo tavolo itinerante. Un’assemblea come questa fa da megafono. Le azioni maggiori le possono fare il Governo e la Regione, perché sul lavoro sono loro ad avere le competenze. Ma i sindaci possono fare pressione avendo con sé tutti i lavoratori.

LAVORO CRISI-EUROPA VERSO IL 2013

ALLEANZA,LAVORO,BENI COMUNI,AMBIENTE (ALBA)
CONVEGNO DI TORINO 6/7 OTTOBRE 2012

LAVORO CRISI-EUROPA VERSO IL 2013

Tutti gli atti e i video


http://www.soggettopoliticonuovo.it/eventi/lavorotorino-6-7-ottobre/torino-tutti-gli-atti-e-i-video/