sabato 19 maggio 2012

CONTRO LA CHIUSURA DELL'ASILO UMBERTO PRIMO DI MELZO

LETTERA APERTA CONTRO LA CHIUSURA DELLA SCUOLA MATERNA.

Comuni chiedono di cambiare il Patto di stabilità: se così non fosse, molte città non avrebbero più risorse per proseguire l’offerta educativa nelle scuole materne comunali rischiando così la chiusura o di diventare statali.
Saranno molte le scuole materne a rischiare la trasformazione in scuole statali o peggio ancora la soppressione se non verrà modificato il Patto di stabilità proposto dall’attuale governo. E’ questa la preoccupazione degli Assessori all’Istruzione di molti comuni italiani. In diverse città del nord le scuole materne rappresentano la maggior parte dell’offerta educativa ed ora rischiano di trovarsi senza mezzi per garantire l’attività scolastica. È stata quindi avanzata una richiesta all’On.le Francesco Profumo, Ministro della Pubblica Istruzione, di modificare il Patto di stabilità tra governo e comuni. Gli Assessori hanno paventato il rischio di chiudere le scuole dell’infanzia nelle più importanti città italiane. La chiusura interesserebbe almeno 6.200 sezioni di scuola materna, 13 mila insegnanti e 145 mila bambini dai 3 ai 6 anni.
Le scuole comunali potrebbero diventare statali
Una delegazione di amministratori locali ha incontrato il Ministro dell’Istruzione On.le Francesco Profumo, chiedendo un intervento rapido e risolutore per non interrompere un servizio essenziale alle famiglie: l’attività delle scuole per l’infanzia di competenza dei comuni. A causa del Patto di stabilità, il quale prevede una sostanziale riduzione delle provvidenze da destinare ai comuni, gli enti locali possono contare su limitatissime risorse finanziarie. Se applicato il suddetto Patto, le casse di molti comuni non riusciranno più a far fronte alla richiesta di supplenti, in alcuni casi decisivi per garantire l’attività scolastica. Sarebbero necessari, a quanto sembra, almeno 350 milioni di euro per garantire l’attività didattica. Basti pensare che in alcune città, come Milano, le scuole comunali dell’infanzia sono l’85% di quelle esistenti, mentre a Bologna e a Torino superano il 60%. Il rischio sarebbe quello di privatizzare le scuole materne con riflessi sociali e culturali devastanti o, ancora peggio, chiuderle definitivamente. Una soluzione possibile potrebbe essere rendere statali le scuole comunali e sostituire il personale comunale, in attesa di pensione con personale statale. Questo sarebbe possibile grazie a un emendamento al decreto Milleproroghe, emendamento che ha concesso una deroga per alcuni mesi per poter assumere supplenti necessari alle sostituzioni. Secondo me però, questo emendamento non è sufficiente a risolvere un problema che a giugno, con la definizione dei nuovi ruoli degli insegnanti nelle scuole, è destinato a ripresentarsi.

Cos’è il Patto di stabilità
Il Patto di stabilità è un accordo che lo Stato Italiano, come ogni altro Stato che fa parte dell’Unione Europea, ha assunto con la C.E.E.. In base alle norme nel Patto indicate, anche i Comuni devono contribuire a ridurre il debito pubblico nazionale, mettendo a disposizione dello Stato risorse economiche. Queste ultime già scarse, a causa della crisi in atto, mettono i Comuni ancor di più in difficoltà. Di conseguenza, ogni comune, per rispettare questo Patto, deve rinunciare a utilizzare al proprio interno delle risorse economiche, che vanno invece destinate allo stato. In questo modo i Comuni si trovano nella condizione di non poter realizzare attività destinate alla cittadinanza, come infrastrutture, opere pubbliche e, per l’appunto, le scuole. Potrebbe essere non rispettato il Patto ma, in questo caso, il comune che non osservi le norme incorrerebbe in pesanti sanzioni. La prima complicazione a cui i Comuni verrebbero esposti, potrebbe essere il minor introito finanziario annuale da parte dello Stato, a questo farebbe seguito l’impossibilità di realizzare manutenzioni ordinarie, la drastica riduzione dell’erogazione dei servizi assistenziali e l’assunzione di personale a qualsiasi titolo e con ogni tipologia di contratto. Tutto questo avrebbe serie ripercussioni sulle legittime esigenze dei cittadini e, nel caso specifico, delle famiglie che hanno il diritto di mandare i figli nelle scuole materne comunali, che fino a oggi hanno svolto un eccellente servizio. La questione è appena agli inizi, vedremo quello che succederà.

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