mercoledì 20 giugno 2012

il Ministro Fornero in Parlamento dà i numeri . Per noi va CACCIATA

il Ministro Fornero in Parlamento dà i numeri . Per noi va CACCIATA.
la soluzione va trovata per tutti gli ESODATI  invece il Ministro sta ancora discutendo di numeri e non di diritti.
Abbiamo chiesto le dimissioni della Ministro e lo ribadiamo  :  per la riforma previdenziale Sbagliata e per i numeri
nascosti ed ancora   oggi ri invetati   a solo  120.000 = 65.000 +55.000   invece sono oltre 400.000 persone da SALVAGUARDARE

Domani  emetteremo un comunicato dei  Comitati ESODATI , MOBILITATI , CONTRIBUTORI VOLONTARI  , BANCARI
CGIL   Sugli esodati è ricominciata la danza dei numeri. Ma la soluzione è in alto mare 
Venerdi 22 giugno ci sarà lo sciopero generale promosso dalla CUB  USB e dai sindacati di Base. sotto
risolvere il problema dei mobilitati ed esodati significa nei fatti modificare la legge sulle pensioni. è importante la mobilitazione

Da: Esodati Lombardia    Come ben riassume la dichiarazione della segretaria confederale nazionale della Cgil Vera Lamonica, il cui link trovate di seguito, il Ministro sta ancora discutendo di numeri e non di diritti.
Insistiamo, la soluzione va trovata per tutti e occorre riaprire il tema della riforma previdenziale per dare maggiore gradualità all’innalzamento dell’età pensionabile.
Questo consentirebbe di risolvere in larga parte il problema di coloro che sono fuori dalle deroghe ma ai quali mancano pochi mesi per acquisire il diritto alla pensione con le vecchie norme.
Vi segnaliamo inoltre altri 2 articoli pubblicati su Rassegna.it di cui vi riportiamo i link e degli articoli comparsi sui giornali di oggi che vi alleghiamo.
Distinti saluti    Cgil Lombardia
 Sugli esodati è ricominciata la danza dei numeri. Ma la soluzione è in alto mare
http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=19326

Esodati, il giorno della verità?
http://www.rassegna.it/articoli/2012/06/19/88894/esodati-il-giorno-della-verita


22 giugno sciopero generale    manifestazioni a Milano e Roma
Il sindacalismo di base ha indetto lo sciopero generale per contrastare le politiche sociali e economiche del governo Monti (sostenuto da PD, PdL, Terzo polo) che scarica sui ceti popolari la crisi del sistema capitalistico attraverso l’introduzione dell’IMU; l’attacco al diritto alla salute con i tikets (9milioni di Italiani hanno rinunciato a curarsi perché non hanno soldi ) e alla pensione; l’aumento delle tasse e dell’Iva e l’insopportabile carico fiscale  sui lavoratori e con la cosiddetta riforma del lavoro.
La riforma del lavoro in discussione alla Camera prevede i licenziamenti senza giusta causa con le modifiche all’art.18, penalizza i precari con misure che aumentano la precarietà lavorativa; riduce la possibilità di ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria e sostituisce la mobilità con l’indennità di disoccupazione per un periodo più breve.
Inoltre centinaia di migliaia di lavoratori restano senza pensione e mobilità per l’innalzamento dell’età pensionistica.
Le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, Ugl, stanno accompagnando tutti i processi di devastazione del welfare e dei diritti conquistati dal movimento dei lavoratori.
Le misure di politica sociale ed economica attuate sono la prima concretizzazione di un progetto che si svilupperà nei prossimi anni.
C’è perciò la necessità di battersi per contrastare e impedire il completamento di tale progetto che se dovesse avere la possibilità di proseguire scaricherebbe 50 miliardi all’anno di tagli e/o imposte sui lavoratori.
22 giugno sciopero generale
Milano ore 9,30 L.go Cairoli
Roma ore 9,00 P.zza della Repubblica
In questi anni è stato il sindacato di base a lottare per il diritto al lavoro, la difesa del potere di acquisto con l’aumento automatico  delle retribuzioni e delle pensioni agli aumenti dei prezzi e l’eguaglianza di diritti per tutti indipendentemente dalla provenienza e dalla religione.
Se non vuoi continuare a subire, è necessaria la tua partecipazione alle lotte e all’organizzazione del sindacato di base.
giugno 2012
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CGIL Sugli esodati è ricominciata la danza dei numeri. Ma la soluzione è in alto mare 
La CGIL commenta l'intervento di oggi (19 giugno) in Parlamento del ministro Fornero. Siamo di nuovo alla danza dei numeri degli esodati, ma non si chiariscono ancora i criteri. Si parla genericamente di un sondaggio che non si capisce perché non si è fatto finora
» ASCOLTA: Esodati: ultima chiamata per la Fornero 
 19/06/2012 Condividi su:   
 “Ricomincia la danza dei numeri, ma per la soluzione del problema siamo ancora in alto mare”. Lo dice Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil commentando l'intervento del ministro Fornero in Parlamento.
“Il ministro – prosegue Lamonica – ora parla di 55 mila persone ed annuncia un censimento che non si capisce quando si farà e soprattutto perché non è stato fatto finora. Non si inverte però la logica che ci ha condotti fino a qui, facendo chiarezza sui criteri che devono presiedere ad ogni ricognizione numerica”.
“Non ci sono lavoratori che 'meritano' di essere salvaguardati – incalza la dirigente della Cgil – mentre altri evidentemente no, ma una certezza del diritto che va ricostruita riparando così all'errore, ora riconosciuto, di una riforma senza gradualità e senza flessibilità”.
“Prendiamo atto - afferma Lamonica - che si dice di volere un confronto con le parti sociali: il ministro non ha che da convocarlo, come da tempo stiamo ogni giorno chiedendo:
Ribadiamo che la soluzione va trovata per tutti, senza nuove tagliole con le quali ancora una volta il ministro costruisce i suoi numeri, e che deve essere una soluzione previdenziale”.
“Non si propongano cose improbabili quali i lavori di pubblica utilità – conclude la dirigente della Cgil – il ministro è bene che si informi sul fatto che in giro per l'Italia ne abbiamo alcune decine di migliaia, e che la disoccupazione è tale da non consentire certo ulteriori guerre tra poveri”.
Fornero in Senato: "Non sono 400mila, dall'Inps dati fuorvianti". ???
Ipotesi deroga riforma delle pensioni, trattamento di disoccupazione o lavori di pubblica utilità. "Confronto con le parti sociali". La Cgil la boccia: "Siamo ancora in alto mare"          da rassegna.it
Il governo "riconosce" altri 55mila esodati e si impegna a salvaguardarli, oltre ai 65mila già inclusi nel decreto. Siamo però ancora lontani dalla platea complessiva. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha riferito oggi (19 giugno) in Senato proprio sulla questione.
La cifra di 400mila esodati, contenuta nella relazione dell'Inps diffusa dalla stampa, "non è il numero da salvaguardare". Così la titolare del dicastero nel suo intervento. A suo giudizio, sono 60mila i lavoratori che hanno maturato i requisiti nel 2011 e quindi andranno in pensione nel 2012. La nuova platea è composta invece a 55mila persone, di cui 40mila in mobilità.
Fornero ha respinto le accuse sulle cifre reali dei lavoratori rimasti senza stipendio né pensione, a causa della riforma previdenziale del governo Monti. "Respingo con forza ogni insinuazione sul fatto che io abbia fornito cifre non vere, o che io abbia inteso sottrarre dati alla pubblica conoscenza", queste le sue parole. "Rivendico chiarezza e trasparenza volta a risolvere subito i problemi nel rispetto di stringenti vincoli finanziari".
La tabella dell'Inps "ha impropriamente alimentato la polemica dei giorni scorsi". Una tabella - secondo il ministro - "parziale e fuorviante" e che si presta a "facili strumentalizzazioni".
Un'ipotesi sul tavolo è una deroga alla riforma delle pensioni. "Deroga alla nuova disciplina pensionistica", specifica Fornero, ma "oneri e coperture dovranno essere attentamente vagliati". Inoltre l'esecutivo potrebbe estendere il trattamento di disoccupazione oppure pensare alla partecipazione a lavori di pubblica utilità.
Ci sono "ipotesi", ha concluso, sulle quali "il governo vuole confrontarsi con le parti sociali e il Parlamento". Elsa Fornero ha proposto anche l'istituzione di "una sede permanente di monitoraggio" proprio su questo problema.
Ma gli esodati sono almeno 370mila, secondo un'indagine diffusa stamani dai Consulenti del lavoro. Nel 2011, afferma lo studio, oltre un milione e mezzo di lavoratori è finito in cassa integrazione e mobilità. Per individuare il numero degli interessati si deve applicare il tasso di uscita incentivata (ovvero l'anticipo del raggiungimento dei requisiti per la pensione) che nel settore industria è il 14% di coloro che hanno beneficiato degli ammortizzatori.
A questi vanno aggiunti poi i lavoratori nati dopo il 1946 autorizzati alla prosecuzione volontaria e con un ultimo versamento contributivo versato prima del 6 dicembre 2011 (circa 133mila soggetti). Tirando le somme, appunto, la matematica non lascia scampo: sono circa 370mila gli esodati.
La Cgil boccia l'intervento di Fornero in Senato. "Ricomincia la danza dei numeri, ma per la soluzione del problema siamo ancora in alto mare". Lo dice Vera Lamonica, segretaria confederale di Corso Italia.
"Il ministro – aggiunge – ora parla di 55mila persone ed annuncia un censimento, che non si capisce quando si farà e soprattutto perché non è stato fatto finora. Non si inverte però la logica che ci ha condotti fino a qui, facendo chiarezza sui criteri che devono presiedere ad ogni ricognizione numerica".
"Non ci sono lavoratori che 'meritano' di essere salvaguardati mentre altri evidentemente no, ma una certezza del diritto che va ricostruita riparando così all'errore, ora riconosciuto, di una riforma senza gradualità e senza flessibilità".
Il sindacato prende atto del confronto con le parti sociali, annunciato da Fornero. "Il ministro non ha che da convocarlo - spiega Lamonica -, come da tempo stiamo ogni giorno chiedendo: ribadiamo che la soluzione va trovata per tutti, senza nuove tagliole con le quali ancora una volta il ministro costruisce i suoi numeri, e che deve essere una soluzione previdenziale. Non si propongano cose improbabili quali i lavori di pubblica utilità – conclude la dirigente della Cgil – il ministro è bene che si informi sul fatto che in giro per l'Italia ne abbiamo alcune decine di migliaia, e che la disoccupazione è tale da non consentire certo ulteriori guerre tra poveri".

Gli esodati sono almeno 370mila.
Lo afferma un'indagine dei Consulenti del lavoro che mette ordine nei diversi numeri circolati in questi giorni. Una stima che arriva poche ore prima della relazione che il ministro Elsa Fornero terrà oggi alle 16.30 in Senato.
Nel 2011, afferma lo studio dei Consulenti del lavoro, oltre un milione e mezzo di lavoratori è finito in cassa integrazione e mobilità. Per individuare il numero degli interessati si deve applicare il tasso di uscita incentivata (ovvero l'anticipo del raggiungimento dei requisiti per la pensione) che nel settore industria è il 14% di coloro che hanno beneficiato degli ammortizzatori. A questi vanno aggiunti poi i lavoratori nati dopo il 1946 autorizzati alla prosecuzione volontaria e con un ultimo versamento contributivo versato prima del 6 dicembre 2011 (circa 133mila soggetti). Tirando le somme, appunto, la matematica non lascia scampo: sono circa 370mila gli esodati.
Dunque, "se è vero - sottolinea Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro - che in 65mila sono stati salvaguardati dal decreto del governo, ne restano almeno altri trecentomila che in virtù della normativa vigente si ritroveranno presto 'esodati' in attesa della pensione senza aspettare le nuove regole previste dal dicastero guidato da Elsa Fornero". Una situazione che non lascia margini interpretativi ma che impone interventi immediati del governo".
Nuovi allarmi arrivano durante le audizioni delle parti sociali in Commissione Lavoro alla Camera.
Ci sono gli agricoltori che rischiano di rimanere senza pensione, lavoro e addirittura senza azienda dopo aver aderito alle misure comunitarie per favorire l'ingresso in agricoltura dei giovani attraverso il prepensionamento, ha denunciato la Coldiretti. L'Abi sottolinea che sono 20mila gli esodati nelle banche, numero coperto in minima parte dai 17.210 salvaguardati previsti dal decreto del 2 giugno per i settori dotati di fondi di solidarietà.
Per questo si tengono oggi in tutta Italia sit-in dei lavoratori bancari. “Il governo e il ministro – spiega un comunicato sindacale – hanno il dovere dare una soluzione alla drammatica situazione in cui si vengono a trovare tutti i lavoratori esodati che rimangono senza salario o senza pensione”. A Roma il presidio si terrà di fronte al ministero del Lavoro, con la partecipazione dei segretari generali dei bancari di Cisl (Gallo), Cgil (Megale) e Fabi (Sileoni); a Napoli sarà presente il segretario generale Uilca (Masi).

ATDAL OVER40
Lettera aperta al presidente dell’inps Mastrapasqua.
Seguiamo da mesi l’infinita querelle sul numero reale degli “esodati”.
Un tema avvincente che coinvolge il sistema mediatico e che la maggior parte degli “esodati”, dei mobilitati ma anche quella grande massa di disoccupati over50, privi di qualsiasi tutela, segue con un misto di rabbia e di pena per l’insipienza, mista a spocchia, dei grandi tecnici prestati alla politica.
Rabbia e pena nei confronti di chi, autoproclamatisi superesperti e portatori di ricette capaci di risolvere i problemi del paese, hanno avviato da mesi una strategia che ha come elemento portante il massacro programmato di ampi strati della popolazione.
Non crediamo di dover spendere parole sulla rabbia di chi si è visto spostare in avanti di svariati anni il traguardo della pensione o di chi, peggio ancora, privato da anni di una occupazione, non dispone di uno straccio di sostegno pubblico come avviene nella stragrande maggioranza dei paesi europei.
Appare invece penoso il gioco del lotto sui numeri di coloro che sono stati ancora una volta penalizzati dall’ennesima riforma previdenziale, gioco che si sviluppa sulla pelle di centinaia di migliaia di cittadini.
Stanchi di essere presi per i fondelli, crediamo sia ora di parlare chiaro.
L’INPS, Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, dispone di tutte le informazioni necessarie a chiarire ogni possibile dubbio. Potremmo dire che l’INPS conosce vita, morte e miracoli, della stragrande maggioranza dei cittadini italiani in età lavorativa.
L’INPS ha investito negli anni decine di miliardi per dotarsi di imponenti sistemi informativi, di computer di altissimo livello, all’interno dei quali sono regolarmente archiviate le situazioni di tutti i cittadini in età lavorativa.
L’INPS sa chi sta lavorando e versa dei contributi, chi versa contributi volontari, chi passa da una cassa previdenziale ad un’altra, chi si trova in cassa integrazione o in mobilità, chi usufruisce e per quanto tempo di una indennità di disoccupazione, chi ha aperto o chiuso una Partita IVA e, soprattutto, chi ha interrotto il versamento dei contributi e, si può desumere, abbia quindi perso il lavoro.
Possiamo dire che l’INPS, molto più dell’ISTAT, dispone di informazioni reali sul numero dei disoccupati nel nostro paese ed in particolare di quei disoccupati in età matura dei quali l’ISTAT sembra non essere in grado di fornire dati attendibili.
A scanso di equivoci anticipiamo l’obiezione scontata dei soliti pierini: “non è detto che chi ha interrotto il versamento dei contributi sia realmente disoccupato perché potrebbe lavorare in nero”.
Ammesso che possa esistere una percentuale di persone che lavorano in nero rispondiamo ai pierini che un over50-55 che interrompe i versamenti contributivi a pochi anni dal raggiungimento del monte previsto per la pensione e decide di lavorare in nero, o soffre di una patologia autolesionista oppure, si è trovato costretto ad accettare di lavorare in nero per poter sopravvivere visto che lo Stato se ne fotte della sua condizione.
Analogo discorso va esteso alle Partite Iva, non a caso proliferate negli ultimi anni, i cui possessori sono automaticamente classificati come “autonomi” professionisti benestanti.
Anche in questo caso l’INPS dispone di tutte le informazioni relative al reddito di questi soggetti ed è in grado di sapere quanti siano effettivamente ricchi imprenditori e quanti invece, costretti ad aprire una Partita Iva per poter ambire ad un lavoro super sfruttato e sottopagato, grazie alle norme sui contratti flessibili, che nulla ha di autonomo e molto ha di lavoro dipendente mascherato ad uso e consumo degli interessi degli imprenditori.
Infine, INPS è in grado di sapere quanti di questi “autonomi” sono rimasti senza reddito e senza pensione con la truffa della Gestione Separata obbligatoria.
Se tutto questo è vero, come è vero, perché appare così difficile riuscire ad rendere pubbliche queste informazioni fondamentali per far comprendere la realtà del paese ?
La motivazione è di natura strettamente politica ed è più che evidente che alla politica, al Parlamento, al Ministro del Lavoro, non può piacere l’idea che quei dati vengono esplicitati.
Come potrebbero infatti spiegare che il dato ufficiale sulla disoccupazione è molto più consistente di quello comunicato trimestralmente dall’ISTAT ?
Come potrebbero accettare il fatto che i disoccupati maturi privi di reddito, sommati agli “esodati” e ai “mobilitati”, porterebbero la cifra globale dei diseredati in questo paese molto vicina al milione di unità ?
E come potrebbero accettare che si venisse a sapere quanti giovani e meno giovani lavorano con contratti e salari talmente vergognosi al punto che considerarli occupati appare quanto meno un insulto all’intelligenza ?
Per anni ci hanno raccontato favole sulle ricette per salvare il paese, il lavoro e l’occupazione.
Per anni ci hanno propinato provvedimenti legislativi che hanno penalizzato ed eliminato pensionandi a pochi anni dalla pensione, che hanno creato generazioni di giovani precari e senza futuro.
Per anni ci hanno parlato della necessità di un sistema di welfare universale di cui non si è vista traccia.
Come potrebbero oggi accettare che, dati reali a disposizione del paese, si chiedesse loro conto di quanto di colpevolmente sbagliato hanno fatto in tutti questi anni ?
 ATDAL OVER40



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