domenica 10 giugno 2012

Landini: ha presentato l'appuntamento del 9 in modo molto chiaro..

Landini: ha presentato l'appuntamento del 9 in modo molto chiaro..

da Il Manifesto
LANDINI - Il segretario Fiom incontra i leader della sinistra: «Ma i metalmeccanici non si fanno partito»
«La sinistra indichi una svolta»
INTERVISTA - Loris Campetti
Puntare sul lavoro e cancellare le leggi di Sacconi e Monti-Fornero (queste ultime votate anche dal Pd). La Cgil proclami lo sciopero generale. I 5 stelle? Li guardo con attenzione
Il prossimo sabato a Roma il gruppo dirigente Fiom e una platea di delegati metalmeccanici chiederanno ai segretari dei partiti di sinistra e centrosinistra di spiegare quali idee e programmi hanno in mente per costruire un'alternativa alle politiche classiste e liberiste del governo Monti. Questo appuntamento, a cui si sono detti disponibili Bersani, Di Pietro, Vendola e Ferrero, ha creato un certo parapiglia. Ne parliamo con il segretario generale Maurizio Landini.
Allora Landini, la Fiom si fa partito?
La Fiom fa quel che ha sempre fatto: fa sindacato, e poiché sta vicino alla sua gente si rende conto del peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita, a cui sta dando un forte contributo il governo Monti con i suoi provvedimenti contro i pensionati presenti e futuri, contro i precari e i giovani, con lo smantellamento dei diritti e delle tutele, con l'attacco agli ammortizzatori sociali nel pieno di una crisi pesantissima. La nostra gente ci testimonia il solco sempre più profondo con una politica distante dai lavoratori che non si sentono rappresentati politicamente da nessuno. È normale che chi si occupa di rappresentanza sindacale si interroghi sulla crisi di quella politica.
Cosa chiedete ai partiti di sinistra?
Il loro programma, sapere da che parte stanno, se vogliono davvero cambiare questo paese, se pensano che sia l'ora di costruire un'altra Europa, ché quella fondata solo sulla moneta, sul libero mercato e sulla finanza ci ha precipitati in questa crisi. Vogliamo un'Europa fondata sul lavoro e sui diritti e non sulla loro riduzione. Chiediamo una rappresentanza politica che non sia a senso unico, basata sul solo diritto d'impresa. Serve un programma alternativo alle politiche del governo Monti e vogliamo sapere se questa è anche la convinzione di chi si candida all'alternativa.
Lo chiedi a chi, come il Pd, sostiene questo governo, persino nella cancellazione dell'articolo 18?
Per questo chiediamo un confronto. Ci sono leggi sbagliate da cancellare, quelle sul lavoro targate Berlusconi-Sacconi e quelle targate Monti-Fornero. Poi ci sono leggi mai fatte come quella sulla rappresentanza sindacale. Oggi viviamo una situazione del tutto estranea alla democrazia: devo ricordare ai lettori del manifesto le rotture di Marchionne, l'esclusione della Fiom dalle fabbriche Fiat, l'attacco al contratto nazionale? Sono due anni che denunciamo queste cose e dalle forze del centrosinistra non abbiamo ottenuto risposte convincenti. Dicevano che Pomigliano era un caso unico e invece, come sosteva la Fiom, era un grimaldello per ributtarci agli anni Cinquanta, se non peggio. Insomma, esiste o no il problema della rappresentanza politica del mondo del lavoro?
Avete invitato anche Beppe Grillo?
Il movimento 5 stelle ha modalità politiche diverse, ma noi al confronto siamo interessati. Non mi convincono gli attacchi contro la presunta antipolitica, preferisco capire le domande che sottendono la massiccia astensione e il voto a forze che fanno politica in forme diverse. È in atto un attacco alla democrazia nel lavoro e nella società, la risposta non può che cercarsi nell'allargamento della democrazia e della partecipazione.
Ma intanto il Senato ha cancellato l'articolo 18...
Per noi la partita non è chiusa, abbiamo indetto due giornate di mobilitazione per il 13 e 14 giugno, la prima con iniziative in tutte le provincie e la seconda con un appuntamento dei metalmeccanici a Roma, davanti al Parlamento. Non escludiamo nulla per bloccare questa riforma che colpisce giovani, precari per i quali chiediamo un reddito di cittadinanza, lavoratori di cui intendiamo difendere ed estendere diritti e tutele.
Dieci anni fa la Cgil portava in piazza tre milioni di persone in difesa dell'articolo 18. Oggi non si va oltre i presidi.
Calma, noi seguitiamo a pensare che serva, subito, lo sciopero generale. Non siamo noi a dirlo, è il direttivo nazionale della Cgil che l'ha deciso. Non ci sono ragioni per non mettere in campo quella decisione. Non basta: percorreremo tutte le strade per impedire che la crisi venga usata per cancellare diritti e tutele, anche attraverso una raccolta di firme. I referendum si possono fare e anche vincere, come la storia recente insegna.
Che altro chiederete ai segretari dei partiti di sinistra?
Se intendono inserire nei programmi con cui chiederanno il voto la centralità del lavoro, la sua qualità, i diritti connessi. Se ritengono necessaria una diversa politica industriale ed economica orientata a un modello di sviluppo socialmente e ambientalmente compatibile. Persino questo devastante terremoto in Emilia che ha fatto scempio di operai dovrebbe insegnare qualcosa: lo stato deve investire in sicurezza e svolgere un ruolo attivo per impedire la fuga di imprese e multinazionali dalla zone terremotate e dall'Italia. Se non arriveranno segnali positivi, temo che gli appelli al voto, anche se a farli sarà la sinistra, non convinceranno i lavoratori che la Fiom si onora di rappresentare.

«Noi facciamo sindacato e difendiamo i diritti dei lavoratori, mai così colpiti. Per questo il 9 giugno incontriamo Pd, Idv, Sel e Federazione della sinistra chiedendo impegni precisi per il futuro sul tema del lavoro». Maurizio Landini festeggiava ieri i due anni alla guida della Fiom («ho resistito bene, sono stati impegnativi per me, ma soprattutto difficili per le persone che rappresento che hanno subito un attacco ai loro diritti senza precedenti») e vuole precisare che «all’orizzonte non c’è alcun partito o lista della Fiom».

Landini, nel pullulare di liste civiche c’è chi dà per certo che la Fiom si candidi alle prossime elezioni. È vero?
«Il problema non è questo. Il problema è che le persone che lavorano hanno visto un peggioramento secco della loro situazione e i loro bisogni non sono sufficientemente rappresentati. Noi chiediamo a chi si candida a governare il Paese di rimettere mano ad una riforma delle pensioni che penalizza anziani e di conseguenza i giovani, una legge sulla rappresentanza che permetta ad ogni lavoratore di scegliersi liberamente il suo sindacato, tornare ad un articolo 18 che realmente salvaguardi dal licenziamento economico, ammortizzatori sociali per i precari fino ad un reddito di cittadinanza. Siamo contenti che Bersani, Di Pietro, Vendola abbiamo accettato il nostro invito e gli chiederemo di prendere impegni concreti su questi temi prima di candidarsi».

E se sabato prossimo i partiti non vi daranno risposte soddisfacenti?
«Una cosa per volta. La nostra richiesta è di riconnettere democrazia e lavoro, sapendo che la crisi di rappresentanza non colpisce solo i partiti. Chi non va a votare o vota nuovi movimenti non va etichettato come “antipolitica”, siamo invece di fronte ad una nuova domanda di politica. Il 9 giugno assieme ai partiti ci saranno anche associazioni, soggetti costituzionali. Dopo il 9 continueremo a chiedere questi impegni a sindaci, presidenti di Regione. Sono due anni, dal contratto di Pomigliano, che combattiamo questa battaglia sui diritti: ora vogliamo portare a casa dei risultati concreti».

Ma in questo modo non rischiate di dare spazio a chi vi accusa di fare politica da sempre, di mirare ad uscire dalla Cgil?
«La Fiom deve dire quello che pensa. Fin dal congresso di Rimini del 1996 Claudio Sabattini ci ha insegnato a perseguire l’indipendenza: abbiamo un progetto di società che confrontiamo con tutti, partiti in primis. Noi in questo modo pratichiamo la confederalità, perché io mi batto prima di tutto per l’autonomia della Cgil. Con l’incontro del 9 noi facciamo il nostro mestiere di sindacalisti confederali».

Intanto però il 13 e il 14 chiamate alla mobilitazione contro la riforma del lavoro.
«La nostra mobilitazione l’abbiamo decisa all’Assemblea nazionale e mette assieme la protesta contro una riforma del lavoro che peggiora le condizioni e i diritti dei lavoratori e quella contro Fiat, che sta lasciando l’Italia senza che il governo apra bocca, e Finmeccanica, che vuole svendere aziende pubbliche in settori strategici come i trasporti. Dalla segreteria della Cgil invece ci aspettiamo che proclami lo sciopero generale come stabilito dal Direttivo del giorno dopo l’approvazione del testo della riforma del lavoro».

La Cgil sta lavorando per ottenere altre modifiche e aspetta l’arrivo del testo alla Camera.
«Lo sciopero generale non è uno strumento di testimonianza. È uno strumento di lotta per ottenere cambiamenti. E quindi bisogna indirlo al più presto, prima che la riforma arrivi alla Camera. Sennò sarà troppo tardi».


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DDL Fornero: L'altro terremoto sul lavoro
Sotto attacco i diritti fondamentali: serve una risposta immediata

Sotto le macerie del terremoto è finito anche l'articolo 18. 
Ieri, mentre lo sguardo del Paese era rivolto, naturalmente, al dramma delle popolazioni emiliane e in particolare delle lavoratrici e dei lavoratori di quel territorio, il Governo Monti - con quattro voti di fiducia che hanno legato le mani ad un Senato comunque in gran parte accondiscendente - ha portato a casa la riforma del lavoro cara alla Bce, quella che cancella conquiste fondamentali del movimento operaio italiano e precarizza ulteriormente il mercato del lavoro. Ora il testo passerà alla Camera e subito dopo arriverà al voto il Fiscal Compact ( il provvedimento che prevede un taglio del bilancio di 50 miliardi all'anno per i prossimi 20 anni).
Mai come ora è necessaria una risposta forte, di cui l'indizione dello sciopero generale da parte della CGIL ci sembra elemento naturale.
Ci impegneremo da subito a costruire in ogni sede, insieme a tutti i soggetti sociali e sindacali contrari a questa controriforma, una risposta forte e partecipata, per bloccare il “terremoto sociale” che il Governo (con il consenso del 90% del parlamento) sta provocando.

ALBA- soggetto politico nuovo- Alleanza per il lavoro, beni comuni e ambiente.
Comitato esecutivo- 1 giugno 2012
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SULLA LISTA " REPUBBLICA" pro Monti mi sembra molto interessante la risposta di Rodotà su Il FATTO  e anche l'articolo, anche su ALBA. de Il Foglio ( incredibile a dirsi ma è corretto)- li trovate allegati..
IMPORTANTE MI SEMBRA LA PRESA DI POSIZIONE DI GALLINO

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