mercoledì 13 giugno 2012

L’importanza del porsi domande e….. se siamo davvero attenti ai segni di questa crisi ” di Stefania Cavallo

L’importanza del porsi domande e….. se siamo davvero attenti ai segni di questa crisi ” di Stefania Cavallo
Intervento  del 12 giugno 2012
Melzo  , Palazzo Trivulzio –Sala Vallaperti
“L’importanza del  porsi  domande  e….. se siamo davvero  attenti ai segni di questa crisi ”  di  Stefania Cavallo

PREMESSA
Un  paio di mesi fa  stavo seguendo  la trasmissione di Fabio Fazio “ Che tempo che fa “ quando ad un certo punto  arriva Marco Paolini, era un sabato sera del 24 aprile scorso .
Marco Paolini, il maggiore esponente del “teatro di narrazione”, e  dal 24 aprile è  in libreria con “Ausmerzen – Vite indegne di essere vissute”  Ed. Einaudi .
Ecco potete seguire questo bellissimo scambio di Paolini con Fazio che veramente fa  riflettere molto sull’importanza di porsi delle domande come ….porsi il problema di cosa fare in certe situazioni …..ossia siamo davvero attenti ai segni di quello che ci succede intorno? Possiamo stare sereni che sia tutto “normale” o se in questa “normalità” non ci siano dei parametri ?!  L’intervista con Paolini inizia a 0.19 minuti e 10 secondi della trasmissione.
( Fonte: https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=A7zK8GKc6Jc)
Ausmerzen ,  significa “Da marzo” ,  una  dolcissima  parola tedesca che  vuol dire  che a marzo prima della  “transumanza”  gli agnelli , le pecore che non reggono la marcia vanno soppressi , macellati  .
Il libro racconta  di  Action T4 un progetto realizzato dal governo nazista ma concretizzato prima dell’inizio della guerra  di eliminare tutti quelli che sono considerati  i cosiddetti   “mangiatori inutili”  , in un momento di crisi economica,  appunto quelle  “vite indegne di essere vissute”  e di  come eliminarle dalle spese.
C’è chi decide  chi deve stare nelle spese e chi non deve starci  e qualcuno decide per gli altri  , come  accade in una grande famiglia  quando ci sono problemi di bilancio.
Attraverso questo progetto vengono sterminate  300 mila persone  e  tra queste ci sono  tutti quelli “fuori dai parametri”  e si iniziò a sterilizzare  tutti quelli che non dovevano procreare  ( ma non solo in Germania  ma anche le civili nazioni del Nord Europa)    e i tedeschi con “ausmerzen” cominciarono con i bambini .
Il tutto successe con freddi metodi scientifici   attraverso  l’opera di medici , di suore, di  infermiere e l’intero apparato  della  Sanità  , un ambiente  che  normalmente  “cura”   e a cui  invece viene chiesto di uccidere!  Pratiche legate al risparmio  concreto  (vd. Lista della spesa  a pag. 103) , sino a dire che in 10 anni l’1% della popolazione non avrebbe gravato più  sulle spese  sanitarie nazionali .
Ad un certo punto,  verso la fine dell’intervista , arriva una domanda  di Fazio , non scontata,  in cui si rivolge a Paolini  chiedendogli  “ Che cosa era successo per cui si accettavano quelle disposizioni di Hitler?”
Risponde Paolini: “Le idee all’inizio sono piccole , ma dipende !!!”  .
Hanno  ucciso  circa 5000  bambini col consenso dei genitori che venivano ingannati  e a loro si diceva che  i loro figli avevano una malattia incurabile , ma “ lo stato ha una medicina nuova  , è un po’ rischiosa volete che ci proviamo?”   Quale genitore non avrebbe voluto che suo figlio  potesse guarire?  Quindi quei genitori firmavano e davano il loro assenso  in realtà,  ignari di quello che realmente  stavano facendo .
Poi passarono a  “pulire” i manicomi  ,a  toglierli dalle spese , un luogo in cui allora  era facile finirci  bastava essere  un po’ vicaci , come  Ernst  Lossa ,  un bimbo  molto simpatico ma molto vivace  , quello che , diremmo oggi,  avrebbe avuto bisogno di un  insegnante di sostegno.
Paolini  dice  che ad un certo punto bisogna pensare anche al futuro  , a cosa fare  in un futuro  e  non solo  pensare , essere d’accordo  su un passato da condannare !
Ecco il tema  che purtroppo , quando succedono queste cose,  nessuno è sicuro di capire  quello che sta succedendo  , o che accorgendosi non ci si potrebbe abituare , considerandolo “normale” , perché  c’è un piccolo gruppo di persone  che   ne è  fieramente convinta ,  un’altra piccola parte  di persone che ne è fieramente contraria  e tanti che non se ne accorgono  proprio  ……quindi  diventa tutto normale !
Ecco allora  l’importanza di porsi delle domande come ….porsi il problema di cosa fare in certe situazioni …..ossia siamo davvero attenti ai segni di quello che ci succede intorno? Possiamo stare sereni che sia tutto “normale” o se in questa “normalità” non ci siano dei parametri ?!
Questa digressione  è per dire   molto concretamente che  molti sono gli agganci alla nostra contemporaneità   e se pensiamo all’attuale dramma   e crisi del mondo del lavoro  .
Pensate  quando  capita di incontrare  , come è successo a me,   chi dice  “ Ma perché c’è la crisi?  Dove la vedete? “   e con  un bel respiro  cerchi di dare una risposta  che  faccia comprendere  a quell’interlocutore  che  basta leggere la cronaca  quotidiana  o  “guardare”  a quante persone perdono il lavoro, a quante vertenze , ben 300  se non di più , sono sui tavoli ministeriali per una  soluzione adeguata , ai suicidi   in aumento continuo ed inquietante e alla percentuale di giovani  (circa il 36 %)  che non trova lavoro  o che 1 bambino  su 3  diventa “povero”    .
Personalmente  ho seguito abbastanza da vicino  la storia dei “licenziati dei treni notte”  che peraltro  proprio oggi  vedono il ripristino del loro servizio estivo di collegamento dal Sud al Nord   , così come ho conosciuto bene la storia delle lavoratrici  dell’ OMSA di Faenza   e infine  da poco  ho avuto il piacere di  conoscere di persona  i lavoratori della Jabil /Ex Nokia   di Cassina De Pecchi  e nel racconto  di tutte queste persone  , in queste tre diverse realtà  (diverse solo in apparenza ) ,  emerge  ancora una volta  una gestione spregiudicata   aziendale  a discapito  del lavoratore  e del lavoro ,  nel senso che  il discorso sembra  essere  sempre lo stesso  ossia che spesso viene negato il fatto   che ci siano commesse/ordini   e così facendo si porta la realtà produttiva a  chiudere   perché in negativo  , ma di fatto così non è  .
300 , o forse di  più ,  le vertenze sul tavolo del Ministero del Lavoro  in questo periodo , un numero significativo e preoccupante  per chiunque  e credo anche  per  chi  sa di  essere un “Rambo”  della concertazione negoziale !  Inoltre dietro questa sintesi numerica  ci sono migliaia e migliaia  di   “persone”  , di lavoratori  senza più lavoro  ,  o in cassa integrazione   che spesso possiamo trovare nei vari “presidi”  ancora attivi e “resistenti”  anche nel nostro territorio della Martesana   a Nord-Est di Milano .
Lo scenario è  quello sempre più ricorrente  del tempo che passa senza che ci siano  cambiamenti concreti  e risposte  a tutte queste lavoratrici e lavoratori   , come ad esempio  nella situazione  della Jabil/Nokia   che il prossimo luglio  “festeggiano”,  si fa per dire, il loro primo anno  di  vertenza e presidio ancora attivo a Cassina de Pecchi  .
Come se  ci fosse un retro-piano preordinato nazionale  secondo cui  debbano essere smantellati tutti i centri produttivi   a favore di   siti  di  mera  logistica , movimentazione merci , infatti spesso si sente dire dagli stessi lavoratori  “l’ ‘Italia diventerà   un enorme polo logistico  e basta ! “.
Pensiamo  ad esempio  anche  al discorso sempre più pressante dei nuovi e recenti progetti stradali e autostradali  che  stanno ponendo seri problemi sul piano  ambientale , della convivenza sociale e civile  .
C’è ancora molto da capire  e da  “resistere”    , ma soprattutto  quello che si chiede  con forza e urgenza  a questo governo  è   un piano di politica economica  che rilanci  la produttività  e con essa il lavoro  per salvaguardare   le nostre  piccole e medie realtà  imprenditoriali di eccellenza .
IL LAVORO PRECARIO…..E LE PICCOLE IMPRESE ITALIANE !
Leggevo , qualche mese fa  ,  su Repubblica (esattamente  del 19 aprile ’12)  l’articolo e intervento  del Ministro Elsa  Fornero  sul tema , ancora controverso,  dei vari contratti  del lavoro esistenti  oggi in Italia   e di come la nuova riforma abbia  intenzione di porre rimedio sia all’attuale ed elevata   precarietà  dei lavoratori sia   all’incertezza  costante  del mercato del lavoro  per i giovani , le donne e gli over  40-50  a  cui possiamo aggiungere  la drammatica realtà dei cosiddetti “esodati”.
Non concordo col Ministro  quando scrive e dice che  tutto sommato con questi contratti  ,  “a chiamata” , “ a progetto” ecc.  ,  si è dato comunque il lavoro  alle persone ….mi sembra un modo un po’ superficiale di affrontare la problematica !
Intanto chiederei  a chi lavora e ha lavorato con questi contratti come si sentono  rispetto  al continuare  a lavorare  in questa modalità che non dà certezze  e  soprattutto ha diffuso una filosofia del lavoro basata  paradossalmente sull’”accontentarsi” e del “tirare a campare”  e lo dico con cognizione di causa tanto più quando penso ai giovani che ad esempio  continuano a lavorare  così  con  una serie infinita di  “stage” , o con lavori di somministrazione , o a progetto   e così via.  Penso a tutte quelle donne come le nostre archeologhe   , di cui abbiamo conosciuto le  storie  precarie di lavoro , e a tutte quelle donne  per lo più “invisibili” che hanno dovuto organizzarsi anche loro in rete con  un blog   per rivendicare  il fatto che “esistano”  e che se anche riescono ad avere lavori temporanei o a progetto, il loro lavoro di fatto  è paragonabile ad un lavoro da “contratto dipendente” e a tutti gli effetti spesso a tempo indeterminato.
Inoltre  sappiamo bene che se si va in banca con questa tipologia di contratti  non si riesce ad avere nulla , né ad accendere un mutuo , né  ad essere presi in seria considerazione come  gli altri clienti!
Penso quindi che questo sistema , frutto di  errori  anche del passato ,    dimostri  tutti i suoi limiti e le sue  fragilità  in quanto non ha creato nel mondo del lavoro  dei percorsi  logici e coerenti secondo cui da contratti a progetto,  nel tempo ,  un lavoratore o lavoratrice  potesse passare a contratti  a tempo  indeterminato  e così via.  Questi a mio avviso sono i percorsi da pensare per non continuare  , tra le altre cose,  ad incentivare il “lavoro in nero “, il grande “invisibile” e “sommerso” di cui nessuno si occupa.
Fondamentale credo sia in questo momento soprattutto  incentivare le aziende ad assumere  e  pensare  di  ritornare  a dare lavoro qui in Italia  , perché ormai sono tanti,  forse “troppi”  a mio avviso,  gli episodi  di “esternalizzazione”  da parte dei nostri  imprenditori ,    con la  cosiddetta de-localizzazione  i cui  effetti devastanti  sono sotto gli occhi di tutti attraverso  le tante storie  di licenziamento  e di cassa integrazione  per migliaia e migliaia di lavoratori   che costituiscono la forza e la risorsa produttiva della nostra economia .
In molte di queste storie  si coglie la necessità dei protagonisti  di  potersi  nuovamente  sentire produttivi  insieme alla  paura e consapevolezza  di  dover restare senza lavoro per sempre , una paura dovuta  al “lavoro che non c’è”  e all’età di molti di questi ex-lavoratori  che  magari sono “over 40 o 50 “ e  sanno per certo che  purtroppo  sino ad oggi  la loro situazione non ha trovato soluzioni  appropriate  e  attente  degne di una Politica del Lavoro in grado di  prevenire  tali gravi circostanze  e che sappia  porre i giusti correttivi .
Vorrei chiedere ai nostri attuali Ministri  , quale pensano possa essere il destino di questi ex-lavoratori  ancora  “giovani”  per la pensione  e  non ancora  così “anziani”  però   per  “rassegnarsi”  e pensare di non  dover più lavorare ?
Come , queste persone ,  possono vivere  dignitosamente  senza ammortizzatori sociali adeguati  e per quanto tempo può durare questo stato di cose ?
Sono molto  d’accordo con quegli imprenditori  ,  come  quell’imprenditrice parmense che un lunedì sera  nell’ambito della    trasmissione  de “L’Infedele” di Gad Lerner  , (del 16 aprile scorso),  ha  avuto il coraggio di raccontare molto bene  e con enorme sofferenza , a modi denuncia,  il fatto che  molto probabilmente , per questa “crisi”, dovrà chiudere  la sua impresa , dopo ben 140 anni di presenza  e di lavoro ,  e lasciare a casa  circa 1000 persone   e  in tutto questo  di come mai nessun politico o sindacato nazionale  si sia fatto vivo o abbia fatto “capolino” nella sua azienda  per capire la situazione .
Mi ha profondamente colpito sul piano emotivo  il volto di questa imprenditrice  , molto sofferente ,  e  molto crucciata   , ma anche molto determinata  a dire cosa non funziona in questa Italia  dal punto di vista delle piccole imprese spesso abbandonate al loro destino  simile alle specie “in via di di estinzione” e  ha ragione quando ribatte al politologo   Panebianco e lo corregge  per avere detto, più o meno  ,  che il tasso dei suicidi  è sempre stato un trend  in queste fasi cicliche di crisi !
Mi domando allora  se dobbiamo veramente pensare  che sia così  e che in qualche modo  dobbiamo accettare ed assuefarci a questi trend  disastrosi  e disumani  o si può incominciare  a pensare  di poter  invertire questi trend ?
Questa imprenditrice ha lanciato  “un grido” di dolore e di richiesta  forte di  aiuto al nostro Governo, anche per i suoi lavoratori , per i suoi  colleghi e per tutti noi ,  spiegando che  questa è l’Italia che  ha voglia di rimboccarsi le maniche e che questi imprenditori non devono essere lasciati soli  “a morire” , a volte, in tutti i sensi !
L’imprenditrice   ha potuto dire che la sua azienda è una delle eccellenze  della nostra economia  e  di questi piccoli imprenditori  , lavoratrici e lavoratori dei  tanti presidi   sparsi, l’ Italia ha bisogno e a loro , come governo,  chiederei  umilmente  un aiuto su come uscire dalla crisi .
PRESENTAZIONE   DEL LIBRO   “LAVORATORI ACROBATI”
Il progetto  Lavoratori Acrobati  è nato dall’incontro di due donne, due amiche , tra loro molto diverse ,  ciascuna con una propria  visione della situazione  attuale del “lavoro che non c’è” e  che hanno coltivato  un comune   desiderio e “sogno”  di poter  incidere in questa realtà  di sofferenze  con  la volontà  di  poter  cambiare qualcosa ,  aiutando  sul piano umano  chi  ha perso  il lavoro e  fa fatica  a  uscire da un proprio isolamento .
Da  Facebook e da  wordpress col blog  hanno creato questo spazio nuovo e hanno dato il via anche ad un Tg un po’ “atipico”, molto  umano  e sociale.
Si tratta di uno spazio che vuole far parlare i protagonisti dell’attuale crisi, in cui si racconta  di “resilienza”  per superare le difficoltà psicologiche di questa situazione che spesso si trasforma in una tragedia umana e sociale e sono previsti più approcci non ultimi quelli legati ad arti meditative come il “Tai chi” e tutto ciò che in maniera laica, “non violenta”, e concreta può  aiutare a dare forza morale e ricomporre la propria autostima e dignità umana di fronte a questi eventi devastanti della propria esistenza.
Si tratta di un intervento più sul fronte culturale e dell’ambito della “narrazione” che trasformi in positivo l’approccio e l’atteggiamento culturale a questi eventi come la perdita del lavoro e la rassegnazione contagiosa. E’ chiaro che anche la politica può fare la sua parte e prestare molta attenzione a recepire queste storie e proporre interventi concreti di politica del lavoro.
“Uno Spazio che si occupi dei Lavoratori in crisi ,  Disoccupati e Lavoratori Precari quindi tutti ACROBATI . Perchè’ non ci si dimentichi di loro e per raccogliere la loro rabbia, il loro disagio, le loro storie e le loro speranze!”.
Così  si è esordito sullo spazio  creato su  facebook  un po’ di mesi fa  nel presentare questo nuovo progetto  che l’autrice ha  denominato  LAVORATORI ACROBATI  , ispirandosi  al   bel libro “Mamme Acrobate”  di Elena  Rosci   e che  rende molto bene l’idea  delle mamme  di oggi  un po’ “multitasking” o “tuttofare”  ,  così come  uomini e donne , giovani e meno giovani tutti  Lavoratori Acrobati  che per  riuscire a sopravvivere si sono dotati anche loro  di grandi capacità acrobatiche , come quegli atleti che sfidano tanti rischi per non cadere e che spesso sono sprovvisti di reti di sostegno e di salvataggio. Si pensi ,ad esempio, anche  a quei lavoratori che lavorano senza una minima misura di sicurezza e sfidano ogni giorno , ogni minuto, la sorte a tutela della propria dignità umana e credibilità sociale.
Questo libro racconta della crisi  attuale  vista attraverso lo sguardo  dell’autrice  anch’essa una lavoratrice precaria,  anzi spesso “iperoccupata sottopagata”  così come si auto-definisce,   in un diario  quotidiano  di interrogativi  sul “lavoro che non c’è”  alla ricerca di  risposte concrete  con “azioni concrete”  che  sia l’Economia   che la Politica hanno disatteso,  ma che  invece  la Società civile ha colto come importante  opportunità per  esprimere il grande bisogno di Solidarietà umana  e di Etica emergenti.
Le Storie raccontate dall’autrice sono reali, sono eventi e condizioni vissuti da  “Persone” che  hanno voluto raccontare  la propria condizione di debolezza  strutturale  , di “paura e speranza”  ai tempi della crisi , come dice l’autrice  :
“ di paura di fare le cose che abitualmente facciamo per gli altri, abbiamo paura di stabilire delle relazioni e tutto questo annulla anche il “pensare al futuro” e immaginiamo poi l’impatto di questo sentimento interiore e doloroso, il condizionamento che ne consegue quando, da genitori, si hanno bambini piccoli!”.
Anche in questo nuovo libro , (che segue   a distanza di circa un anno  il suo primo in tema di mediazione familiare e sempre pubblicato nella stessa Collana Orientamenti ),  non manca lo sguardo sociologico  e l’occasione di parlare di “famiglie” e di “bambini”  e di come spesso questi eventi  “di non lavoro”  nella vita  degli adulti-genitori di figli piccoli , possano “spezzare” le loro    esistenze e così dice l’autrice , quando racconta  dei “licenziati dei treni-notte”  che chiama “i lavoratori senza treno e senza lavoro”  :
“Devastanti le ricadute economiche, e non solo, nelle loro vite, togliendo a questa famiglia e a questi bambini la possibilità di continuare a vivere dignitosamente.
Questi licenziamenti lavorativi, a volte anche in contemporanea per entrambi i genitori, sono dei ve
ri drammi umani per tutte le coppie con figli piccoli e la cosa che non viene quasi mai presa in con
siderazione in questi casi è proprio come gestire la situazione specifica con i propri figli.Senza lavoro per “quei” genitori, “quella” famiglia, nolente o volente viene “spezzata” ed è difficile spiegare a dei bambini piccoli cosa stia succedendo senza che si possa rischiare di generare in loro ulteriore preoccupazione e ansia del presente e per il futuro.
Ecco in questi casi come non ricorrere alla grande psicoanalista francese e conoscitrice dell’infanzia, Françoise Dolto, quando dice che – i bambini hanno diritto alla verità?-  “.
In definitiva , l’autrice  ,con questo suo contributo,  aiutata  dai protagonisti delle sue “Storie  di crisi” vuole lasciare una “testimonianza”  di questi tempi  e un messaggio  forte  quando dice così  :
“ Il mio intento, anche con questo scritto, è quindi proprio quello di dare un piccolo contributo di ottimismo realistico al dibattito attuale che ci vede coinvolti in prima persona tutti, perché le cose migliorino e si possano trovare, con le intelligenze di tutti, soluzioni concrete per i giovani, le donne e gli over 40-50 senza lavoro.”

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