13 06 12
Intervento del 12 giugno 2012
Melzo , Palazzo Trivulzio –Sala Vallaperti
“L’importanza del porsi domande e….. se siamo davvero attenti ai segni di questa crisi ” di Stefania Cavallo
![12 giugno 2012 Melzo](http://stefaniacavallo.files.wordpress.com/2012/06/12-giugno-2012-melzo.jpg?w=300&h=225)
PREMESSA
Un paio di mesi fa stavo seguendo la trasmissione di Fabio Fazio “ Che tempo che fa “ quando ad un certo punto arriva Marco Paolini, era un sabato sera del 24 aprile scorso .
Marco Paolini, il maggiore esponente del “teatro di narrazione”, e dal 24 aprile è in libreria con “Ausmerzen – Vite indegne di essere vissute” Ed. Einaudi .
Ecco potete seguire questo bellissimo scambio di Paolini con Fazio che veramente fa riflettere molto sull’importanza di porsi delle domande come ….porsi il problema di cosa fare in certe situazioni …..ossia siamo davvero attenti ai segni di quello che ci succede intorno? Possiamo stare sereni che sia tutto “normale” o se in questa “normalità” non ci siano dei parametri ?! L’intervista con Paolini inizia a 0.19 minuti e 10 secondi della trasmissione.
( Fonte: https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=A7zK8GKc6Jc)
Ausmerzen , significa “Da marzo” , una dolcissima parola tedesca che vuol dire che a marzo prima della “transumanza” gli agnelli , le pecore che non reggono la marcia vanno soppressi , macellati .
Il libro racconta di Action T4 un progetto realizzato dal governo nazista ma concretizzato prima dell’inizio della guerra di eliminare tutti quelli che sono considerati i cosiddetti “mangiatori inutili” , in un momento di crisi economica, appunto quelle “vite indegne di essere vissute” e di come eliminarle dalle spese.
C’è chi decide chi deve stare nelle spese e chi non deve starci e qualcuno decide per gli altri , come accade in una grande famiglia quando ci sono problemi di bilancio.
Attraverso questo progetto vengono sterminate 300 mila persone e tra queste ci sono tutti quelli “fuori dai parametri” e si iniziò a sterilizzare tutti quelli che non dovevano procreare ( ma non solo in Germania ma anche le civili nazioni del Nord Europa) e i tedeschi con “ausmerzen” cominciarono con i bambini .
Il tutto successe con freddi metodi scientifici attraverso l’opera di medici , di suore, di infermiere e l’intero apparato della Sanità , un ambiente che normalmente “cura” e a cui invece viene chiesto di uccidere! Pratiche legate al risparmio concreto (vd. Lista della spesa a pag. 103) , sino a dire che in 10 anni l’1% della popolazione non avrebbe gravato più sulle spese sanitarie nazionali .
Ad un certo punto, verso la fine dell’intervista , arriva una domanda di Fazio , non scontata, in cui si rivolge a Paolini chiedendogli “ Che cosa era successo per cui si accettavano quelle disposizioni di Hitler?”
Risponde Paolini: “Le idee all’inizio sono piccole , ma dipende !!!” .
Hanno ucciso circa 5000 bambini col consenso dei genitori che venivano ingannati e a loro si diceva che i loro figli avevano una malattia incurabile , ma “ lo stato ha una medicina nuova , è un po’ rischiosa volete che ci proviamo?” Quale genitore non avrebbe voluto che suo figlio potesse guarire? Quindi quei genitori firmavano e davano il loro assenso in realtà, ignari di quello che realmente stavano facendo .
Poi passarono a “pulire” i manicomi ,a toglierli dalle spese , un luogo in cui allora era facile finirci bastava essere un po’ vicaci , come Ernst Lossa , un bimbo molto simpatico ma molto vivace , quello che , diremmo oggi, avrebbe avuto bisogno di un insegnante di sostegno.
Paolini dice che ad un certo punto bisogna pensare anche al futuro , a cosa fare in un futuro e non solo pensare , essere d’accordo su un passato da condannare !
Ecco il tema che purtroppo , quando succedono queste cose, nessuno è sicuro di capire quello che sta succedendo , o che accorgendosi non ci si potrebbe abituare , considerandolo “normale” , perché c’è un piccolo gruppo di persone che ne è fieramente convinta , un’altra piccola parte di persone che ne è fieramente contraria e tanti che non se ne accorgono proprio ……quindi diventa tutto normale !
Ecco allora l’importanza di porsi delle domande come ….porsi il problema di cosa fare in certe situazioni …..ossia siamo davvero attenti ai segni di quello che ci succede intorno? Possiamo stare sereni che sia tutto “normale” o se in questa “normalità” non ci siano dei parametri ?!
Questa digressione è per dire molto concretamente che molti sono gli agganci alla nostra contemporaneità e se pensiamo all’attuale dramma e crisi del mondo del lavoro .
Pensate quando capita di incontrare , come è successo a me, chi dice “ Ma perché c’è la crisi? Dove la vedete? “ e con un bel respiro cerchi di dare una risposta che faccia comprendere a quell’interlocutore che basta leggere la cronaca quotidiana o “guardare” a quante persone perdono il lavoro, a quante vertenze , ben 300 se non di più , sono sui tavoli ministeriali per una soluzione adeguata , ai suicidi in aumento continuo ed inquietante e alla percentuale di giovani (circa il 36 %) che non trova lavoro o che 1 bambino su 3 diventa “povero” .
Personalmente ho seguito abbastanza da vicino la storia dei “licenziati dei treni notte” che peraltro proprio oggi vedono il ripristino del loro servizio estivo di collegamento dal Sud al Nord , così come ho conosciuto bene la storia delle lavoratrici dell’ OMSA di Faenza e infine da poco ho avuto il piacere di conoscere di persona i lavoratori della Jabil /Ex Nokia di Cassina De Pecchi e nel racconto di tutte queste persone , in queste tre diverse realtà (diverse solo in apparenza ) , emerge ancora una volta una gestione spregiudicata aziendale a discapito del lavoratore e del lavoro , nel senso che il discorso sembra essere sempre lo stesso ossia che spesso viene negato il fatto che ci siano commesse/ordini e così facendo si porta la realtà produttiva a chiudere perché in negativo , ma di fatto così non è .
300 , o forse di più , le vertenze sul tavolo del Ministero del Lavoro in questo periodo , un numero significativo e preoccupante per chiunque e credo anche per chi sa di essere un “Rambo” della concertazione negoziale ! Inoltre dietro questa sintesi numerica ci sono migliaia e migliaia di “persone” , di lavoratori senza più lavoro , o in cassa integrazione che spesso possiamo trovare nei vari “presidi” ancora attivi e “resistenti” anche nel nostro territorio della Martesana a Nord-Est di Milano .
Lo scenario è quello sempre più ricorrente del tempo che passa senza che ci siano cambiamenti concreti e risposte a tutte queste lavoratrici e lavoratori , come ad esempio nella situazione della Jabil/Nokia che il prossimo luglio “festeggiano”, si fa per dire, il loro primo anno di vertenza e presidio ancora attivo a Cassina de Pecchi .
Come se ci fosse un retro-piano preordinato nazionale secondo cui debbano essere smantellati tutti i centri produttivi a favore di siti di mera logistica , movimentazione merci , infatti spesso si sente dire dagli stessi lavoratori “l’ ‘Italia diventerà un enorme polo logistico e basta ! “.
Pensiamo ad esempio anche al discorso sempre più pressante dei nuovi e recenti progetti stradali e autostradali che stanno ponendo seri problemi sul piano ambientale , della convivenza sociale e civile .
C’è ancora molto da capire e da “resistere” , ma soprattutto quello che si chiede con forza e urgenza a questo governo è un piano di politica economica che rilanci la produttività e con essa il lavoro per salvaguardare le nostre piccole e medie realtà imprenditoriali di eccellenza .
IL LAVORO PRECARIO…..E LE PICCOLE IMPRESE ITALIANE !
Leggevo , qualche mese fa , su Repubblica (esattamente del 19 aprile ’12) l’articolo e intervento del Ministro Elsa Fornero sul tema , ancora controverso, dei vari contratti del lavoro esistenti oggi in Italia e di come la nuova riforma abbia intenzione di porre rimedio sia all’attuale ed elevata precarietà dei lavoratori sia all’incertezza costante del mercato del lavoro per i giovani , le donne e gli over 40-50 a cui possiamo aggiungere la drammatica realtà dei cosiddetti “esodati”.
Non concordo col Ministro quando scrive e dice che tutto sommato con questi contratti , “a chiamata” , “ a progetto” ecc. , si è dato comunque il lavoro alle persone ….mi sembra un modo un po’ superficiale di affrontare la problematica !
Intanto chiederei a chi lavora e ha lavorato con questi contratti come si sentono rispetto al continuare a lavorare in questa modalità che non dà certezze e soprattutto ha diffuso una filosofia del lavoro basata paradossalmente sull’”accontentarsi” e del “tirare a campare” e lo dico con cognizione di causa tanto più quando penso ai giovani che ad esempio continuano a lavorare così con una serie infinita di “stage” , o con lavori di somministrazione , o a progetto e così via. Penso a tutte quelle donne come le nostre archeologhe , di cui abbiamo conosciuto le storie precarie di lavoro , e a tutte quelle donne per lo più “invisibili” che hanno dovuto organizzarsi anche loro in rete con un blog per rivendicare il fatto che “esistano” e che se anche riescono ad avere lavori temporanei o a progetto, il loro lavoro di fatto è paragonabile ad un lavoro da “contratto dipendente” e a tutti gli effetti spesso a tempo indeterminato.
Inoltre sappiamo bene che se si va in banca con questa tipologia di contratti non si riesce ad avere nulla , né ad accendere un mutuo , né ad essere presi in seria considerazione come gli altri clienti!
Penso quindi che questo sistema , frutto di errori anche del passato , dimostri tutti i suoi limiti e le sue fragilità in quanto non ha creato nel mondo del lavoro dei percorsi logici e coerenti secondo cui da contratti a progetto, nel tempo , un lavoratore o lavoratrice potesse passare a contratti a tempo indeterminato e così via. Questi a mio avviso sono i percorsi da pensare per non continuare , tra le altre cose, ad incentivare il “lavoro in nero “, il grande “invisibile” e “sommerso” di cui nessuno si occupa.
Fondamentale credo sia in questo momento soprattutto incentivare le aziende ad assumere e pensare di ritornare a dare lavoro qui in Italia , perché ormai sono tanti, forse “troppi” a mio avviso, gli episodi di “esternalizzazione” da parte dei nostri imprenditori , con la cosiddetta de-localizzazione i cui effetti devastanti sono sotto gli occhi di tutti attraverso le tante storie di licenziamento e di cassa integrazione per migliaia e migliaia di lavoratori che costituiscono la forza e la risorsa produttiva della nostra economia .
In molte di queste storie si coglie la necessità dei protagonisti di potersi nuovamente sentire produttivi insieme alla paura e consapevolezza di dover restare senza lavoro per sempre , una paura dovuta al “lavoro che non c’è” e all’età di molti di questi ex-lavoratori che magari sono “over 40 o 50 “ e sanno per certo che purtroppo sino ad oggi la loro situazione non ha trovato soluzioni appropriate e attente degne di una Politica del Lavoro in grado di prevenire tali gravi circostanze e che sappia porre i giusti correttivi .
Vorrei chiedere ai nostri attuali Ministri , quale pensano possa essere il destino di questi ex-lavoratori ancora “giovani” per la pensione e non ancora così “anziani” però per “rassegnarsi” e pensare di non dover più lavorare ?
Come , queste persone , possono vivere dignitosamente senza ammortizzatori sociali adeguati e per quanto tempo può durare questo stato di cose ?
Sono molto d’accordo con quegli imprenditori , come quell’imprenditrice parmense che un lunedì sera nell’ambito della trasmissione de “L’Infedele” di Gad Lerner , (del 16 aprile scorso), ha avuto il coraggio di raccontare molto bene e con enorme sofferenza , a modi denuncia, il fatto che molto probabilmente , per questa “crisi”, dovrà chiudere la sua impresa , dopo ben 140 anni di presenza e di lavoro , e lasciare a casa circa 1000 persone e in tutto questo di come mai nessun politico o sindacato nazionale si sia fatto vivo o abbia fatto “capolino” nella sua azienda per capire la situazione .
Mi ha profondamente colpito sul piano emotivo il volto di questa imprenditrice , molto sofferente , e molto crucciata , ma anche molto determinata a dire cosa non funziona in questa Italia dal punto di vista delle piccole imprese spesso abbandonate al loro destino simile alle specie “in via di di estinzione” e ha ragione quando ribatte al politologo Panebianco e lo corregge per avere detto, più o meno , che il tasso dei suicidi è sempre stato un trend in queste fasi cicliche di crisi !
Mi domando allora se dobbiamo veramente pensare che sia così e che in qualche modo dobbiamo accettare ed assuefarci a questi trend disastrosi e disumani o si può incominciare a pensare di poter invertire questi trend ?
Questa imprenditrice ha lanciato “un grido” di dolore e di richiesta forte di aiuto al nostro Governo, anche per i suoi lavoratori , per i suoi colleghi e per tutti noi , spiegando che questa è l’Italia che ha voglia di rimboccarsi le maniche e che questi imprenditori non devono essere lasciati soli “a morire” , a volte, in tutti i sensi !
L’imprenditrice ha potuto dire che la sua azienda è una delle eccellenze della nostra economia e di questi piccoli imprenditori , lavoratrici e lavoratori dei tanti presidi sparsi, l’ Italia ha bisogno e a loro , come governo, chiederei umilmente un aiuto su come uscire dalla crisi .
PRESENTAZIONE DEL LIBRO “LAVORATORI ACROBATI”
Il progetto Lavoratori Acrobati è nato dall’incontro di due donne, due amiche , tra loro molto diverse , ciascuna con una propria visione della situazione attuale del “lavoro che non c’è” e che hanno coltivato un comune desiderio e “sogno” di poter incidere in questa realtà di sofferenze con la volontà di poter cambiare qualcosa , aiutando sul piano umano chi ha perso il lavoro e fa fatica a uscire da un proprio isolamento .
Da Facebook e da wordpress col blog hanno creato questo spazio nuovo e hanno dato il via anche ad un Tg un po’ “atipico”, molto umano e sociale.
Si tratta di uno spazio che vuole far parlare i protagonisti dell’attuale crisi, in cui si racconta di “resilienza” per superare le difficoltà psicologiche di questa situazione che spesso si trasforma in una tragedia umana e sociale e sono previsti più approcci non ultimi quelli legati ad arti meditative come il “Tai chi” e tutto ciò che in maniera laica, “non violenta”, e concreta può aiutare a dare forza morale e ricomporre la propria autostima e dignità umana di fronte a questi eventi devastanti della propria esistenza.
Si tratta di un intervento più sul fronte culturale e dell’ambito della “narrazione” che trasformi in positivo l’approccio e l’atteggiamento culturale a questi eventi come la perdita del lavoro e la rassegnazione contagiosa. E’ chiaro che anche la politica può fare la sua parte e prestare molta attenzione a recepire queste storie e proporre interventi concreti di politica del lavoro.
“Uno Spazio che si occupi dei Lavoratori in crisi , Disoccupati e Lavoratori Precari quindi tutti ACROBATI . Perchè’ non ci si dimentichi di loro e per raccogliere la loro rabbia, il loro disagio, le loro storie e le loro speranze!”.
Così si è esordito sullo spazio creato su facebook un po’ di mesi fa nel presentare questo nuovo progetto che l’autrice ha denominato LAVORATORI ACROBATI , ispirandosi al bel libro “Mamme Acrobate” di Elena Rosci e che rende molto bene l’idea delle mamme di oggi un po’ “multitasking” o “tuttofare” , così come uomini e donne , giovani e meno giovani tutti Lavoratori Acrobati che per riuscire a sopravvivere si sono dotati anche loro di grandi capacità acrobatiche , come quegli atleti che sfidano tanti rischi per non cadere e che spesso sono sprovvisti di reti di sostegno e di salvataggio. Si pensi ,ad esempio, anche a quei lavoratori che lavorano senza una minima misura di sicurezza e sfidano ogni giorno , ogni minuto, la sorte a tutela della propria dignità umana e credibilità sociale.
Questo libro racconta della crisi attuale vista attraverso lo sguardo dell’autrice anch’essa una lavoratrice precaria, anzi spesso “iperoccupata sottopagata” così come si auto-definisce, in un diario quotidiano di interrogativi sul “lavoro che non c’è” alla ricerca di risposte concrete con “azioni concrete” che sia l’Economia che la Politica hanno disatteso, ma che invece la Società civile ha colto come importante opportunità per esprimere il grande bisogno di Solidarietà umana e di Etica emergenti.
Le Storie raccontate dall’autrice sono reali, sono eventi e condizioni vissuti da “Persone” che hanno voluto raccontare la propria condizione di debolezza strutturale , di “paura e speranza” ai tempi della crisi , come dice l’autrice :
“ di paura di fare le cose che abitualmente facciamo per gli altri, abbiamo paura di stabilire delle relazioni e tutto questo annulla anche il “pensare al futuro” e immaginiamo poi l’impatto di questo sentimento interiore e doloroso, il condizionamento che ne consegue quando, da genitori, si hanno bambini piccoli!”.
Anche in questo nuovo libro , (che segue a distanza di circa un anno il suo primo in tema di mediazione familiare e sempre pubblicato nella stessa Collana Orientamenti ), non manca lo sguardo sociologico e l’occasione di parlare di “famiglie” e di “bambini” e di come spesso questi eventi “di non lavoro” nella vita degli adulti-genitori di figli piccoli , possano “spezzare” le loro esistenze e così dice l’autrice , quando racconta dei “licenziati dei treni-notte” che chiama “i lavoratori senza treno e senza lavoro” :
“Devastanti le ricadute economiche, e non solo, nelle loro vite, togliendo a questa famiglia e a questi bambini la possibilità di continuare a vivere dignitosamente.
Questi licenziamenti lavorativi, a volte anche in contemporanea per entrambi i genitori, sono dei ve
ri drammi umani per tutte le coppie con figli piccoli e la cosa che non viene quasi mai presa in con
siderazione in questi casi è proprio come gestire la situazione specifica con i propri figli.Senza lavoro per “quei” genitori, “quella” famiglia, nolente o volente viene “spezzata” ed è difficile spiegare a dei bambini piccoli cosa stia succedendo senza che si possa rischiare di generare in loro ulteriore preoccupazione e ansia del presente e per il futuro.
Ecco in questi casi come non ricorrere alla grande psicoanalista francese e conoscitrice dell’infanzia, Françoise Dolto, quando dice che – i bambini hanno diritto alla verità?- “.
In definitiva , l’autrice ,con questo suo contributo, aiutata dai protagonisti delle sue “Storie di crisi” vuole lasciare una “testimonianza” di questi tempi e un messaggio forte quando dice così :
“ Il mio intento, anche con questo scritto, è quindi proprio quello di dare un piccolo contributo di ottimismo realistico al dibattito attuale che ci vede coinvolti in prima persona tutti, perché le cose migliorino e si possano trovare, con le intelligenze di tutti, soluzioni concrete per i giovani, le donne e gli over 40-50 senza lavoro.”
Melzo , Palazzo Trivulzio –Sala Vallaperti
“L’importanza del porsi domande e….. se siamo davvero attenti ai segni di questa crisi ” di Stefania Cavallo
![12 giugno 2012 Melzo](http://stefaniacavallo.files.wordpress.com/2012/06/12-giugno-2012-melzo.jpg?w=300&h=225)
PREMESSA
Un paio di mesi fa stavo seguendo la trasmissione di Fabio Fazio “ Che tempo che fa “ quando ad un certo punto arriva Marco Paolini, era un sabato sera del 24 aprile scorso .
Marco Paolini, il maggiore esponente del “teatro di narrazione”, e dal 24 aprile è in libreria con “Ausmerzen – Vite indegne di essere vissute” Ed. Einaudi .
Ecco potete seguire questo bellissimo scambio di Paolini con Fazio che veramente fa riflettere molto sull’importanza di porsi delle domande come ….porsi il problema di cosa fare in certe situazioni …..ossia siamo davvero attenti ai segni di quello che ci succede intorno? Possiamo stare sereni che sia tutto “normale” o se in questa “normalità” non ci siano dei parametri ?! L’intervista con Paolini inizia a 0.19 minuti e 10 secondi della trasmissione.
( Fonte: https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=A7zK8GKc6Jc)
Ausmerzen , significa “Da marzo” , una dolcissima parola tedesca che vuol dire che a marzo prima della “transumanza” gli agnelli , le pecore che non reggono la marcia vanno soppressi , macellati .
Il libro racconta di Action T4 un progetto realizzato dal governo nazista ma concretizzato prima dell’inizio della guerra di eliminare tutti quelli che sono considerati i cosiddetti “mangiatori inutili” , in un momento di crisi economica, appunto quelle “vite indegne di essere vissute” e di come eliminarle dalle spese.
C’è chi decide chi deve stare nelle spese e chi non deve starci e qualcuno decide per gli altri , come accade in una grande famiglia quando ci sono problemi di bilancio.
Attraverso questo progetto vengono sterminate 300 mila persone e tra queste ci sono tutti quelli “fuori dai parametri” e si iniziò a sterilizzare tutti quelli che non dovevano procreare ( ma non solo in Germania ma anche le civili nazioni del Nord Europa) e i tedeschi con “ausmerzen” cominciarono con i bambini .
Il tutto successe con freddi metodi scientifici attraverso l’opera di medici , di suore, di infermiere e l’intero apparato della Sanità , un ambiente che normalmente “cura” e a cui invece viene chiesto di uccidere! Pratiche legate al risparmio concreto (vd. Lista della spesa a pag. 103) , sino a dire che in 10 anni l’1% della popolazione non avrebbe gravato più sulle spese sanitarie nazionali .
Ad un certo punto, verso la fine dell’intervista , arriva una domanda di Fazio , non scontata, in cui si rivolge a Paolini chiedendogli “ Che cosa era successo per cui si accettavano quelle disposizioni di Hitler?”
Risponde Paolini: “Le idee all’inizio sono piccole , ma dipende !!!” .
Hanno ucciso circa 5000 bambini col consenso dei genitori che venivano ingannati e a loro si diceva che i loro figli avevano una malattia incurabile , ma “ lo stato ha una medicina nuova , è un po’ rischiosa volete che ci proviamo?” Quale genitore non avrebbe voluto che suo figlio potesse guarire? Quindi quei genitori firmavano e davano il loro assenso in realtà, ignari di quello che realmente stavano facendo .
Poi passarono a “pulire” i manicomi ,a toglierli dalle spese , un luogo in cui allora era facile finirci bastava essere un po’ vicaci , come Ernst Lossa , un bimbo molto simpatico ma molto vivace , quello che , diremmo oggi, avrebbe avuto bisogno di un insegnante di sostegno.
Paolini dice che ad un certo punto bisogna pensare anche al futuro , a cosa fare in un futuro e non solo pensare , essere d’accordo su un passato da condannare !
Ecco il tema che purtroppo , quando succedono queste cose, nessuno è sicuro di capire quello che sta succedendo , o che accorgendosi non ci si potrebbe abituare , considerandolo “normale” , perché c’è un piccolo gruppo di persone che ne è fieramente convinta , un’altra piccola parte di persone che ne è fieramente contraria e tanti che non se ne accorgono proprio ……quindi diventa tutto normale !
Ecco allora l’importanza di porsi delle domande come ….porsi il problema di cosa fare in certe situazioni …..ossia siamo davvero attenti ai segni di quello che ci succede intorno? Possiamo stare sereni che sia tutto “normale” o se in questa “normalità” non ci siano dei parametri ?!
Questa digressione è per dire molto concretamente che molti sono gli agganci alla nostra contemporaneità e se pensiamo all’attuale dramma e crisi del mondo del lavoro .
Pensate quando capita di incontrare , come è successo a me, chi dice “ Ma perché c’è la crisi? Dove la vedete? “ e con un bel respiro cerchi di dare una risposta che faccia comprendere a quell’interlocutore che basta leggere la cronaca quotidiana o “guardare” a quante persone perdono il lavoro, a quante vertenze , ben 300 se non di più , sono sui tavoli ministeriali per una soluzione adeguata , ai suicidi in aumento continuo ed inquietante e alla percentuale di giovani (circa il 36 %) che non trova lavoro o che 1 bambino su 3 diventa “povero” .
Personalmente ho seguito abbastanza da vicino la storia dei “licenziati dei treni notte” che peraltro proprio oggi vedono il ripristino del loro servizio estivo di collegamento dal Sud al Nord , così come ho conosciuto bene la storia delle lavoratrici dell’ OMSA di Faenza e infine da poco ho avuto il piacere di conoscere di persona i lavoratori della Jabil /Ex Nokia di Cassina De Pecchi e nel racconto di tutte queste persone , in queste tre diverse realtà (diverse solo in apparenza ) , emerge ancora una volta una gestione spregiudicata aziendale a discapito del lavoratore e del lavoro , nel senso che il discorso sembra essere sempre lo stesso ossia che spesso viene negato il fatto che ci siano commesse/ordini e così facendo si porta la realtà produttiva a chiudere perché in negativo , ma di fatto così non è .
300 , o forse di più , le vertenze sul tavolo del Ministero del Lavoro in questo periodo , un numero significativo e preoccupante per chiunque e credo anche per chi sa di essere un “Rambo” della concertazione negoziale ! Inoltre dietro questa sintesi numerica ci sono migliaia e migliaia di “persone” , di lavoratori senza più lavoro , o in cassa integrazione che spesso possiamo trovare nei vari “presidi” ancora attivi e “resistenti” anche nel nostro territorio della Martesana a Nord-Est di Milano .
Lo scenario è quello sempre più ricorrente del tempo che passa senza che ci siano cambiamenti concreti e risposte a tutte queste lavoratrici e lavoratori , come ad esempio nella situazione della Jabil/Nokia che il prossimo luglio “festeggiano”, si fa per dire, il loro primo anno di vertenza e presidio ancora attivo a Cassina de Pecchi .
Come se ci fosse un retro-piano preordinato nazionale secondo cui debbano essere smantellati tutti i centri produttivi a favore di siti di mera logistica , movimentazione merci , infatti spesso si sente dire dagli stessi lavoratori “l’ ‘Italia diventerà un enorme polo logistico e basta ! “.
Pensiamo ad esempio anche al discorso sempre più pressante dei nuovi e recenti progetti stradali e autostradali che stanno ponendo seri problemi sul piano ambientale , della convivenza sociale e civile .
C’è ancora molto da capire e da “resistere” , ma soprattutto quello che si chiede con forza e urgenza a questo governo è un piano di politica economica che rilanci la produttività e con essa il lavoro per salvaguardare le nostre piccole e medie realtà imprenditoriali di eccellenza .
IL LAVORO PRECARIO…..E LE PICCOLE IMPRESE ITALIANE !
Leggevo , qualche mese fa , su Repubblica (esattamente del 19 aprile ’12) l’articolo e intervento del Ministro Elsa Fornero sul tema , ancora controverso, dei vari contratti del lavoro esistenti oggi in Italia e di come la nuova riforma abbia intenzione di porre rimedio sia all’attuale ed elevata precarietà dei lavoratori sia all’incertezza costante del mercato del lavoro per i giovani , le donne e gli over 40-50 a cui possiamo aggiungere la drammatica realtà dei cosiddetti “esodati”.
Non concordo col Ministro quando scrive e dice che tutto sommato con questi contratti , “a chiamata” , “ a progetto” ecc. , si è dato comunque il lavoro alle persone ….mi sembra un modo un po’ superficiale di affrontare la problematica !
Intanto chiederei a chi lavora e ha lavorato con questi contratti come si sentono rispetto al continuare a lavorare in questa modalità che non dà certezze e soprattutto ha diffuso una filosofia del lavoro basata paradossalmente sull’”accontentarsi” e del “tirare a campare” e lo dico con cognizione di causa tanto più quando penso ai giovani che ad esempio continuano a lavorare così con una serie infinita di “stage” , o con lavori di somministrazione , o a progetto e così via. Penso a tutte quelle donne come le nostre archeologhe , di cui abbiamo conosciuto le storie precarie di lavoro , e a tutte quelle donne per lo più “invisibili” che hanno dovuto organizzarsi anche loro in rete con un blog per rivendicare il fatto che “esistano” e che se anche riescono ad avere lavori temporanei o a progetto, il loro lavoro di fatto è paragonabile ad un lavoro da “contratto dipendente” e a tutti gli effetti spesso a tempo indeterminato.
Inoltre sappiamo bene che se si va in banca con questa tipologia di contratti non si riesce ad avere nulla , né ad accendere un mutuo , né ad essere presi in seria considerazione come gli altri clienti!
Penso quindi che questo sistema , frutto di errori anche del passato , dimostri tutti i suoi limiti e le sue fragilità in quanto non ha creato nel mondo del lavoro dei percorsi logici e coerenti secondo cui da contratti a progetto, nel tempo , un lavoratore o lavoratrice potesse passare a contratti a tempo indeterminato e così via. Questi a mio avviso sono i percorsi da pensare per non continuare , tra le altre cose, ad incentivare il “lavoro in nero “, il grande “invisibile” e “sommerso” di cui nessuno si occupa.
Fondamentale credo sia in questo momento soprattutto incentivare le aziende ad assumere e pensare di ritornare a dare lavoro qui in Italia , perché ormai sono tanti, forse “troppi” a mio avviso, gli episodi di “esternalizzazione” da parte dei nostri imprenditori , con la cosiddetta de-localizzazione i cui effetti devastanti sono sotto gli occhi di tutti attraverso le tante storie di licenziamento e di cassa integrazione per migliaia e migliaia di lavoratori che costituiscono la forza e la risorsa produttiva della nostra economia .
In molte di queste storie si coglie la necessità dei protagonisti di potersi nuovamente sentire produttivi insieme alla paura e consapevolezza di dover restare senza lavoro per sempre , una paura dovuta al “lavoro che non c’è” e all’età di molti di questi ex-lavoratori che magari sono “over 40 o 50 “ e sanno per certo che purtroppo sino ad oggi la loro situazione non ha trovato soluzioni appropriate e attente degne di una Politica del Lavoro in grado di prevenire tali gravi circostanze e che sappia porre i giusti correttivi .
Vorrei chiedere ai nostri attuali Ministri , quale pensano possa essere il destino di questi ex-lavoratori ancora “giovani” per la pensione e non ancora così “anziani” però per “rassegnarsi” e pensare di non dover più lavorare ?
Come , queste persone , possono vivere dignitosamente senza ammortizzatori sociali adeguati e per quanto tempo può durare questo stato di cose ?
Sono molto d’accordo con quegli imprenditori , come quell’imprenditrice parmense che un lunedì sera nell’ambito della trasmissione de “L’Infedele” di Gad Lerner , (del 16 aprile scorso), ha avuto il coraggio di raccontare molto bene e con enorme sofferenza , a modi denuncia, il fatto che molto probabilmente , per questa “crisi”, dovrà chiudere la sua impresa , dopo ben 140 anni di presenza e di lavoro , e lasciare a casa circa 1000 persone e in tutto questo di come mai nessun politico o sindacato nazionale si sia fatto vivo o abbia fatto “capolino” nella sua azienda per capire la situazione .
Mi ha profondamente colpito sul piano emotivo il volto di questa imprenditrice , molto sofferente , e molto crucciata , ma anche molto determinata a dire cosa non funziona in questa Italia dal punto di vista delle piccole imprese spesso abbandonate al loro destino simile alle specie “in via di di estinzione” e ha ragione quando ribatte al politologo Panebianco e lo corregge per avere detto, più o meno , che il tasso dei suicidi è sempre stato un trend in queste fasi cicliche di crisi !
Mi domando allora se dobbiamo veramente pensare che sia così e che in qualche modo dobbiamo accettare ed assuefarci a questi trend disastrosi e disumani o si può incominciare a pensare di poter invertire questi trend ?
Questa imprenditrice ha lanciato “un grido” di dolore e di richiesta forte di aiuto al nostro Governo, anche per i suoi lavoratori , per i suoi colleghi e per tutti noi , spiegando che questa è l’Italia che ha voglia di rimboccarsi le maniche e che questi imprenditori non devono essere lasciati soli “a morire” , a volte, in tutti i sensi !
L’imprenditrice ha potuto dire che la sua azienda è una delle eccellenze della nostra economia e di questi piccoli imprenditori , lavoratrici e lavoratori dei tanti presidi sparsi, l’ Italia ha bisogno e a loro , come governo, chiederei umilmente un aiuto su come uscire dalla crisi .
PRESENTAZIONE DEL LIBRO “LAVORATORI ACROBATI”
Il progetto Lavoratori Acrobati è nato dall’incontro di due donne, due amiche , tra loro molto diverse , ciascuna con una propria visione della situazione attuale del “lavoro che non c’è” e che hanno coltivato un comune desiderio e “sogno” di poter incidere in questa realtà di sofferenze con la volontà di poter cambiare qualcosa , aiutando sul piano umano chi ha perso il lavoro e fa fatica a uscire da un proprio isolamento .
Da Facebook e da wordpress col blog hanno creato questo spazio nuovo e hanno dato il via anche ad un Tg un po’ “atipico”, molto umano e sociale.
Si tratta di uno spazio che vuole far parlare i protagonisti dell’attuale crisi, in cui si racconta di “resilienza” per superare le difficoltà psicologiche di questa situazione che spesso si trasforma in una tragedia umana e sociale e sono previsti più approcci non ultimi quelli legati ad arti meditative come il “Tai chi” e tutto ciò che in maniera laica, “non violenta”, e concreta può aiutare a dare forza morale e ricomporre la propria autostima e dignità umana di fronte a questi eventi devastanti della propria esistenza.
Si tratta di un intervento più sul fronte culturale e dell’ambito della “narrazione” che trasformi in positivo l’approccio e l’atteggiamento culturale a questi eventi come la perdita del lavoro e la rassegnazione contagiosa. E’ chiaro che anche la politica può fare la sua parte e prestare molta attenzione a recepire queste storie e proporre interventi concreti di politica del lavoro.
“Uno Spazio che si occupi dei Lavoratori in crisi , Disoccupati e Lavoratori Precari quindi tutti ACROBATI . Perchè’ non ci si dimentichi di loro e per raccogliere la loro rabbia, il loro disagio, le loro storie e le loro speranze!”.
Così si è esordito sullo spazio creato su facebook un po’ di mesi fa nel presentare questo nuovo progetto che l’autrice ha denominato LAVORATORI ACROBATI , ispirandosi al bel libro “Mamme Acrobate” di Elena Rosci e che rende molto bene l’idea delle mamme di oggi un po’ “multitasking” o “tuttofare” , così come uomini e donne , giovani e meno giovani tutti Lavoratori Acrobati che per riuscire a sopravvivere si sono dotati anche loro di grandi capacità acrobatiche , come quegli atleti che sfidano tanti rischi per non cadere e che spesso sono sprovvisti di reti di sostegno e di salvataggio. Si pensi ,ad esempio, anche a quei lavoratori che lavorano senza una minima misura di sicurezza e sfidano ogni giorno , ogni minuto, la sorte a tutela della propria dignità umana e credibilità sociale.
Questo libro racconta della crisi attuale vista attraverso lo sguardo dell’autrice anch’essa una lavoratrice precaria, anzi spesso “iperoccupata sottopagata” così come si auto-definisce, in un diario quotidiano di interrogativi sul “lavoro che non c’è” alla ricerca di risposte concrete con “azioni concrete” che sia l’Economia che la Politica hanno disatteso, ma che invece la Società civile ha colto come importante opportunità per esprimere il grande bisogno di Solidarietà umana e di Etica emergenti.
Le Storie raccontate dall’autrice sono reali, sono eventi e condizioni vissuti da “Persone” che hanno voluto raccontare la propria condizione di debolezza strutturale , di “paura e speranza” ai tempi della crisi , come dice l’autrice :
“ di paura di fare le cose che abitualmente facciamo per gli altri, abbiamo paura di stabilire delle relazioni e tutto questo annulla anche il “pensare al futuro” e immaginiamo poi l’impatto di questo sentimento interiore e doloroso, il condizionamento che ne consegue quando, da genitori, si hanno bambini piccoli!”.
Anche in questo nuovo libro , (che segue a distanza di circa un anno il suo primo in tema di mediazione familiare e sempre pubblicato nella stessa Collana Orientamenti ), non manca lo sguardo sociologico e l’occasione di parlare di “famiglie” e di “bambini” e di come spesso questi eventi “di non lavoro” nella vita degli adulti-genitori di figli piccoli , possano “spezzare” le loro esistenze e così dice l’autrice , quando racconta dei “licenziati dei treni-notte” che chiama “i lavoratori senza treno e senza lavoro” :
“Devastanti le ricadute economiche, e non solo, nelle loro vite, togliendo a questa famiglia e a questi bambini la possibilità di continuare a vivere dignitosamente.
Questi licenziamenti lavorativi, a volte anche in contemporanea per entrambi i genitori, sono dei ve
ri drammi umani per tutte le coppie con figli piccoli e la cosa che non viene quasi mai presa in con
siderazione in questi casi è proprio come gestire la situazione specifica con i propri figli.Senza lavoro per “quei” genitori, “quella” famiglia, nolente o volente viene “spezzata” ed è difficile spiegare a dei bambini piccoli cosa stia succedendo senza che si possa rischiare di generare in loro ulteriore preoccupazione e ansia del presente e per il futuro.
Ecco in questi casi come non ricorrere alla grande psicoanalista francese e conoscitrice dell’infanzia, Françoise Dolto, quando dice che – i bambini hanno diritto alla verità?- “.
In definitiva , l’autrice ,con questo suo contributo, aiutata dai protagonisti delle sue “Storie di crisi” vuole lasciare una “testimonianza” di questi tempi e un messaggio forte quando dice così :
“ Il mio intento, anche con questo scritto, è quindi proprio quello di dare un piccolo contributo di ottimismo realistico al dibattito attuale che ci vede coinvolti in prima persona tutti, perché le cose migliorino e si possano trovare, con le intelligenze di tutti, soluzioni concrete per i giovani, le donne e gli over 40-50 senza lavoro.”
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